ISTRUZIONI PER L'USO

IL TALLONE D'ACHILLE è pensato per scrivere libri, direttamente su questo blog. Qui comincia l'Eredità di Michele, l'ultimo scritto. Il precedente è stato interrotto, si vede che doveva maturare. Qui trovate IL primo LIBRO, col suo indice ed i post che lo compongono.
I "libri" raccolgono commenti, critiche e suggerimenti di chiunque voglia partecipare con spirito costruttivo. Continuano un percorso iniziato con le Note scritte su Facebook , i cui contenuti sono ora maturati ed elaborati in una visione d'insieme, arricchiti da molti anni di esperienze diverse e confronti con persone diverse.

I Post seguono quindi un percorso logico che è bene conoscere, se si vuole ripercorrere il "discorso" complessivo. Naturalmente è possibile leggere singoli argomenti ai quali si è interessati. Argomenti spot - che spesso possono nascere dall'esigenza di commentare una notizia - saranno trattati in pagine dedicate.

Buona partecipazione!


mercoledì 29 marzo 2017

Capitolo VI - Economia / Finanza


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L’economia reale si occupa di imprese, prodotti, lavoratori, famiglie. la finanza si occupa di capitali, titoli, derivati. Sono cose diverse.

Ci fanno credere che la finanza sia “al servizio” dell’economia reale, ma ne è diventata “padrona”.

La finanza può uccidere l’economia reale. Lo sta facendo.

Materie complesse, da specialisti, fuori dalla nostra portata. Così ci vengono presentate, così le immaginiamo.

Nel frattempo che noi  immaginiamo, l’insegnamento dell’economia domestica sparisce dalle scuole. Quella semplice, quella chiara. Quella che la casalinga di Voghera potrebbe davvero insegnarla a ministri e professori.

Oikos : i beni della famiglia. Nomos : le regole per la gestione.  Tutto qui. l’Eco-nomia è fatta di oikos e nomos : regole per la gestione dei beni della famiglia. Da lì nasce. E’ alla portata di tutti. L’Economia E’ Domestica, per natura.

Cosa ci viene in mente, pensando alla “sana gestione dei beni della nostra famiglia”? Quali principi ci ispirano quelle parole? Consumare o risparmiare? Competere fra i membri della famiglia per accaparrasi il pane, oppure condividere fraternamente? Sfruttamento dissennato delle risorse della Terra, oppure rispetto dell’armonia che ci è stata donata? Ci verrebbe mai in mente di vendere il patrimonio familiare, la casa, i mobili, per diventare più competitivi? Se il padre di famiglia ha bisogno di un prestito, si rivolge ai membri della famiglia che dispongono di risparmi personali, oppure lo chiede agli strozzini stranieri?

Immaginiamo i genitori che chiamano i figli, li fanno sedere sul divano, e gli dicono: abbiamo qualche difficoltà economica perché ci siamo indebitati con gli strozzini, che ci hanno suggerito il da farsi: abbiamo chiuso metà del negozio di famiglia; compreremo meno prodotti da vendere; abbiamo licenziato il garzone che ci aiutava a vendere le nostre merci;  voi, figli nostri, ci lavorerete un giorno si e l’altro no, per risparmiare, e vi dimezziamo la paghetta;  gli strozzini hanno aumentato il tasso d’interesse sul prestito; da oggi in poi ce lo diranno loro quanto possiamo spendere ogni giorno per mangiare, per i vestiti e tutto il resto. Non un centesimo di più, oppure il tasso d’interesse aumenterà ancora. Ma, state tranquilli, perché con queste Decisioni Strutturali, siamo sicuri che riusciremo molto presto a guadagnare di più dal nostro negozio, e tutto si risolverà.

Ora, immaginiamo che siano passati cinque o sei anni, dall’inizio delle Decisioni Strutturali. Il negozio incassa sempre di meno (“con meno lavoro e meno merci, che altro ti aspetti, cretino?” Ci risuona il monito della casalinga di Voghera);  gli interessi sono aumentati ed alla fine è aumentato anche il debito complessivo (“non lo sai che con gli strozzini le cose vanno a finire sempre così ?” Sempre la casalinga). Inevitabile. 



Ma mamma e papà, fiduciosi, ci chiedono, imperterriti, più sacrifici, di mangiare di meno, di ridurre la paghetta, di lavorare solo due giorni a settimana, hanno venduto un altro pezzo di negozio, comprano ancora meno merci. Per salvarci!

La cosa veramente sconcertante, alzando gli occhi da questo libro pieno di fantasie, è che, guardandosi intorno, dentro la realtà viva, vegeta e preoccupante del nostro Paese, ci si rende conto di quanti “figli” siano rassegnati a tenersi questi genitori. E sperano pure che le cose cambino davvero. Altri si sforzano di diventare più competitivi. Altri ancora si arrendono ed emigrano. In questo; o in altri mondi.


Ci dicono, quelli che sanno, i tecnici, i professori, quelli che sanno di economia e di finanza, che devono andare a New York, Tokyo e Londra a cercare “capitali esteri per salvare l’Italia”. Li implorano di comprare i nostri titoli di stato.


