ISTRUZIONI PER L'USO

IL TALLONE D'ACHILLE è pensato per scrivere libri, direttamente su questo blog. Qui comincia l'Eredità di Michele, l'ultimo scritto. Il precedente è stato interrotto, si vede che doveva maturare. Qui trovate IL primo LIBRO, col suo indice ed i post che lo compongono.
I "libri" raccolgono commenti, critiche e suggerimenti di chiunque voglia partecipare con spirito costruttivo. Continuano un percorso iniziato con le Note scritte su Facebook , i cui contenuti sono ora maturati ed elaborati in una visione d'insieme, arricchiti da molti anni di esperienze diverse e confronti con persone diverse.

I Post seguono quindi un percorso logico che è bene conoscere, se si vuole ripercorrere il "discorso" complessivo. Naturalmente è possibile leggere singoli argomenti ai quali si è interessati. Argomenti spot - che spesso possono nascere dall'esigenza di commentare una notizia - saranno trattati in pagine dedicate.

Buona partecipazione!


mercoledì 12 febbraio 2014

CAP. II - IL SISTEMA FINANZIARIO - Par. 2 - Sguardo d'insieme


                              prosegue dal paragrafo precedente 

Chi legge questo blog sa che ho una particolare avversione per come è attualmente configurato il sistema finanziario. Le scelte che sono state adottate (fra le tante possibili) ostacolano proprio la funzione che dovrebbe svolgere nell'interesse di tutti. Invece, favoriscono l'accumulazione della ricchezza (e del potere) verso un nucleo sempre più ristretto di soggetti. Questo secondo capitolo cerca di spiegare il perché ed il per come. 

Ho detto più volte che il sistema finanziario è diventato negli ultimi decenni sostanzialmente PRIVATO ED INTERNAZIONALE ed opera ben al di fuori e al di sopra degli Stati nazionali e delle loro aggregazioni. E' importante capire bene il significato attribuito alle parole "privato" ed "internazionale", distinguendo l'aspetto giuridico formale da quello sostanziale

Apro un piccolo inciso: la distinzione fra forma e sostanza, fra apparenza e realtà, sfugge a troppi di noi. Attenzione: è alla base della manipolazione del consenso. Chi vuole manipolarci studia con impegno e investe montagne di miliardi (si, miliardi..) per ammaliarci con l'aspetto esteriore e colpire la nostra immaginazione, solo per nascondere poi nella sostanza una realtà infinitamente diversa. A partire dalle leggi: l'aspetto apparente viene descritto in altisonanti affermazioni di principio, nel titolo e nei primi articoli; le vere decisioni sono invece scritte in maniera incomprensibile negli articoli che seguono e, spesso, smentiscono clamorosamente gli altisonanti principi!. Il sistema più usato è quello di non scrivere mai le leggi per intero ma di mettere nelle nuove norme solo alcune parole o pezzi di frasi che rinviano a leggi precedenti, che a loro volta rinviano ad altre disposizioni. In questo modo non ci si capisce nulla, a meno di essere esperti ed aggiornati nella specifica materia trattata dalla norma. E' evidente: LE LEGGI NON SONO SCRITTE PER NOI CITTADINI. 

Nel caso del sistema finanziario, che qui ci interessa, per mirare dritto alla sostanza dobbiamo capire bene che senso possa avere una legge che qualifica la banca centrale come "Ente Pubblico", se poi altre leggi vietano a questo ente di svolgere la sua funzione nell'interesse pubblico. Altre leggi (e trattati) che lo obbligano a servire quasi esclusivamente gli interessi di banche che sono, anche formalmente, private ed internazionali. 

Osserveremo quindi da vicino i soggetti (individui e Istituzioni) che operano all'interno del sistema; quelli che decidono come configurarlo; quelli che lo usano e lo modificano, adattandolo sempre più alle proprie esigenze private, allontanandolo dall'interesse pubblico. Cercheremo anche di capire chi e come sceglie le persone fisiche che ricoprono le cariche che contano all'interno di questi soggetti giuridici. Analizzeremo i rapporti fra i vari attori che a diverso titolo operano sul grande scenario dei "mercati finanziari". Dobbiamo "toccare con mano" quanto illusoria ed ipocrita sia la qualifica di "Enti pubblici" attribuita alla maggior parte delle banche centrali, come ad altre istituzioni finanziarie.

Analizzeremo i diversi soggetti: le banche centrali; le grandi banche d'affari (le investment bank) internazionali; le banche universali internazionali; le banche locali; il sistema bancario ombra.

Cercheremo di approfondire tre importanti relazioni: quella fra banche centrali e sistema bancario; fra grandi banche finanziarie e grandi imprese; fra sistema finanziario e Istituzioni politiche, nazionali e sopra nazionali, per cercare di capire chi controlla chi e come. 

Oltre ai soggetti, osserveremo gli oggetti che si muovono sui mercati finanziari: i capitali, i titoli, i derivati.

Avvertimento importante. Il sistema finanziario è uno strumento. Come tale, è neutro. Può essere utilizzato per finalità diverse e, a seconda delle finalità prescelte, può essere modificato ed adattato. Lo strumento, in sé, non è né buono né cattivo. 

Anzi, è importante capire che un buon sistema finanziario è assolutamente necessario a permettere gli scambi in un mondo che è caratterizzato da una elevatissima specializzazione del lavoro e della produzione. 

