Introduco con piacere, da autore del blog, questo scritto della Professoressa Lidia Beduschi che mi era stato proposto ad inizio anno, prima delle elezioni.
Doverosa premessa. Lidia è una delle tante persone convinte, come me, che il Paese abbia il profondo bisogno di un nuovo modo di fare politica. Un movimento che raccolga le tante competenze espresse dalla società civile. Ne abbiamo discusso per mesi, sempre oscillando, in momenti diversi, fra la voglia di adesione senza remore al M5S e la scelta di una strada alternativa.
Mi sono reso conto ad un certo punto che, nonostante fossi iscritto al M5S da un anno, lo avevo conosciuto più attraverso il contatto con le sue voci più critiche che non seguendo la via maestra: quella della partecipazione sul territorio, nel gruppo locale. Gruppo con il quale avevo comunque intrattenuto rapporti incrociati per varie iniziative in comune fra Cittadinanzattiva (di cui sono coordinatore, a Spoleto), ed i loro attivisti. Ho pensato, ad un certo punto, che l'unico modo per fugare i dubbi è quello di partecipare senza remore, nella maniera più diretta ed umile possibile.
La "violenza ideologica" della campagna elettorale ha fatto il resto. Vedere l'attacco concentrico di tutto il sistema dei partiti tradizionali e dei media a loro asserviti contro il M5S; fatto in modo tendenzioso, gretto, inaccettabile, sulla migliore scia della rodata macchina del fango; confrontato questo attacco meschino con la serietà, l'impegno, la competenza, la lealtà e la trasparenza degli attivisti che ho conosciuto di persona; è stata la molla cha ha fatto scattare la decisione finale.
Fino a che non andrò a sbattere il muso contro l'evidenza di ostacoli che non possono essere superati, ho intenzione di dare al movimento tutta la disponibilità di cui sono capace. Voglio contribuire dal basso, perché di questo ha bisogno la riscoperta della democrazia.
L'assedio al quale assistiamo in questi giorni da parte di giornalisti e politici di varia estrazione ai Parlamentari del M5S, in nome di una non meglio definita esigenza di "governabilità" o, peggio, della "stabilità", fa veramente capire quanto siano confuse le idee sul concetto di democrazia parlamentare che abbiamo, noi Popolo Italiano, e sull'idea di Democrazia, in genere.
Diamoci tutti da fare per riscoprire la centralità del Parlamento, per sostenerla con il nostro impegno di cittadini responsabili: lunga vita alla nuova legislatura!
Ripesco quindi estremamente volentieri il contributo di Lidia che, pur non modificato dalla sua formulazione originale, va letto, naturalmente, alla luce di quanto detto. Lo offro (con il suo consenso) alla comune riflessione. E' il primo di una serie di interventi sul tema della Democrazia che spero riceva la partecipazione che merita.
Guido.
DEMOCRAZIA VO CERCANDO CH’E’ SI’ CARA… Di Lidia Beduschi
L’obiettivo di queste note è
pragmatico, indirizzato a disegnare insieme, nella discussione qui
sulle pagine del blog e fuori a voce, la forma più adatta a dare
corpo alle analisi, ai contenuti e alle proposte di politica
economica sviluppati da Guido Grossi, forma che a sua volta sia in
grado di produrre un programma di governo articolato e completo con
cui presentarci come nuovo soggetto alle non lontane, nuove, decisive
elezioni politiche. Condivido con molti la convinzione che il governo
che uscirà dalle elezioni del 24, 25 febbraio avrà vita breve.
Ritengo perciò necessario e stringente l’impegno di definire il
modello organizzativo del soggetto politico sotteso al gruppo che si
muove intorno a questo blog, a partire ovviamente dal suo promotore e
autore.
Sono
convinta, lo ripeto, che ci sarà bisogno di un soggetto politico
ancora nuovo, definito nel programma, nelle candidature, ed
anche nella struttura e nelle regole di
funzionamento interno ed
esterno. Il tempo che abbiamo
a disposizione per costruirlo è limitato. Diamoci da fare.
Dopo
la premessa necessaria, passo subito ad affrontare il tema
preliminare, quello della
“democraticità” del
soggetto che andremo a fondare, quale requisito indispensabile della
politica buona,
contro il tradimento della cattiva
politica operato dai partiti storici
e contro il mancato rinnovo e le
promesse non mantenute (?) dei
soggetti che si propongono per la prima volta sulla scena nazionale
delle elezioni del parlamento e del governo, in particolare il M5S e
Rivoluzione Civile.
Il
“governo tecnico” (lo metto tra virgolette, poiché in realtà
non si danno governi tecnici
se non nella manipolazione informativa servita a cittadini poco
attenti e poco disposti ad assumersi la responsabilità della propria
autoinformazione) di Monti ha segnato di sicuro un drammatico
arretramento della democrazia in Italia, di cui ancora è stata
complice la crisi profonda dei partiti politici che hanno svuotato di
ogni positività la democrazia
rappresentativa ad essi assegnata
dalla nostra Costituzione..