Nel frattempo le banche che pochi anni fa erano dello Stato e proponevano agli italiani di comprare Bot e Cct per mettere al sicuro il loro risparmio, ora sono diventate private e straniere. Non consigliano più Bot e CCT (che quando li vendono prendono due centesimi di commissioni). Consigliano agli Italiani di investire i loro risparmi (che sarebbero ampiamente sufficienti ad estinguere più e più volte l’intero debito pubblico) in improbabili e oscure scommesse dai nomi esotici, organizzate da banche estere, che quando le vendono ai risparmiatori ci registrano su bei guadagni, rigorosamente e vergognosamente opachi, altro che due centesimi. 



E così siamo finiti nelle mani degli strozzini stranieri. Il Ministero del Tesoro ha pianificato negli anni ottanta /novanta  “l’internazionalizzazione del debito”. Suonava bene.  Grazie! Se non sbaglio, c’era Draghi al ministero del Tesoro, in quei tempi.

Ci dicono i professori, puntando il dito sulle nostre colpe, che se rendiamo più facili i licenziamenti avremo più lavoro. Ci vedono un po’ titubanti, dubbiosi, allora ce lo dicono in inglese : Jobs Act, et voilà : 24 milioni di lavoratori a tempo indeterminato diventano tutti, di fatto, “precari”.  Da un giorno all’altro. Ora sì che siamo più competitivi.  Ci dicono che se tagliamo le pensioni staremo meglio. E se tagliamo gli sprechi nella sanità, forse, questo non lo dicono, ce lo lasciano solo intuire, pagheremo meno pensioni. Due piccioni con una fava. E’ per questo che chiudono gli ospedali, per “curarci” meglio dalla nostra inguaribile malattia: lo spreco. Perché le cliniche private si sa: loro sono efficienti. Mica ti danno tutte quelle medicine che ti dava il medico della mutua, mica ti operano se non serve. Mica sprecano, loro. E se non hai soldi per pagarti le cure, quando ne hai veramente bisogno, beh.. c’è sempre un aspetto positivo per la collettività : una pensione di meno.  Così, risparmiamo di più. Ci dicono che se vendiamo il patrimonio dello Stato, delle regioni, dei comuni, saremo più ricchi. Leggeri e competitivi. Dubbi? Nel dubbio, meglio fare poca pubblicità mentre si svendono le aziende dello Stato, le isole, i monumenti, le spiagge. E mentre ce lo dicono, e ci accusano di aver vissuto al di sopra delle nostre possibilità, loro si godono pensioni e stipendi sproporzionati. Oggettivamente offensivi. Dove investono i loro risparmi? Perché non combattono seriamente i paradisi fiscali ma li proteggono con ipocrite leggi sulla privacy? Accumulano patrimoni privati, mentre a noi raccontano, loro che sanno di economia, che bisogna cedere il patrimonio pubblico per diventare più competitivi.
Iniziassero a correre!


Fermiamoci qui.



Guidare una macchina è facile. Non nasci imparato, ma se studi e ti applichi, la guidi di sicuro. Questione di Meccanica. E di Conoscenza. Devi usare le “leve” : freno, acceleratore, marce e volante. Tutti possono imparare. Se vuoi andare più veloce devi premere l’acceleratore; rallenti togliendo l’acceleratore e, se devi rallentare in fretta, puoi premere il freno; metti la retromarcia quando scegli di andare indietro; puoi girare a sinistra, oppure a destra. Tutti possono imparare, e quando hai imparato lo fai senza quasi pensare. Meccanicamente.

Anche governare l’Economia Politica è facile. Come guidare una macchina. Non ci credi? Guarda

Il Governo, per governare l’Economia Politica, per guidare la macchina dell’economia nazionale, deve usare le Leve di Governo della Politica Economica, che sono: la Moneta e le Politiche di Bilancio (Spesa pubblica e Tasse).

Quando l’economia va troppo piano (perché non c’è lavoro e la roba prodotta non si vende) cosa si fa? Si preme l’acceleratore, mettendo più moneta in circolo (nell’economia reale, non nella finanza, cretino!) e aumentando la spesa pubblica, e l’economia accelera: si crea occupazione, cresce la produzione, aumentano gli scambi. Se la tua macchina va troppo piano e vuoi accelerare, ti verrebbe mai in mente di lasciare l’acceleratore (di diminuire la spesa) o addirittura di premere il freno (di aumentare le tasse)? I professori, fiduciosi, ci dicono di lasciare l’acceleratore e di premere il freno, e il bello è che molti di noi ci credono che, un giorno, andremo più veloci.  

Eh sì, ti sembra facile premere sempre e solo l’acceleratore.  E poi l’inflazione ? Ci ricordano gli scettici. In genere questi scettici sono ricchi e, pertanto, si sentono  “giustamente” preoccupati dell’inflazione, che rischia di erodere la loro ricchezza. Ma c’è una grande confusione, una doppia confusione. Perché non solo confondono la ricchezza materiale con quella spirituale, e non sanno cosa si perdono. Il bello è che loro che si occupano solo di ricchezza materiale, non sanno distinguere la vera ricchezza materiale, fatta di cose, di case, di terreni, di gioielli, da quella finta ed illusoria, fatta di denaro; destinata a svanire nel nulla: la ricchezza finanziaria. Ci torneremo.