Il commercio, lo scambio, che della fluidità del sistema finanziario ha assoluto bisogno, è parte integrante e irrinunciabile delle attività economiche. Se le imprese producono, ma non vendono, l'economia muore. Se artigiani imprenditori e professionisti lavorano, ma non vengono pagati, l'economia muore. Se il denaro non circola, l'economia basata sullo scambio muore. Senza pietà.

Buono oppure cattivo può essere, dunque, l'uso che viene fatto dello strumento. 

La mia convinzione, profonda, è che l'uso attuale del sistema finanziario sia terribilmente sbagliato perché (si vede a occhio nudo!) ostacola gli scambi nell'economia reale: non arrivano soldi a sufficienza oppure a condizioni accettabili ad aziende e famiglie, che soffrono e smettono di produrre o di scambiarsi beni e servizi. Al contrario, i soldi dilagano con troppa abbondanza nei mercati finanziari, dove gonfiano bolle speculative, diventate estremamente pericolose. 

Ricordate la bolla speculativa? Pende sempre sopra la nostra capoccia, e prima o poi ci dovremo fare i conti. Qualcuno li sta facendo al posto nostro, questi conti. Il problema, è che ha in mente di farli pagare a tutti noi. Ne avevamo parlato qui. 





La bolla speculativa la possiamo osservare anche in maniera più tecnica, se piace, riproponendo l'andamento apparentemente "folle" delle borse mondiali ed il concetto di inflazione dei patrimoni che è visibile anche ad occhio nudo





Il motivo, è semplice quanto sconcertante: il sistema è stato distorto, a partire dagli anni ottanta (controlla il grafico qui sopra), per favorire solo quei pochi che si sono impossessati del suo controllo, complice la politica. 

Descriviamo ora sommariamente i principali soggetti che operano nel sistema finanziario e le principali relazioni fra di loro. Nei paragrafi successivi approfondiremo l'analisi.

Con uno sforzo di immaginazione, proviamo a figurarci il "Sistema Finanziario Internazionale" come una immensa rete di tubi collegati fra di loro, in cui scorre la "liquidità" (i soldi). Anche se ci può sembrare strano, dobbiamo considerare in un unico sistema tutta la liquidità "monetaria", perfino quando è denominata in valute diverse (Yen, Euro, Dollari, etc.). Abbiamo ricordato in passato (parlando di ricchezza e denaro) che non è possibile mescolare le mele con le pere; eppure, quando si tratta di "liquidi" l'operazione è molto più fattibile: è infatti sempre possibile scambiare (convertire) una moneta con un'altra. Quando questa conversione è agevole, i fluidi scorrono velocemente. Naturalmente, i sistemi "nazionali" (o quelli comunitari, usati da unioni di stati, come il nostro Euro), hanno sicuramente una loro configurazione particolare, che possiamo immaginare come "segmenti" del sistema complessivo. Ma sono anche saldamente e intrinsecamente connessi con quello internazionale. Qua e là, nella rete, incontriamo "contenitori" e "strumentazione" di vario genere con funzioni diverse. C'è chi è incaricato di immette nuova liquidità, chi converte una valuta in un altra, chi provvede a indirizzare la liquidità in alcuni "tubi", piuttosto che in altri. 






Questo concetto è importante per capire quanto le "politiche" della FED, come le azioni della banca del Giappone, riescono ad influenzare la liquidità non solo negli USA e in Giappone, ma in tutto il mondo. Il guaio, è che né la FED, né la BCE possono incanalarla nei "tubi giusti" (l'economia reale): non hanno gli strumenti adatti. Se la liquidità si ferma nei "tubi "sbagliati" (i mercati finanziari) è perché i "rubinetti", le leve di governo del sistema (che sarebbero poi le leve di governo dell'economia), che servono a mandare i soldi a destra o a sinistra (a gonfiare il patrimonio dei ricchi del mondo, oppure nelle tasche di chi lavora e produce), sono state cedute ai mercati finanziari. Da chi? Ma dai nostri governi, che l'hanno potuto fare in silenzio, un passetto per volta e senza incontrare opposizione nel Parlamento, grazie al regime maggioritario. Ottenuto in nome della... governabilità! 

Capire bene le funzioni che svolgono i vari soggetti (contenitori e strumentazione) è necessario per toccare con mano dove si annida la fregatura. Serve per riuscire a vedere i motivi concreti per i quali il denaro va a finire immancabilmente in certe direzioni (i mercati finanziari), mentre non ne vuole sapere di arrivare in altre, magari più bisognose e meritevoli (tasche dei consumatori, famiglie, aziende). 

Tenendo presente che mai nella storia economica è stato immesso così tanto denaro nel sistema come ai giorni nostri. Alla faccia di chi ci ripete che "i soldi sono finiti"...

Non si tratta di un errore tecnico. Si tratta di scelte consapevoli che favoriscono i pochi soggetti che gravitano attorno al sistema finanziario.

Ricordiamoci sempre l'attuale processo di pericolosa concentrazione della ricchezza... a bere lo Champagne sono sempre di meno...






Le banche centrali. Nell'immaginario collettivo sono quelle che "emettono" moneta, cioè che stampano le banconote. Quindi le possiamo raffigurare, nel nostro "sistema di tubi" come dei grossissimi serbatoi, dalla capacità veramente illimitata. Abbiamo però già visto, nei paragrafi precedenti, che la moneta che usiamo tutti noi è costituita sempre meno da banconote e sempre di più da "moneta bancaria" (cioè da prestiti/depositi e cose simili, misurati dagli aggregati monetari M1, M2... etc). La "creazione" di nuova moneta, nella realtà, è il risultato di una cooperazione fra banche centrali e banche commerciali che analizzeremo in dettaglio. Come vedremo, le banche centrali hanno leve abbastanza efficaci per ridurre la moneta che circola nel sistema; incontrano difficoltà maggiori quando vogliono aumentarne la circolazione; non hanno strumenti per indirizzare i flussi monetari: non sono in grado di fare nulla di concreto per far arrivare soldi alle imprese ed alle famiglie!. Il compito di indirizzare i flussi della liquidità agli operatori economici è stato recentemente affidato, invece, al sistema bancario: contenitori e strumentazione che nel sistema smistano i flussi di liquidità, incanalandoli in questo o quel diverso tubo. 