E’
parso allora a molti che l’unica soluzione potesse (e possa)
trovarsi in forme di democrazia
diretta, provenienti dal
basso , intendendo con basso
la classe media e la classe
popolare, la grande moltitudine degli esclusi e gabbati (uso
l’espressione “classe” per comodità, ci torneremo sopra),
dove
uno vale uno, una testa un voto.
E’
questo un percorso davvero virtuoso e soprattutto praticabile? Oppure
ci troviamo davanti ad una “narrazione mitica” , ad una
affabulazione che molti di noi hanno iniziato a raccontarsi e a
raccontare per trovare una via d’uscita alla frattura insanabile
che si è creata e che viviamo nelle sue conseguenze non più
tollerabili, tra eletti ed elettori?
I
miti rivestono funzioni importanti, non ha nessuna utilità accanirsi
a smascherarli, occorre comprendere il senso del mascheramento.
Eppure dobbiamo subito aprire un varco tra le nubi della “narrazione
mitica” e guardare alla storia: la democrazia
diretta senza capo, senza
leadership, senza struttura e senza regole, in-mediata
nel senso letterale di senza
mediazione, quella appunto dove uno
vale uno, dove si afferma la totale
uguaglianza
dei votanti, quella che dovrebbe mettere
tutto a posto, non è mai esistita
storicamente. Non è esistita nella Grecia , che poi era l’Attica,
di Pericle nell’Atene del V secolo a. C., “culla” della
demokratìa,
del felice e prospero “governo del
popolo”, come reciterebbe la
stessa etimologia della parola.
“Periklès
hèn tòn mèn fylòn Akamantìdes, tòn dè dèmon
Cholarghèys” (Plutarco, Pericle,
3),
“Pericle apparteneva alla tribù Acamantide, del demo di Colargo”.
Dèmos in ionico-attico designa una entità territoriale (greco dèmos, latino domus) e per estensione semantica la gente che vi risiede, la popolazione stratificata, come partizione della tribù fylon, (nell’Atene del v sec.a. C. le tribù erano 10) che vi abita: i dèmoi dell’Atene classica sono dunque entità locali e amministrative insieme, in cui insistono peraltro legami “di sangue” di ghènos, di stirpe, più rappresentati che reali, in quanto non esistono per il periodo, né sono richiesti o imposti, registri anagrafici globali della popolazione, poiché le registrazioni anagrafiche censivano i soli maschi in quanto soggetti alla leva militare obbligatoria. Non mi addentro ora qui nella complessa e per molti aspetti farraginosa articolazione delle cariche, delle attribuzioni e dei compiti in cui letteralmente si frantuma la rappresentanza democratica ateniese. Mi basta ricordare che a partire dall’anno 451-450 a.C. una legge promossa da Pericle stabiliva che per essere cittadino ateniese (quello che aveva diritto ad esprimere il voto) occorreva essere figlio di madre e di padre ateniesi (Aristotele, Costituzione degli Ateniesi, 26, 3; 42, 1; Politica, III, 1, 1275 b), mentre fino alla metà del secolo V , con accezione più ampia, cittadino era il figlio di padre ateniese. Dal voto erano escluse le donne, ovviamente gli schiavi e gli stranieri residenti.
La
democrazia , che prevede sempre il
primato della politica è dunque
strettamente legata alla qualità
ed anche alla quantità
dei cittadini,
a ciò che in sostanza è nella realtà storico-sociale il
cittadino secondo la norma
statistica a fronte della norma
qualitativa, ideale,
tracciata dalla legge.
Sul
tema della cittadinanza
dunque dovremo tornare nel prossimo appuntamento.
Ora
per chiudere questo primo intervento e per offrire al dibattito un
tema sicuramente più appetibile e prossimo sulla democrazia
diretta, riporto in sintesi il
contenuto di un articolo comparso sull’inserto domenicale
Nòva de “Il Sole24Ore”, del 16
settembre 2012, col titolo I tranelli
del voto digitale. In Estonia è già operativa, il Pirate Party
tedesco la usa e anche Grillo ci sta pensando. Ma la democrazia
liquida non è senza rischi, di
Marco Magrini che scrive:
“Si
chiama Estonia, ha appena un milione e 300mila abitanti ed è un
membro dell’Unione europea. Con il suo vasto programma di
digitalizzazione, l’Estonia è la nazione più avanzata al mondo
verso la e-democracy,
la democrazia elettronica. Alle elezioni dell’anno scorso il 24,3%
dei partecipanti al voto ha “deposto” la scheda per via digitale.