E’ Meccanica questa cosa, sì, ma richiede anche un minimo di Conoscenza. Q.b. Quanto basta.

Scusa, ma se premi l’acceleratore della tua macchina quando sei in salita e stai in quinta, la macchina mica va più veloce, si ingolfa! Lo sai no? Così in economia, tale e quale. Se le imprese già producono, i lavoratori già lavorano e le famiglie già consumano, insomma: se il denaro già sta circolando, che lo premi a fare l’acceleratore? (ti dice il marito della casalinga di Voghera). Se lo fai, l’economia si ingolfa: non cresce, e produce inflazione. Esattamente come la macchina, che si ingolfa, che dietro di te si forma la fila, se la guidi  “a pene di segugio”;” ma chi t’ha dato la patente”!
Tu, invece, rispetti due regolette, semplici, semplici, fai quelle cose che fai ormai senza pensare, Meccanicamente, e vedrai : la macchina va, liscia e confortevole. Meglio se rispetti i limiti di velocità. Se corri troppo, qualche rischio lo corri, esattamente come in economia. Ma se le imprese NON producono, i lavoratori NON lavorano e le famiglie NON consumano, smettila di premere il freno, cretino! Deciditi a premere questo benedetto acceleratore e vedrai che la macchina va, senza ingolfarsi.  Due regolette, semplici, semplici; e viaggeremo che è un piacere. Se poi hai sbagliato, hai accelerato troppo, non hai rallentato in tempo e scappa un po’ di inflazione, che fai? Ti disperi? NO : deceleri riducendo la spesa  o, se serve, tiri il freno e aumenti le tasse. La velocità di crociera la decidi tu, mica lasci fare alla strada, a folle, in discesa!



Ci hanno fatto credere che è talmente difficile che è meglio dividere in due la capoccia che prende le decisioni : allo Stato hanno legato le mani ed i piedi, e ci hanno lasciato solo il freno, dopo aver bloccato lo sterzo. Alle banche private hanno dato tutto il resto.

Se tu fossi Libero, e responsabile (abile a dare risposte, potresti fare questo):

Vuoi andare a Sinistra e dare un po’ più di risorse a chi ha troppo poco e a chi lavora ? Usi la spesa pubblica per aumentare i servizi sociali; tagli le tasse ai poveri e le aumenti ai ricchi; fai, e fai fare, investimenti: fino a quando c’è disoccupazione involontaria.

Vuoi andare a Destra e dare più soldi ai ricchi ? Si può fare, se hai le leve di governo : tagli i servizi pubblici e li rendi privati, abbassi le tasse sui ricchi e aumenti quelle indirette (che le pagano i poveri).

Elementare, Watson. Tutti possono imparare. 


Ma i professori, i sapienti, quelli che sanno di economia perché hanno studiato alla Bocconi, o ad Harvard, o alla London Business School, ci dicono che dobbiamo lasciar fare i mercati. Ci dicono, seri e convinti, che la macchina non la dobbiamo proprio guidare.

E, intanto, mentre li ascoltiamo dubbiosi, a scanso di equivoci, le leve di governo della Politica Economica se le sono portate via. Ed hanno tolto la patente al governo, cedendo la nostra sovranità.

Non ce l’ho tanto con loro, ché da loro che altro ti aspetti? Ma sono terribilmente inquietato (eufemismo per incazzato) con le anime belle che ancora oggi, di fronte all’evidenza del debito che cresce, della povertà che avanza, riescono a raccontarsi che i mercati, in fondo, sono migliori dei politici.

Sepolcri imbiancati.

Pensa un po’ se ce lo avessero detto al telegiornale, così, da un giorno all’altro : “guardate fanciulli, lo Stato è diventato sprecone, quindi da domani gli togliamo tutto il giocarello, a questi politici corrotti. Da domani si cambia: la sovranità non appartiene più al popolo ed ai suoi rappresentanti ma viene trasferita. Da domani i politici corrotti dovranno chiedere istruzioni e approvazione ai tecnici sopra nazionali e ascoltare i mercati finanziari; la leva monetaria non la controllano più loro, i politici corrotti, ma “lasceremo fare” i mercati finanziari privati e sopra nazionali; le politiche di bilancio sono vietate; sarà vietato girare a sinistra e premere l’acceleratore; si potrà solo rallentare, tirare il freno e girare a destra. Da domani i popoli, stimolati da “un elevato livello di competizione”, diventeranno migliori.”

Mi sa tanto che, dopo le prime pernacchie, li avremmo impiccati a testa in giù, come fanno gli italiani quando perdono la pazienza.

Per evitare il pericolo di finire impiccati, queste quattro cose, semplici e chiare, le hanno “tradotte” in un oscuro burocratese che non ci capisci nulla neanche con due lauree, le hanno impacchettate in una Carta, una Costituzione Europea, lunga cinquecento pagine (paese piccolo, Costituzione piccola, Paese grande, Costituzione grande), abbellendo il tutto con altisonanti principi di fratellanza, solidarietà, sostenibilità, pace e amore fra popoli.