Inciso importante: l'altro soggetto che dovrebbe contribuire in maniera determinante a incanalare verso la giusta direzione le risorse finanziarie, sono le Istituzioni pubbliche (Stato, Comuni..) attraverso il prelievo fiscale e la spesa pubblica. Ma leggi demenziali, che vanno dai parametri di Maastricht al Fiscal Compact ed oltre, ne impediscono il funzionamento, in maniera sempre più stringente ed irrazionale. Cioè: la razionalità ci sarebbe, eccome, ma non va nella direzione che ci piacerebbe vedere.

Attenzione: la circostanza che le banche commerciali possano partecipare direttamente alla "creazione" della moneta, ha una conseguenza molto importante: LE BANCHE COMMERCIALI, ASSECONDATE DALLE BANCHE CENTRALI, NON HANNO BISOGNO DEL NOSTRO RISPARMIO PRIVATO, PER POTER EROGARE PRESTITI, SE NON IN MISURA MARGINALE.

Sempre nell'immaginario collettivo dovrebbero esserci tanti tubi che collegano i materassi sotto i quali un tempo si nascondeva il risparmio privato, con le banche che, operose e responsabili, lo prestano ad industrie e imprenditori che lo usano per produrre ricchezza vera... beni reali... servizi utili... per la gioia di tutti e la crescita della collettività. Ora, questo "immaginario", non è che esiste per caso. C'è la Costituzione della Repubblica che ci dice : Art. 47.  La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito. Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.  

Ecco... continuiamo a immaginare... mentre la realtà ci cambia sotto il naso a colpi di decreti, trattati e disposizioni di vario genere che non debbono essere discusse e tantomeno capite dai cittadini, anche a costo di "tagliole".

Ma, allora, cosa ci fanno le banche con i soldi che depositano i risparmiatori? Semplice, li dirottano sui mercati finanziari... titoli, derivati, fondi comuni, prodotti scintillanti ed opachi di varia natura. A volte ce ne rendiamo conto. Nella maggior parte dei casi, no (alla faccia della legge sulla "trasparenza" bancaria). Vedremo approfonditamente.

Le grandi banche d'affari (Investment bank... qui l'inglese è d'obbligo. Sarà per questo che sto cominciando a detestare l'inglese?) sono quelle che si occupano dei mercati finanziari (i mercati dei capitali) dove vengono concepiti, strutturati e negoziati titoli, cambi e derivati. Qui ci perderemo del tempo, per portare alla luce - con il massimo della chiarezza possibile - il conflitto d'interessi enorme e scandaloso che viene tollerato dalla politica e incentivato dalle istituzioni sopranazionali che - sempre nel nostro immaginario collettivo - dovrebbero controllare e disciplinare il sistema, per garantire l'allineamento dei loro comportamenti con i nostri interessi. I controllori sono controllati da chi dovrebbe essere controllato. Ci perderemo del tempo perché è importante "vedere" i meccanismi con cui questi soggetti cambiano - drammaticamente - la nostra vita quotidiana. I fatti dimostrano che il potere di condizionare i prezzi sui mercati finanziari si traduce inevitabilmente in potere di controllare tutto ciò che fa comodo a loro. Senza limiti, fino a che un essere umano è corruttibile dal denaro e dalle lusinghe del potere. Sono poche, immensamente potenti, viaggiano molto al di sopra dei confini delle nazioni. Hanno un tallone d'Achille. Hanno assoluto bisogno di evitare che la gente si renda conto. A costo di uccidere la democrazia (lo stanno facendo). E qualche persona?

Le banche universali sono le grandi banche che offrono tutta la gamma dei servizi bancari (pagamenti, deposti e prestiti, servizi finanziari). Dobbiamo capire perché hanno una difficoltà crescente ad erogare il credito alle famiglie ed alle aziende. Tendono a concentrarsi e ad avvicinarsi sempre più alle grandi banche d'affari. Creano al loro interno una Investment Division o la Wholesale bank un po' per rimanere al passo coi tempi, spinte dai consigli delle società di consulenza con lo scopo preciso di... "estrarre valore" dal nostro risparmio privato (!!). Che nomi affascinanti: Private banking. Ti coccolano. La cruda realtà è che il conto economico delle banche universali; la loro indipendenza; i premi dei loro manager; dipendono sempre più dalla finanza, sempre meno dall'andamento dell'economia reale.

Le piccole banche locali, che dovrebbero garantire la liquidità al tessuto produttivo del territorio in cui operano, tendono a sparire: assorbite dalle grandi banche universali. Asservite ad un sistema che ha più interesse a dirottare sui mercati finanziari il risparmio cittadino (e quindi ben lontano dal territorio), piuttosto che nelle aziende locali e nell'economia reale.