Ma il Parlamento di Tallin, che ha varato per legge questa piccola
grande rivoluzione già dal 2013, è certo che il fenomeno crescerà
col tempo.
In
teoria, quando un bel giorno tutti saranno pronti a esercitare il
diritto di voto per via elettronica, potrebbe accadere quel che tanti
– perlopiù utopisti e accademici – auspicano: l’apparizione
della democrazia elettronica. Il giorno (forse lontano) in cui i
cittadini possono derogare, magari occasionalmente, al principio di
rappresentanza. Ed esprimersi personalmente su certe decisioni
d’interesse nazionale”.
La
riserva avanzata dall’autore dell’articolo riguarda
sostanzialmente l’affidabilità del medium
elettronico: “E quanto puo’ essere facile truccare, senza
farsene accorgere, un risultato elettorale? Troppo. Almeno per il
momento”. La mia riserva attiene invece, molto più
radicalmente, la qualità di
cittadino, come condizione
necessaria alla pratica della democrazia
diretta.
LIDIA BEDUSCHI
CURRICULUM BREVE
Mantova (1948). Laurea in Lettere Classiche con tesi
in Dialettologia Italiana (Università degli
Studi di Bologna, 1972).
Socio ordinario AISEA
Onlus.(Associazione Italiana per le Scienze EtnoAntropologiche –
Roma).
Ha collaborato, tra le altre istituzioni, con la
Regione Lombardia, Assessorato alla Cultura, Ufficio per la
Cultura del Mondo Popolare; con la Provincia di
Mantova, Redazione Piani Paesistici, Beni Demoetnoantropologici;
Direzione Centro Etnografico Provinciale (Assessorato alla Cultura);
con l’Ente Parco del Mincio: progetto di ricerca e
realizzazione di Centro Parco a Rivalta sul Mincio.
Ha tenuto numerosi corsi sui temi dell’autobiografia
e della scrittura autobiografica a Mantova per la Scuola di Cultura
Contemporanea del Comune di Mantova, Assessorato alla Cultura,
a Suzzara, per l’Associazione “Maria Bianchi”, all’interno
di percorsi per le persone in lutto, nella forma specifica
dell’autobiografia attraverso il gioco di ruolo, presso l’OPG di
Castiglione delle Stiviere; per l’ASL di Mantova e la
Provincia di Mantova, ha organizzato e tenuto corsi di
formazione e di aggiornamento diretti a personale sanitario in
Antropologia medica. Ha inoltre progettato e tenuto seminari di
didattica dell’Italiano per stranieri (Comune di Suzzara), e
di Antropologia culturale (Comune di Mantova).
1982-2000 ha collaborato al Progetto ALLI
(Atlante Linguistico dei Laghi Italiani, Università di Perugia
, CNR) compiendo rilevazioni sui laghi di Mantova e sul Po e
coordinando l’attività di ricerca dell’Unità Operativa Locale.
Collabora dalla fondazione alla rivista “La
Ricerca Folklorica” diretta da Glauco Sanga.. I suoi interessi
si sono rivolti principalmente a: ricerche onomasiologiche e
semasiologiche
sul lessico della pesca delle acque interne e alle
etnotassonomie ; quindi alla ricerca e analisi di testi della
tradizione orale (fiabe in primo luogo). Ha compiuto ricerche di
storia orale presso la Cartiera Burgo di Mantova con Giancorrado
Barozzi. In qualità di Etnoantropologa AISEA
ha elaborato progetti FSE e svolto docenza di
antropologia medica per l’ASL di Mantova, la Provincia di Mantova e
l’OPG (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) di Castiglione delle
Siviere (MN) negli anni 2000, 2001 e 2002.
A.A.2002-2003 docente a contratto di Etnoscienza
,Università Ca’ Foscari di Venezia (Corso di Laurea
Specialistica ACEL sul tema Etnotassonomie :ittionimi e ornitonimi
delle Valli del Mincio)
A.A.2003 - 2004 docente a contratto di Storia delle
Tradizioni Popolari 2 presso la stessa Università (Corso di Laurea
Specialistica ACEL sul tema I rapporti tra fiaba popolare e mito).
A.A. 2004-2005 docente a contratto di Etnoscienza,
Università Ca’ Foscari di Venezia, presso Corso di Laurea
Specialistica in Antropologia Culturale, Etnologia, Etnolinguistica
(corso sul tema colori non vedenti “I colori del buio”).
A.A. 2006-2007 docente a contratto di Etnoscienza,
Università Ca’ Foscari di Venezia, presso Corso di Laurea
Specialistica in Antropologia Culturale, Etnologia, Etnolinguistica
(corso sul tema “Le affezioni dell’anima. Denominazioni dotte e
popolari delle malattie mentali”)
In preparazione: volume di Etnoscienza con saggio sulla percezione sinestetica dei colori nei non vedenti. e sulla ricerca svolta nell’ambito del corso “I colori del buio”.