Noi non abbiamo letto le cinquecento pagine, che tanto non ce n’era bisogno ed era assai faticoso e poi mi sa anche che non ce l’hanno neanche fatta vedere. Boh, chi si ricorda. Tanto, l’idea di un Grande Paese Europeo è sempre stata nei nostri cuori. Un ideale che affonda le radici nell’Impero Romano e nel Risorgimento. Qualcuno l’ha coltivato e innaffiato amorevolmente per secoli, quell’ideale; ci è stato “narrato” con amore, suadente e convincente. E’ cresciuto nei secoli. E’ profondamente radicato nel nostro immaginario collettivo.


Così, quando i nostri politici corrotti ci hanno proposto di firmare senza spiegarci bene di cosa si trattasse, senza leggere e discutere le clausole, le modalità tecniche, roba da professori, accennando solo che sarebbe servito a combattere la loro stessa corruzione (e noi gli abbiamo creduto anche se erano loro stessi a dircelo), e saremmo arrivati finalmente nell’Europa dei popoli, più rigorosa e molto efficiente … noi gli abbiamo creduto sulla parola : abbiamo firmato! Senza leggere. L’Italia ha approvato, allora, quella Costituzione europea, con un bel referendum. 1989.

Altri paesi no. Non l’hanno fatto. Anzi, l’hanno letta e, naturalmente, l’hanno bocciata.

Però quel referendum, strano a dirsi, non è stato proposto in tutti gli Stati che dovevano giocare allo stesso gioco. Non nello stesso momento; neppure con la stessa formula. Bensì, in molti anni molto diversi, con formule molto diverse fra loro. Ma con risultati scarsi e anche questi molto diversi fra loro. Comunità? Unione?

E’ così che i tecnici, gli esperti, i professori che sanno di economia e di strategie politiche, hanno deciso di accantonare, per ora, il progetto di una Costituzione approvata direttamente dai popoli sovrani, ed hanno intrapreso una via più semplice:

togliere la sovranità ai popoli usando i Trattati internazionali (che tanto nessuno li legge e se anche li leggesse penserebbe che tanto sono cose che comunque non c’entrano niente con la nostra Costituzione, che resta al di sopra).
E stavolta ci sono quasi riusciti.

Le cinquecento pagine contenenti le stesse identiche formule, astruse e illeggibili, di quella idea di Costituzione Europea sono state prese, sfilate dalla copertina della Costituzione, e sono state infilate nella copertina meno appariscente dei Trattati internazionali. Lì, sono state approvate e ratificate in ogni paese con le modalità -diverse - previste in ogni paese per l’approvazione dei Trattati internazionali. Senza referendum popolare.  Senza opportuno, chiaro ed approfondito dibattito pubblico, mentre i TG e i giornali di regime sbandieravano i concetti altisonanti di fratellanza, solidarietà, sostenibilità, pace e amore fra popoli.

Hanno aggirato la sovranità popolare. Hanno confuso la sovranità popolare. Hanno tradito la sovranità popolare.

Grandi affermazioni di principio, ci trovi in quei Trattati : solidarietà, democrazia, sostenibilità, crescita, molta competizione (che c’entra? Ce l’hanno mai spiegata bene? Ci uniamo per collaborare o per competere? Boh) e infinite regole astruse che pianificano e impongono, in dettaglio, il trasferimento  delle leve di governo della Politica  Economica. A proposito: trasferimento a chi, all’Europa? No, ai mercati. Direttamente ai mercati.

E’ successo così che non abbiamo più l’acceleratore (la Moneta). E senza Politiche di Bilancio (vietate dall’obbligo del pareggio di bilancio) il nostro Governo può solo frenare (aumentare le tasse) e girare a destra (tagliare i servizi sociali, aumentare le tasse indirette, tagliare le pensioni, rendere facili i licenziamenti, pagare grassi interessi ai ricchi creditori stranieri e, dulcis in fundo: cedere sovranità).

Che, a ben vedere, sono proprio le Riforme Strutturali.


Confuso fra destra e sinistra? Cosa ti importa: ci sono solo politiche di destra, nel carnet delle scelte. Anche se applicate da politici di “sinistra”, restano sempre politiche di destra : tolgono ai poveri per dare ai ricchi. Ti viene perfino da pensare che quelli  che ti suggeriscono di “superare” la distinzione fra destra e sinistra, sotto, sotto.. non so. Va bene, diciamo che sono confusi anche loro. Potrebbero finire comunque, anche se involontariamente, per difendere i ricchi. Ci dovrebbero riflettere su.

Nel prossimo capitolo vedremo meglio come funzionano, questi meccanismi dell’Unione Europea.

Qui, torniamo a focalizzarci sull’oikos ed il nomos per capire meglio di cosa si tratta. Apprezzeremo di più la gravità della macchina che viaggia con “il pilota automatico” verso il precipizio.  Intanto ringraziamo Draghi che ce lo ha ricordato. Ricordate ? “Non siamo preoccupati di chi possa vincere le elezioni, tanto, c’è il pilota automatico” .