Il sistema bancario ombra è per sua natura poco appariscente e poco conosciuto. Lo conosco poco anche io. Proprio per questo, tenteremo di accendere più riflettori possibili sulla sua operatività. La funzione che svolge è quella di investire il risparmio privato esclusivamente sui mercati finanziari, in forma prevalentemente associata. Bypassando le banche, la nostra indiscrezione, quella dei soggetti che dovrebbero controllarle.

Nei prossimi paragrafi avvicineremo lo zoom su tutti questi soggetti, uno ad uno, cercando di evidenziarne i rapporti, la funzionalità, le criticità, le conseguenze sulla nostra esistenza.


                                  segue al paragrafo successivo

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P.s. Avviso ai naviganti. Succede che qualche buontempone (più di uno, o comunque con una certa insistenza) deve aver segnalato su Facebook questo sito, Il Tallone d'Achille, come spam. Nulla di male, rispetto le opinioni di tutti... Il problema è che Facebook ha un modo piuttosto equivoco di presentare la cosa: se fai click sul link a questo blog (solo attraverso facebook) ti appare questa dichiarazione inquietante: "FACEBOOK RITIENE CHE QUESTO SITO POSSA NON ESSERE SICURO. SE NON LO CONOSCI, SEGNALALO COME SPAM (ti reindirizzeremo su Facebook)."

Non ci credevo. Ho provato e riprovato... in giorni diversi.

Questa è la foto:




Che senso ha questo esplicito invito a segnalare come spam un sito solo perché non lo conosci? "se non lo conosci, segnalalo come spam". Mark.. che cavolo dici? Se qualcuno mi propone il sito della Presidenza della Repubblica, ed io non lo conosco, cosa devo fare, lo devo segnalare come spam?


Magnanimamente, ci concede una opzione. Puoi cliccare:  Spam / Non è spam. 

Ora, la prima cosa che viene in mente, leggendo quella scritta, è che ti prendi un virus, continuando, o sbaglio? La seconda... che è comunque meglio girare alla larga. Qualcosa di male ti si appiccicherà addosso. Magari qualche pensiero malvagio (e qui, bisogna ammetterlo, qualche fondamento di ragione potrebbe pure esserci, proprio in fondo in fondo...).

In passato avevo l'abitudine di postare un link al sito ogni volta che scrivevo un nuovo paragrafo su vari gruppi Facebook nei quali sono inserito. Inizialmente un po' ovunque. Poi solo in quelli dove c'era interesse. Avendo smesso di scrivere da luglio, non avevo postato su Facebook link al tallone da diversi mesi. Eppure la scritta mi è apparsa subito, al primo tentativo di collegamento.

Sono marchiato a vita?

Grazie, Zuckerberk :-)

La sensazione, molto sgradevole, è che lo strumento offerto da Facebook per segnalare link fastidiosi, si presti a strumentalizzazioni da parte di chi - per qualsiasi motivo - abbia interesse a non far leggere le cose scritte in un qualunque sito.

Ad ogni modo, su Facebook pubblicherò il link al Tallone d'Achille solo sul mio diario. Lo pubblico su Google+ e su twitter. 

Se qualcuno lo desidera, può registrarsi sul sito come lettore fisso, e riceverà una comunicazione via mail quando viene pubblicato un nuovo post.  Se poi pensate possa essere utile a qualche amico o conoscente, inviateglielo via e.mail, il link. Non c'è nulla di.. "virale". Se non la voglia, per fortuna sempre maggiore, di capire cosa ci sta succedendo.


venerdì 24 gennaio 2014

CAP. II - IL SISTEMA FINANZIARIO - Par. I - Definizioni: Economia reale vs Finanza


E' ora di entrare nel merito. Lasciamo da parte per un attimo (vista anche la lunga pausa..) la questione della moneta. Ci torneremo di sicuro per tirare le fila ma intanto iniziamo ad osservare da vicino e dal di dentro, in questo nuovo capitolo, che cosa sia e come sia fatto, materialmente, il "sistema finanziario". Altrimenti, troppi discorsi risultano campati per aria. 

Iniziamo nel primo paragrafo a chiarire il significato che attribuiamo ai termini usati. Si parla tanto di "mercati finanziari", di "sistema finanziario", ma TV e giornali non perdono tempo a spiegarci chi sono e cosa fanno per noi questi  soggetti misteriosi, limitandosi a ricordarci, quotidianamente, che...dobbiamo stringere la cinta perché "ce lo chiedono i mercati". Almeno, guardiamoli in faccia!

L'economia reale è fatta di cose concrete, la finanza è fatta di soldi

Da una parte i beni reali che usiamo per soddisfare i nostri bisogni : il cibo che mangiamo, i vestiti per coprirci, le abitazioni per ripararci, dall'indispensabile all'utile (purtroppo, con molto superfluo... ma questo è un altro discorso, per ora).

Dall'altra parte ci sono i soldi - che non si possono mangiare - ed il sistema che li crea e li distribuisce

Facciamo un gioco. Tizio e Caio hanno, ognuno, un capitale di 100.000 euro. Tizio apre un'attività che gli fa guadagnare alla fine dell'anno il 10%: 10.000 euro. Caio compra un prodotto finanziario che alla fine dell'anno gli fa  guadagnare la stessa cifra: 10.000 euro. Che differenze vediamo? La prima cosa che viene in mente è che Tizio si è fatto... vabbé, diciamo che si è guadagnato il pane con il sudore della fronte, si è però rovinato il fegato con le tasse e la burocrazia, mentre Caio ha ottenuto lo stesso risultato economico standosene in panciolle. Sembrano Olivella (la sposina perfetta) e Maria Rosa (che non ne combina una giusta perché compra il prodotto sbagliato), Ah.. i bei tempi della pubblicità "innocente"!