Il 20 ottobre 2009 a Bellaria Igea Marina, ha ritirato la Menzione Speciale della Giuria del premio “Alberto Manzi” per la Comunicazione Educativa, conferito all’opera 11.www.odorisuonicolori.it
PUBBLICAZIONI ATTINENTI AI SETTORI DI RICERCA
MENZIONATI.
2009, Lidia Beduschi, “11”
www:odorisuonicolori:it , Negretto, Mantova
2008, Giancorrado Barozzi e Lidia Beduschi,
Cartiera Burgo. Storie di operai, tecnici e imprenditori nella
Mantova del Novecento, Negretto ed., Castel d’Ario (Mantova).
2007, Lidia Beduschi, “L’occhio vuole la sua
parte. Un codice dei colori per i non vedenti”, in Ulisse
Biblioteca, 27 dicembre 2007
1999, Lidia Beduschi, Storie del Po,
Editoriale Sometti, Mantova, 1999
1997, Lidia Beduschi (a cura di, con G.Moretti,
G.Baronti, A.Batinti, G.De Veris, E.Gambini), Il lago…uno
spazio domestico. Studi in memoria di Alessandro Alimenti, “Quaderni
del Museo della pesca del Lago Trasimeno – 3”, Perugia, 1997
1991, Lidia Beduschi, “Il fondo ‘maniaci’
dell’Archivio di Stato di Mantova: ipotesi di lettura, in
Psichiatria, Magia, Medicina Popolare. Atti del
Convegno. Ferentino 14-15-16 Novembre 1991. Sezione Etno-Psichiatrica
a cura di Ferdinando De Marco, Edizioni Spazi della Mente, s. l.,
1991
1990, Lidia Beduschi, “L’inchiesta ALLI sul
Lago Superiore di Mantova. E’ possibile individuare una subcultura
dei pescatori?”, in Per un Atlante Linguistico del Laghi
Italiani, a cura di Giovanni Moretti, Università degli Studi di
Perugia, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1990
1988, Lidia Beduschi, “Le forme dell’esordio
nella fiaba”, in Il linguaggio degli inizi. Letteratura cinema
folklore. Saggi di Beduschi, Benfatti, Caprettini, Coletti, De Berti,
La Matina, Lintvelt, Rosianu, Tornitore, a cura di G.P.Caprettini e
R.Eugeni, Il Segnalibro, Torino, 1988
1986, Lidia Beduschi, Fiabe lombarde, scelte
da Lidia Beduschi e tradotte da Maurizio Cucchi, Mondatori, Milano,
1986
1986, Lidia Beduschi, “Les
textes narratifs de tradition orale en Italie. Réalisations,
projets, problèmes depuis 1961 ‘’, in Le
Conte de Tradition Orale dans le Bassin Méditerranéen. Actes des
Rencontres de Carcassonne. Réunis par Jean –Pierre Piniès,
Garae/Hesiode, Carcassonne, 1986
1983, Lidia Beduschi, Leggende e racconti
popolari della Lombardia, Newton Compton Editori, Roma, 1983
1982, Lidia Beduschi, Mondo Popolare in
Lombardia, 12, Mantova e il suo territorio, a cura di Giancorrado
Barozzi, Lidia Beduschi e Maurizio Bertolotti, Regione
Lombardia, Milano, 1982
1979, Lidia Beduschi, “Mito e classi
subalterne.Riflessioni preliminari allo studio storico della fiaba
popolare”, in Strumenti Critici. Rivista quadrimestrale di
cultura e critica letteraria, 39-40, Ottobre 1979, Einaudi,
Torino, 1979
1976, Lidia Beduschi, “Note sulla lingua”
e “Nota sulla grafia e la pronuncia”, in QDR 21. Ventisette
fiabe raccolte nel mantovano, a cura di Giancorrado Barozzi, Regione
Lombardia, Milano, 1976
Nell’anno 2010 ha ottenuto in collaborazione con
una ditta specializzata in realizzazioni ICT un brevetto italiano
per dispositivo accessibilità colori non vedenti.
Mantova, 2 agosto 2011
( Lidia Beduschi )
Grazie per questo tuo articolo, amica Lidia. Sei sempre così illuminante e chiara, nelle tue riflessioni. Credo che questo documento sia di estrema attualità; metti in evidenza molte tematiche, riguardanti per lo più la qualità stessa della (offerta) politica e la tenuta del sistema democratico, che sappia reggersi attraverso una partecipazione attiva alla vita civile/civica di tutti quanti noi. Brava. Hai la mia stima. Ti saluto, esprimendoti la mia continua voglia di interrogarmi su questi aspetti, a cui tengo molto. Continuiamo a riflettere e a far riflettere! Con affetto, il tuo amico Manuel
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