L’economia “reale” si occupa di produrre i beni ed i servizi di cui abbiamo bisogno per vivere in maniera libera e dignitosa.  Ma anche per sopravvivere (se pur nella visione ristretta che risulta, dopo aver dato per scontato  che non ci piace l’idea di vivere nel Paradiso Terrestre, e che preferiamo lavorare per avere il diritto di consumare. Libero arbitrio).



Funziona più o meno così.  Bignamino di microeconomia .

Soggetti coinvolti : imprese, famiglie, lavoratori. Gli imprenditori organizzano l’impresa che produce e vende i prodotti, guadagnando un profitto e pagando i lavoratori che, insieme alla famiglia, comprano i prodotti.

Più da vicino. Qualcuno che si chiama imprenditore ha un’idea imprenditoriale: immagina un prodotto che piace e si vende; pianifica l’organizzazione dell’impresa che produce il prodotto in un “progetto di affari” (meglio noto come business plan); compra macchine e impianti più o meno costosi  (può farlo con i soldi suoi o presi a prestito); compra materie prime  e semilavorati (i prodotti di altre imprese) che, messi insieme e frullati nelle macchine, faranno il prodotto; assolda i lavoratori q.b. (quanto basta) per lavorare il tutto; si procura i permessi e le licenze necessarie (con varie modalità, infinita pazienza, molti consulenti, un po’ di pelo sullo stomaco e tanto, tanto genio italico); si iscrive nei pubblici registri; incrocia le dita  e …  inizia a sfornare i prodotti.   Ma è solo l’inizio, perché non basta produrli, i prodotti, li devi anche vendere e allora paghi agenti di vendita, commercianti, mediatori e fai pubblicità ai tuoi prodotti;  come sai, come puoi. Se - per qualsiasi motivo - i soldi che ti danno i consumatori quando vendi i prodotti non sono sufficienti a pagare i lavoratori; le materie prime e i semilavorati; i consulenti;  l’ammortamento degli impianti (se li hai comprati con i soldi delle banche, gli impianti, o affittati con un leasing, vuol dire che devi pagare interessi un tanto all’anno; ma anche se li hai comprati con i soldi tuoi, ti devi ricordare che gli impianti si logorano, e devi mettere da parte un tanto all’anno per poterli ricomprare, quando li dovrai ricomprare);  ecco, allora sono problemi seri, se quei soldi che incassi non bastano per tutte quelle cose. Magari il prodotto è bello, piace; ma chi ne ha bisogno non ha soldi per comprarlo, perché c’è poca moneta in circolazione. Lui è insoddisfatto;  ma tu hai un problema serio. Se il prezzo di vendita è buono, invece, e le vendite vanno, allora le cose diventano rosee, e ci scappa il “profitto”. Ma è ancora solo l’inizio. Ci sono le tasse. Irpeg, Irap, tari, iva, accise …  mortacci … e si prendono una bella fetta del profitto (variabile ma alto; in relazione all’efficienza della pubblica amministrazione, ma anche della buona fede di chi le decide e la determinazione di chi le applica e l’organizzazione di chi viene a riscuoterle. Esperienza diffusa : se sei piccolo, ti trovano, se sei grande, no). Infine, ci sono i regolamenti comunitari che mano a mano che passa il tempo, sostituiscono la legge nazionale. Speravi di esserti finalmente liberato della burocrazia italiana, e ti ritrovi una burocrazia europea. Precisa, nel senso che si fa rispettare, mica come quella italiana che è bizantina nella forma ma umana nell’applicazione, disposta a usare il buon senso. Quella europea è tedesca nella precisione, italiana nella complicazione, ma è francese nell’eguaglianza : magari sei piccolo e semplice, ma per giustizia sociale devi organizzarti come se fossi una multinazionale. Tutti uguali. Hai bisogno di pagare un esperto, un consulente che scrive (a pagamento) documenti talmente complicati e tecnici che descrivono come dovresti fare le cose nel minimo dettaglio, come se fossi una multinazionale, che magari è assai diverso da come fai in concreto, e sicuramente non hai capito bene che cosa c’è scritto, ma hai pagato fior di quattrini e speri che i controlli, quando vengono, abbiano pietà del tuo sforzo documentale e delle tue buone intenzioni. A volte, non ne hanno.

Tu, imprenditore, hai diritto ad intraprendere una attività economica purché non sia in contrasto con l’utilità sociale (lo dice la Costituzione Italiana).

Tu, imprenditor, hai diritto ad intraprendere un’attività economica "in un contesto altamente competitivo" (lo dicono, invece, i Trattati). (n.b.: Quando l’hanno scritta, questa cosa qui, le multinazionali già c’erano. Ti hanno concesso il diritto di iniziare da zero, tu nanerottolo, e ora prova a competere con loro).

I lavoratori vendono la loro capacità lavorativa (la loro professionalità fatta di studio, di capacità, di esperienza, di disponibilità) in cambio di una paga, il salario. E di altro.