Così, il primo giudizio che ci viene in mente è: Tizio è "sfigato" e Caio un "vincente", un furbacchione anche molto fortunato. Ci vengono degli scrupoli di coscienza? Guadagnarsi il pane con il sudore della fronte non può essere uguale a speculare sui mercati finanziari, giusto? Facciamo ricorso ai proverbi: la fortuna aiuta gli audaci. Così abbiamo anche una giustificazione morale: Caio se lo è meritato perché ha saputo rischiare. Mettiamo da parte la filosofia che, in un mondo in cui lo Stato incita al gioco d'azzardo per guadagnarci sopra, ci porterebbe a conclusioni diverse, a seconda delle inclinazioni e della cultura individuale; concentriamoci per ora sui fatti. Qui, invece, sui fatti, dobbiamo essere tutti d'accordo: il dato oggettivo è che hanno, tutti e due, 10.000 euro in più da spendere, alla fine dell'anno. 

In economia si deve però sempre distinguere fra effetti che le azioni producono a livello individuale, ed effetti che le stesse azioni individuali producono a livello collettivo. E' necessario perché i giudizi possono essere assai diversi, addirittura opposti (uno buono e uno cattivo, uno utile ed uno dannoso). Per questo si studiano separatamente: nella microeconomia le azioni degli individui ed i loro effetti a livello individuale e nella macroeconomia gli effetti a livello dell'intera comunità. Per la stessa ragione, si capisce quanto sia importante che l'economia sia "governata". Lo vogliamo verificare che le azioni individuali siano coerenti con gli interessi della collettività o ci fidiamo a prescindere? Vogliamo porre in essere azioni di governo necessarie a correggere i risultati socialmente dannosi della libera iniziativa privata, quando si verificano, o diamo per scontato che non possano verificarsi? "Cedere le leve di governo dell'economia", prima di aver capito bene a chi, e se qualcuno le usa, e come le usa, è una azione demenziale e criminale. Se oggi abbiamo intorno a noi tanta brava gente disperata e pochi furbi felici, è perché ABBIAMO SMESSO DI GOVERNARE L'ECONOMIA, LASCIANDO FARE.... 

Ma torniamo al nostro gioco. Dobbiamo conoscere e giudicare le conseguenze che la scelta dei nostri amici produce a livello complessivo della nostra comunità. Allora, Tizio con la sua attività ha prodotto dei beni materiali o dei servizi che sono serviti a soddisfare i bisogni di coloro che li hanno acquistati. La collettività ha tratto un vantaggio, certo e tangibile, dall'impresa di Tizio. Per poter valutare il vantaggio che la collettività ha tratto dai centomila euro che Caio ha investito nella finanza, invece, bisogna mettere il naso dentro quel sistema, capire come è fatto, e verificare se, alla fine dei giochi, i diecimila euro che Caio si ritrova nelle tasche corrispondono a nuovi beni reali e nuovi servi utili alla collettività, prodotti proprio grazie a quell'investimento iniziale. Confrontare l'economia reale (l'attività lavorativa ed imprenditoriale di Tizio) con la finanza (l'investimento speculativo di Caio) serve a questo: capire quali sono le conseguenze, a livello della collettività, delle due scelte alternative

Assicuriamoci intanto di avere le idee ben chiare su cosa sia "l'economia reale". Il significato letterale della parola economia che proviene dalla lingua greca, ci riporta ai beni della famiglia. Da Wikipedia l'origine etimologica: dal greco οἴκος (oikos), "casa" inteso anche come "beni di famiglia", e νόμος (nomos), "norma" o "legge". Quindi l'economia è, innanzi tutto, l'insieme delle regole per la gestione dei beni della casa comune. Già questo fatto ci deve rassicurare. Siamo tutti esperti, in materia, nel senso che abbiamo sufficiente esperienza nella gestione dei nostri beni familiari. Quindi, dobbiamo diffidare tutte le volte che i tecnici e i professori ci vogliono imporre soluzioni che non ci convincono, contrarie al buon senso. La competenza è indispensabile, ma la chiarezza, la trasparenza, l'onestà intellettuale, lo sono di più. Mille volte di più. Facciamo un inciso: questo pensiero, per favore, ricordiamocelo la prossima volta che ci propongono un governo di professori che viene a "salvarci" - e ci lascia con una mano davanti ed una di dietro - raccontandoci che per assicurare più lavoro domani si deve licenziare oggi; oppure che per far crescere l'economia bisogna spendere di meno e aumentare le tasse; oppure che dei beni della famiglia dobbiamo farne a meno (svendendo il patrimonio pubblico).. e amenità del genere. Ricordiamocelo, prendiamo appunti, segniamocelo sul calendario, per quando ci proporranno i super tecnici della Troika (Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e Commissione Europea). Verranno con la scusa di dover rimediare ai disastri che saranno attribuiti ai politici nostrani (i Letta, i Renzi, i Berlusconi immortali). Tenendo presente che i disastri succedono non già perché i politici nostrani sono incapaci. Ma proprio perché, oramai, già eseguono - e lo fanno pedissequamente, vergognosamente, senza responsabilità e senza capire fino in fondo - le ricette imposte dai super tecnici. Ricette recepite colpevolmente nelle leggi che servono ad impedire alle Istituzioni pubbliche di tutelare i cittadini. Che impediscono al governo nazionale di governare l'economia! Ce lo ricorda impietosamente Mario Draghi, dal vertice della BCE quando, a proposito di elezioni politiche, ci ammonisce, ripreso dal Sole 24 ore: "i mercati non le temono, tanto, c'è il pilota automatico" ... (tradotto: i politici fanno quello che vogliamo noi, senza poter più intervenire). Oppure ce lo ricorda una signora lussemburghese gentile e graziosa, ma anche molto determinata e piuttosto brutale: la Vice Presidente della Commissione Europea, Viviane Reding. Ascoltiamola mentre ammonisce ufficialmente gli sbigottiti parlamentari francesi: "dovete capire, magari lentamente ma senza alcuna ombra di dubbio, che non esistono più politiche interne nazionali". Guarda il video: è brevissimo e di una chiarezza... agghiacciante. 