Più da vicino. Ti può capitare di fare il facchino o il dirigente, con vari gradini intermedi e stipendi molto diversi, troppo diversi. Ma sempre devi sgobbare, e obbedire. Puoi vendere la tua forza fisica per spaccare pietre; la tua arte sapiente per forgiare oggetti; il tuo tempo per fare il guardiano; la tua esperienza per far girare le macchine; il tuo intelletto per fare progetti; la tua creatività per inventare tutto quello che piace; la tua creatività per far piacere cose di poco valore; la tua coscienza per fare cose che non andrebbero fatte; la tua anima per immedesimarti con l’azienda e dimenticarti della tua famiglia. Più sei utile (perché permetti all’azienda di produrre utili), più ti pagano; ti coccolano, ti abbindolano; ti assorbono. Per farlo, le grandi aziende usano bonus, premi, carriera, benefits, stock options. Minacce. Mettiti contro gli interessi dell’azienda, e scattano vari anticorpi che, prima o poi, ti espellono.  Regola di bazzica, semplice, semplice : più ti danno, meno Libertà e Dignità ti rimane. Sì, per carità, ci sono le eccezioni, degne eccezioni. Confermano la regola. Se non sei utile e sufficientemente disponibile, ti pagano poco, sempre meno. Negli stage, te lo dicono in inglese, così non lo capisci che non ti pagano, non ti pagano proprio, ma tu lavori. E’ la competizione, bellezza. L’importante è produrre.

Tu lavoratore, hai sempre diritto ad una remunerazione che permetta, a te ed alla tua famiglia, di mantenere un’esistenza Libera e Dignitosa (lo dice la Costituzione Italiana, intendendo dire : sia che fai il manager, sia che fai il facchino, quel diritto è tuo. E chissà se lo dice per difendere il facchino che ha poco potere contrattuale, oppure per difendere i manager, affinché non debbano rinunziare alla loro Libertà e alla loro Dignità. Forse, difende tutti e due. Ma questa, credetemi, è veramente dura da capire). 

Hai diritto a cercarti un lavoro dove ti pare, nell’Unione, in un contesto altamente competitivo (lo dicono, invece, i Trattati). (N.b.: quando l’hanno scritta, questa cosa qui, stavano aprendo le porte di tutto il mondo ai capitali ed alle merci, così che, in realtà, non è che devi competere col lavoratore tedesco o francese, ma con i cinesi e i guatemaltechi).

I prodotti delle aziende escono dalle aziende ma si incontrano nuovamente con i lavoratori, facendo la conoscenza con le loro famiglie, nei mercati, reali e virtuali: nei pochi negozi rimasti, sempre di meno e sempre più in crisi, dato il naturale contesto altamente competitivo, dove vincono solo i migliori. Nei supermercati, invece, negli ipermercati, negli sfavillanti centri commerciali, è più facile che quei prodotti che hai fatto tu non ce li trovi: ci trovi, invece, quelli cinesi e guatemaltechi, che vengono da lontano; non quelli che hai prodotto tu, col tuo lavoro. Trovi a poco prezzo quelli necessari a sopravvivere. Gli sfizi borghesi, invece, hanno prezzi mano a mano più alti. Fino ad arrivare alle boutique, quei posti solo per ricchi, dove i prezzi sono spropositatamente alti e improbabili. Meno sono materialmente utili, le cose che trovi lì, e più costano. Ci pensa la pubblicità, arte della solleticazione dell’inconscio, a farti desiderare quegli status symbol  (le cose che compri solo per dire io ce l’ho, e tu no; oppure le compri per disperazione: tutti ce l’hanno e tu no, e ti senti diverso, ti senti un escluso, ti senti un fallito). Perché la pubblicità riesce a convincerci ? Perché è un’arte ed una scienza molto potente. Fa leva sulle nostre  emozioni, sul nostro inconscio, sui nostri sensi di colpa. E sa presentarci le cose in maniera accattivante, suadente. Ci fa sentire giusti e prudenti  e felici proprio mentre strapaghiamo una cosa assolutamente inutile e siamo semplicemente stupidi. Anche se ce ne accorgiamo subito dopo, che oramai è tardi. D'altronde, è o non è un’arte? Quando ci siamo trovati a svendere un pezzetto per volta la nostra Libertà e la nostra Dignità, in cambio di denaro, magari senza volerlo ma senza resistere, a quel punto uno scopo glielo dobbiamo pure dare a tutto quel denaro che non sappiamo più come spendere, o no? Mostrare il successo a tutti, il nostro status sociale, suscitare l’invidia di chi ci prova ma non ci raggiunge, è la droga necessaria ad evitare di fare i conti con la propria coscienza.

L’economia reale, abbiamo visto, produce beni e servizi che devono essere venduti, scambiati. A parte il bisogno classico di scambiare il pane con le zappe e i classici bulloni, dobbiamo saperlo che, oggi, nell’economia globale, un’automobile è composta da circa tremila diversi pezzettini, che vengono prodotti da decine e decine di aziende diverse, in paesi diversi, in continenti diversi, e poi vengono assemblati da qualche azienda che ha la sede legale in un paese, quella fiscale in un altro, gli impianti sparsi qua e là.  Pane, zappe, i classici bulloni e i tremila pezzettini che compongono un’automobile riescono a passare facilmente di mano, attraversando oceani e confini, in cambio di denaro. E servizi di pagamenti. Questa è la “finanza” (diversa dall’economia reale); o, meglio, questa è la radice della finanza. La parte utile.

In un corpo sociale formato da individui che producono cose diversissime in maniera estremamente specializzata, ogni singolo individuo ha assoluto bisogno di scambiare quella singola cosa che è in grado di produrre da solo (e può trattarsi di un prodotto, di un servizio o semplicemente del proprio lavoro) con tutte le altre cose che servirebbero a garantirgli una esistenza libera e dignitosa e che lui non è più in grado di procurarsi da solo (possiamo mai essere liberi, se dipendiamo da altri per l’essenziale?). Se siamo tre, e dobbiamo scambiarci solo pane, zappe e bulloni, ricorriamo facilmente al baratto (io do una cosa a te e tu ne dai una a me). Se siamo sette miliardi e oltre, ci serve qualcosa di diverso dal baratto.  Tipo il sangue nel corpo umano che, scorrendo in continuazione dalla testa ai piedi fra i vari organi in una circolazione inarrestabile, permette di scambiare zuccheri con scorie, ossigeno con anidride carbonica e così via, andando a prendere le piccole cose prodotte da organi specializzati e perfino nelle cellule più piccole, portandole negli organi che le utilizzano senza mai fermarsi. Senza mai fermarsi. Se circola male, il sangue, sono guai seri. Se non arriva in qualche parte del corpo, quella parte si necrotizza e muore. Quando il sangue non circola più, il corpo muore. Nel corpo sociale che ha scelto di vivere di produzione super specializzata, nell’economia dello scambio, il sangue  è il denaro. Deve circolare incessantemente, il denaro,  per permettere lo scambio. Se rallenta la circolazione del denaro, sono guai seri. Se il denaro non arriva in qualche settore, quel settore fallisce. Se smette di circolare, l’economia dello scambio muore. Meccanicamente. Puoi produrre quello che ti pare, bello e utile quanto ti pare, ma se chi ne ha bisogno non ha il denaro per comprarlo, quella cosa si ammuffirà in magazzino.

Se la finanza è ciò che produce il denaro e lo fa muovere, lo fa circolare, se è quindi tutto ciò che permette gli scambi anche oltre i confini, superando agilmente culture, lingue, leggi e monete diverse, allora la finanza è cosa non solo utile, direi indispensabile. A questo sistema.

Sempre ammesso, naturalmente, mi permetto di ricordare, e sempre dato per scontato che abbiamo scelto di vivere fuori dal Paradiso Terrestre e che riteniamo più saggio andare a cercare il petrolio sotto il fondo del mare e nelle terre dei selvaggi che abbiamo scacciato, per trasportarlo dall’altra parte del mondo dove qualcuno lo trasforma in plastica e qualcun altro ci fa dei cucchiai di plastica che qualcun altro vende e qualcun altro compra ed un ultimo usa per mangiare un piatto di minestra, una sola volta, e poi lo butta. Dove? Qualcuno lo raccoglie e lo porta in un centro di raccolta, qualcun altro lo porta in una discarica puzzolente, fuori dal nostro sguardo, fuori dal nostro naso, e quando la discarica rischia di esplodere qualcun altro lo andrà a ripescare per sublimarlo in un processo che lo trasformerà in pura energia, lavando finalmente tutti i nostri sensi di colpa.  Tutto ciò funziona se il denaro circola. Tutto ciò è stupido - oggettivamente stupido - è anche immorale e criminale, ma muove l’economia. Questa economia, ha un bisogno reale e vitale della
circolazione del denaro
.  Libero arbitrio.



Immersi nel mondo che abbiamo scelto, tornando a ragionare sul denaro e sulla necessità che circoli fluidamente per non far deperire l’economia, valutiamo meglio questo aspetto della circolazione del denaro. Con un esempio classico : il falegname va dal pizzicagnolo e fa la spesa, in cambio di una banconota da 100 euro. Il pizzicagnolo cede quella banconota al commercialista che gli tiene i conti. Il commercialista si compra un maglione spendendo i 100 euro nella boutique. Il proprietario dà i cento euro alla commessa. La commessa ci va dal parrucchiere … che “torna” proprio dal falegname e si compra un bel mobiletto, con quei 100 euro che erano del falegname. E tutti vissero felici e contenti. Il cerchio magico si è chiuso e può ricominciare. Tutti hanno dato e ricevuto. E si ricomincia, senza fine, coinvolgendo più soggetti economici possibili.

Problema : cosa succede se quella banconota è l’unica moneta in circolazione e il pizzicagnolo, che possiamo immaginare “risparmioso”, quella banconota la prende e la infila sotto il materasso ? Che tutti gli altri (il commercialista, il proprietario della boutique, la commessa, il parrucchiere e il falegname) si attaccano.  Fine dell’economia dello scambio.

Lasciamo fare il mercato?

Questo piccolo, banale esempio, ci porta tutti, dritti, dritti, a mettere il naso in uno dei problemi più drammatici e scabrosi dell’economia finanziaria : l’anima molto ambigua e potenzialmente perversa del denaro (e dell’essere umano).