http://youtu.be/lbbWZWPgsUo
(non so perché ma da Youtube non me lo carica direttamente... cliccare sul link, dura poco più di un minuto).

Se non blocchiamo in qualche modo il Fiscal Compact (un pezzo importante del "pilota automatico" che ci sta conducendo nel baratro: fatto di norme che obbligano ad una austerità inaudita da attuare in periodo di crisi!), i signori della Troika ce li ritroveremo di sicuro a bussare alla porta a partire dall'autunno 2015. Verranno ad imporre la nota medicina: licenziamenti, svendita del patrimonio pubblico, cessione ai privati dei servizi essenziali, aumenti delle tasse e tagli alla spesa. Insomma: lacrime e sangue necessarie solo a pagare i creditori ed a favorire le multinazionali. E speriamo che all'uscio ci siano persone migliori di quelle che abbiamo ora, che quell'uscio lo spalancherebbero subito, ossequiosi e senza esitazioni. Ricordiamocelo noi cittadini, per finire, visto che il metodo maggioritario, che tanto piace ai "decisionisti", impedisce al Parlamento di opporsi in qualunque maniera alla volontà di pochi membri del governo (che potremmo chiamare, più semplicemente: gli "uscieri"). Ecco, me ne sono passato... dall'economia alla politica, e da qui alla rabbia, il passo è breve. Recuperiamo la calma e torniamo all'economia.

Io sono convinto che il buon senso, unito ad un pallottoliere e all'onestà intellettuale, possa tranquillamente sostituire tanta astrusa analisi matematica, statistica e, soprattutto, contabile, per capire - e capire profondamente - di economia. Soprattutto, per farla capire a chi teme di essere troppo ignorante in materia, rifiutando di impegnarsi, mentre è solo vittima di una voluta  disinformazione. La matematica e la statistica rischiano a volte di creare la pericolosa illusione di una conoscenza "scientifica", e quindi da accettare con fiducia, portandoci però fuoristrada ogni qual volta nel ragionamento  dimentichiamo una delle infinite variabili che influenzano la realtà sociale (magari perché qualcuno in malafede l'ha volutamente dimenticata). La contabilità, poi, dovrebbe solo "rappresentare", far conoscere, le scelte economiche. La contabilità sta all'economia come la foto sta al soggetto fotografato. Eppure... è in base a stupidi principi contabili che lo Stato ritiene doveroso NON pagare i suoi debiti nei confronti di cittadini ed imprese, sebbene accertati per oltre cento miliardi, provocando danni economici gravi e, quelli sì, molto reali. Ci vuole la laurea in economia per capire che è una stupidaggine? Così, ci mandano al manicomio fra un aumento delle tasse ed un taglio ai servizi, invece di creare lavoro, solo per rispettare parametri contabili che non hanno alcun senso logico. Senza dire che, così facendo, mentre rovinano l'economia reale, peggiorano perfino quei parametri contabili che dovrebbero esserci da guida: il debito pubblico continua a salire, e il PIL a scendere, con più disoccupati e meno produzione. Per favore, non stendiamo un velo pietoso: denunciamo.

Detto questo, immagino che sull'idea della semplicità dell'economia ci sarà la sollevazione sdegnata di tanti economisti "titolati" e, magari, dotati di  "master". Prosit. Sono giunto a questa conclusione dopo un percorso abbastanza lungo e complesso, e dopo aver letto d'economia (e riflettuto, e ragionato sull'esperienza) probabilmente più di molti prof universitari.

Ad ogni modo, veniamo alle definizioni. Sono semplici ed intuitive. 
L'economia "reale" in estrema sintesi, coincide con LA PRODUZIONE e LO SCAMBIO dei BENI MATERIALI e dei SERVIZI che usiamo per soddisfare i nostri BISOGNI.  I bisogni li suddividiamo: quelli necessari alla sopravvivenza (cibo, vestiti, riparo); quelli necessari a garantirci un'esistenza tranquilla e dignitosa (la qualità di cibo, vestiti e riparo; poi sicurezza, salute, istruzione, giustizia, vita sociale); perfino quelli destinati allo sciupio (metteteci quello che volete, questione di gusti).  
Il problema, vedremo, sta molto nel concetto di SCAMBIO, perché ha strettamente a che fare con la DISTRIBUZIONE, più o meno giusta e diffusa, dei beni e dei servizi prodotti. Meditiamo sull'immagine: in una stessa azienda, il lavoratore al più basso livello guadagna 7,25 dollari l'ora (5 euro e mezzo.. e c'è di molto peggio, qui da noi); l'impiegato in posizione intermedia guadagna 16 dollari e mezzo; il "top manager" 20.160,00 dollari l'ora...



La Produzione si ottiene con IL LAVORO. Non ci piove. Una volta che abbiamo perso il Paradiso Terrestre, che lì i frutti ci cadevano in bocca, ci è toccato andare quanto meno a raccoglierli faticosamente nel bosco, i frutti. In competizione con tanti altri cacciatori raccoglitori. Diventati agricoltori sedentari, poi, ci siamo dovuti chinare per lavorare la terra, che è bassa (e pensare che ci eravamo appena alzati dalle quattro zampe!). Poi ci siamo messi a faticare nelle fabbriche e infine ci siamo seduti negli uffici, a fare "servizi". Terziario, terziario avanzato. Quelli che possono, gli altri, si arrangiano. Tutto questo su e giù.. si capisce il mal di schiena, abbastanza cronico e diffuso fra gli esemplari del moderno uomo lavoratore. 
Il lavoro, in una società complessa come la nostra, caratterizzata da una specializzazione esasperata, diventa più efficiente se organizzato nell'IMPRESA. E' vero, ma la cosa implica grosse conseguenze e grossissimi rischi. Se diamo troppo peso all'interesse dell'impresa di ottenere profitti, finisce inevitabilmente che il lavoro verrà sfruttato e svilito, sparirà per troppi di noi, mentre diventerà sempre più disumano per i pochi lavoratori. Queste cose, devono essere governate. Fino a qualche decennio fa, infatti, il dibattito economico girava attorno a questo unico tema: il conflitto fra lavoro ed impresa, fra salario e profitto, fra persone e capitale.

Oggi, dopo la caduta del comunismo che si ostinava a difendere i diritti dei lavoratori ma finiva per ridurli in schiavitù, abbiamo deciso che... è meglio rinunciare a difendere quei diritti. Non è una battuta, ma la triste reità: chi difende più i diritti dei lavoratori, in una società caratterizzata da disoccupazione cronica, precarietà diffusa e sensi di colpa che dipingono il lavoratore come causa prima della mancanza di competitività nel mondo globale? Ci siamo concentrati, entusiasti, sui diritti del capitale, la crescita del PIL e tutte quelle menate lì, illudendoci che, lasciandoli fare, saremmo diventati tutti ricchi.  Lasciando fare i politici, da una parte, ed i mercati, dall'altra... quelli si sono alleati, in qualche modo, e ci mandano in rovina. Confesso di essermi illuso. Ce lo meritiamo o no, allora, di diventare nuovamente tutti schiavi? Il guaio è che ci stiamo scivolando dentro abbastanza rapidamente, verso una forma molto più perversa di schiavitù, perché ancora non è apparente. Riprendiamo un attimo il discorso "politico": oggi la lotta di classe non è più fra impresa e lavoratore, ma si è trasferita su di un piano molto più elevato, evanescente, poco visibile. E' la lotta fra economia reale, che mette  lavoratori e imprenditori riuniti dalla stessa parte, contro il mondo della finanza, che sfrutta gli uni e gli altri (discorso a parte per le grandi imprese internazionali, che sono intrinsecamente collegate al grande capitale finanziario internazionale). L'immagine del 99% tenuto sotto scacco dall'1% della popolazione mondiale (idea nata, credo, nel movimento Occupy Wall Street) è estremamente efficace, a riguardo. Per questo l'ho "adottata" su Facebook, cercando di portare l'attenzione delle persone sulla realtà che ci rende sgradevole l'esistenza. Ci dobbiamo arrivare piano piano a "vedere" consapevolmente il quadro complessivo. 





Scusate la deviazione, i pensieri corrono... Torniamo al lavoro e all'impresa. 

Lavoro e impresa, comunque sia, sono i cardini della produzione nell'economia reale.  Rappresentano l'unico modo per procurarci (a livello collettivo), la ricchezza: i beni reali ed i servizi necessari a sopravvivere, a vivere dignitosamente, a sfiziarci un po'.

Tutte le nostre energie, pubbliche e private, dovrebbero essere concentrate verso questo obiettivo, che è giusto e raggiungibile: fare in modo che tutti possano avere un lavoro (piena occupazione); garantire che nell'organizzazione dell'impresa questo lavoro sia a misura d'uomo. E pensare che la moderna tecnologia permetterebbe di realizzare entrambi gli obiettivi, in tutta la terra.  Perché non ci riusciamo?

Perché, ATTENZIONE ATTENZIONE: a livello individuale non è necessario lavorare per procurarsi da vivere. Basta  impossessarsi dei beni prodotti da altri, ma senza violenza...: usando il denaro (e l'organizzazione impropria dell'impresa finanziaria privata).   E' qui la risposta.

Abbiamo visto, infatti, che il denaro serve per scambiarsi i beni prodotti, ma rappresenta anche una riserva di potere d'acquisto che può essere accumulata. In genere tende ad accumularsi nelle mani dei furbi. Furbi che la televisione si affretta a presentarci come modello di successo: i migliori, i più capaci. Magari abbiamo difficoltà a riconoscerci in questa frase, ma vorrei dire che la nostra società non è più fondata sul diritto al lavoro ed alla dignità della persona. La società contemporanea è fondata sul diritto ad accumulare denaro. Guardiamoci intorno... l'economia capitalista ha le sue istituzioni ben codificate e scritte nelle leggi, chiare e tonde. Il diritto viene riconosciuto al capitale e, sempre più spesso, viene negato alle persone. La società di capitali, disciplinata dalla legge, è l'inizio di tutto.

E qui arriviamo alla FINANZA. Tutto ciò che ha a che fare con il denaro. Con la sua creazione, il suo uso, la sua circolazione, la sua accumulazione, e le Istituzioni che "lo governano". Si, perché il denaro, al contrario dell'economia che è abbandonata a se stessa, continua ad essere governato. Peccato che le leve del suo governo siano accuratamente sottratte ad ogni controllo democratico. Un po' in tutto il mondo, ma da noi, in Eurolandia, in maniera scandalosamente accentuata.

"Sistema finanziario" è quello che si dovrebbe occupare della creazione e della circolazione del denaro ma, come vedremo, contribuisce non poco, attraverso una serie di elementi distorsivi, alla sua accumulazione.

L'accumulazione crea il capitale: Capitale = Denaro Accumulato. Capitale a cui la legge attribuisce diritti. Da noi: il Titolo V del libro V del Codice Civile disciplina le società di capitali e, udite udite, codifica l'irresponsabilità delle persone. Quindi:  1) attribuiamo al capitale gli stessi diritti previsti per le persone, inserendolo dentro scatole giuridicamente autonome; 2) togliamo alle persone la responsabilità di ciò che combina il capitale; 3) permettiamo al capitale di accumularsi e perpetuarsi, attraverso monopoli, oligopoli, tassi di interesse esagerati e "profitti finanziari". Ebbene, ci vogliamo poi davvero stupire se il mondo diventa ... disumano? 

C'è un aspetto poco noto al grande pubblico, che vale la pena evidenziare. Accumulazione e circolazione, ricordiamolo, sono movimenti antagonisti, in conflitto. Se il denaro si accumula non circola. Se non circola, va in tilt  l'economia, perché è fondata sullo scambio (ha un bisogno vitale di denaro circolante). Quando l'economia va in tilt (in crisi, in recessione), tante persone soffrono (e sono il 99%), ma pochissimi soggetti riescono a trarre dalle sofferenze altrui enormi benefici, al punto da desiderare le crisi e, se gli lasciamo la possibilità di farlo, da provocare le crisi.

Senza demonizzare il risparmio (reale), distinguiamolo attentamente dall'accumulazione di capitale (finanziario). Aveva ragione chi sosteneva che certe cose... vanno ammazzate da piccole... o ci scappano di mano.

"Mercati finanziari" sono quelli dove si negoziano i capitali. Come si negoziano i capitali? Scambiando monete diverse nel mercato dei Cambi (ricordiamo i mercanti di denari, quelli scacciati dal Tempio a frustate? Ecco, quelli, ma molto più efficienti, oggi, scambiano miliardi come noccioline. Io c'ero... sic!). Oppure mettendo i capitali dentro un pezzo di carta che scambiamo nel mercato dei Titoli, Azioni e Obbligazioni. I Titoli sono stati "dematerializzati". Termine simpatico per dire che non sono più di carta, ma solo registrati su computer. Se compri un Titolo non lo puoi neanche più vedere. Ma, in fondo, abituiamoci all'idea: ben presto non vedremo più neppure il denaro. Banconote e monete sono sempre più insignificanti e circoleranno sempre di meno, sostituite dai computer delle banche. Ve la ricordate la banconota da diecimila lire, quella che si vede nel film di Totò "La banda degli onesti"? 



 chi sono oggi i veri falsari?

Grande come un lenzuolo. Ad indicare il valore tangibile di un denaro che veniva creato solo dietro riserve in oro. Successivamente all'abbandono dell'oro, veniva stampato comunque con dei vincoli, una certa trasparenza e, soprattutto, il controllo delle istituzioni democratiche. Fino a che non è arrivata l'indipendenza delle banche centrali, etc etc... Iniziamo ad abituarci all'idea che il denaro non lo vedremo più. Starà, sempre di più, tutto nei computer del sistema finanziario (che, fa bene ricordarlo, è privato ed internazionale). Non poter vedere e toccare materialmente il denaro, aiuta a non farci pensare al gioco di prestigio con cui viene creato, e da chi. Infine, il mercato dei Derivati, grandioso: gli strumenti derivati rappresentano (derivano da) i titoli, che rappresentano il capitale che rappresenta il denaro accumulato che dovrebbe garantire che qualcuno, in qualche parte del mondo globale, sta producendo beni reali... e il gioco di prestigio si fa davvero spettacolare (e drammatico, per le conseguenze che crea), ma ci arriveremo. Ora diciamo solo che i volumi trattati ammontano a parecchie volte la produzione mondiale e che, quindi, in questo gioco di rappresentazione qualche inganno c'è di sicuro. I conti non tornano, fra finanza ed economia reale.

Fermiamoci a confrontare i due termini di paragone : Economia reale, Finanza. Ricordando quello che abbiamo detto e sottolineato nei paragrafi sulla moneta: il denaro NON è la ricchezza, ma solo strumento di scambio e potere d'acquisto accumulato. La vera ricchezza la produciamo noi con il sudore della fronte, il lavoro, e la sua organizzazione nell'impresa.

L'economia reale, dunque, è l'unica che può crerae, attraverso il lavoro e l'impresa, la vera ricchezza: i beni reali ed i servizi che usiamo per soddisfare i bisogni.

La finanza, invece, giocando con i capitali, "sposta" da una tasca all'altra il potere d'acquisto e, con esso, la ricchezza prodotta da altri.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: sono scelte alternative. O investiamo nell'economia reale (creando lavoro ed impresa); oppure nei mercati finanziari (spostando il potere d'acquisto).

L'equivoco, è tutto sul concetto di finanza come servizio all'economia. Ma, per poter chiarire questo equivoco, è necessario capire meglio come è fatto il sistema finanziario ed i suoi mercati. Lo vedremo nei prossimi paragrafi.