Per svolgere al meglio la sua funzione, il denaro  deve circolare, ma si dà il caso che il denaro, oltre che circolare, può essere accumulato (dove, per accumularlo, per risparmiarlo, devi necessariamente sottrarlo alla circolazione). Avete presente il deposito di Zio Paperone? Mentre ci ricorda quanto potente sia la forza di attrazione del denaro sulla fragilità dell’animo umano, ci fa capire, in maniera illuminante, perché esistono i poveri: perché qualcuno, egoisticamente, accumula, sottraendo alla circolazione. Sono sufficienti le mura del deposito di zio Paperone per far ”vedere e capire” che l’accumulazione di uno esclude tutti gli altri, li tiene fuori dai giochi e, alla fine, impedisce quella  circolazione di cui tutti hanno bisogno, nell’economia dello scambio, per vivere e perfino per  sopravvivere?

Qualcuno ti dirà, a questo punto, ma proprio di sicuro: Non è vero! Il risparmio lo depositi in banca e ci pensa la banca a farlo circolare. Pazienza, poi ci arriviamo a quello che fanno le banche.

Il desiderio potente dei singoli individui di accumulare (egoisticamente) denaro, ostacola e impedisce la vitale necessità collettiva di potersi scambiare i beni prodotti. E’ un problema enorme e di difficile soluzione.

Ma come! Allora il risparmio è un peccato mortale?  No. Perché l’idea di accumulare denaro non coincide con quella che l’immaginario collettivo ha del risparmio. L’idea della ricchezza non coincide con quella di denaro. Ci torneremo. Prima capiamo meglio di cosa stiamo parlando.

Intanto, senza accorgercene, parlando di denaro siamo scivolati nel campo della macroeconomia e della Politica Economica.

Tutta l’economia è Politica; ma qualcuno te lo deve ricordare; la macroeconomia, invece, ti salta agli occhi che è, squisitamente, politica (della Polis, di tutti).

E se c’è un tema della macroeconomia che DEVE riguardare la Politica, quello è il denaro.


Perché, come abbiamo visto e toccato con mano, non solo riguarda proprio tutti. Ma è uno strumento assai delicato, che contiene in sé una contraddizione enorme, fra il desiderio individuale ed egoistico di accumulazione e il bisogno collettivo di vederlo circolare.

Quindi è stupefacente assistere alla follia collettiva degli scienziati di macroeconomia che ci hanno convinto a sottrarre il denaro alla Politica! Proprio il denaro che è il sangue dell’economia dello scambio!

Vediamo come funziona la macroeconomia.

Chi e come produce il denaro e lo immette nel “sistema”? Come arriva nelle nostre tasche?
Chi e come sceglie cosa produrre, come produrlo, dove produrlo, quando produrlo?
Chi e come sceglie in quale maniera il denaro si distribuisce oppure si accumula?


Il denaro lo produce il sistema finanziario: banche centrali e banche. Dove lo prendono? Non lo prendono, lo creano. Come sarebbe a dire lo creano? Sì, dal nulla. Come? Stampando qualche banconota (pochissime) ma, essenzialmente, scrivendo numeri su computer (tantissimi). Il che, è evidente, è incontestabile, sembra molto strano ma è vero, può avvenire senza limiti fisici e senza costi. Tantissimi? E l’inflazione? Poi vedremo.

Se temi che guido sia impazzito, confondendo i soldi con i numeri, puoi studiare intere antologie di scienza monetaria, in proposito, che ti confermeranno, tutti, che i soldi non sono nient’altro che numeri che puoi liberamente scrivere su un computer. Io questo concetto lo ho appreso studiando tante cose, fra cui la MMT, Modern Monetary Theory. Ci sono molte idee che non condivido di Warren Mosler, ma bisogna dargli atto che su questo argomento è di una chiarezza unica. Ve lo consiglio. Comunque, qualunque fonte lo conferma. Compresa la Bank of Ingland  (la banca centrale della Gran Bretagna).

Magari ti interessa vedere questa cosa dal punto di vista contabile: per capire come è successo, usando la partita doppia e confondendosi fra le persone fisiche e le persone giuridiche, ti ritrovi che una ricchezza di tutti è stata trasformata in un debito di tutti (tranne uno, il "commercialista" più furbo del mondo!).

La contabilità non fa per me, ma io lo so che le cose vanno viste da punti di vista diversi, e presentate da punti di vista diversi, perché ognuno di noi ha diversi strumenti per leggere e una cosa che gli dici tu, con la tua mentalità non la capiscono, ma quando gliela dice un'altro, che ha mentalità diversa, proprio la stessa cosa ... quello capisce, finalmente e gli si illumina lo sguardo! Potenza dei segni. Allora, se hai una mentalità contabile, questo scritto di Nicoletta Forcheri ti illuminerà.    
 
  
E l’oro? Non c’è più. Cioè, c’è, da qualche parte, un po’ a Fort Knox e un po’ chissà dove. Ma non è più collegato alla creazione del denaro. Ma allora, dietro al denaro, cosa c’è? Senti, amico mio, lo so che è incredibile. Sono perfettamente consapevole che questa cosa è troppo grande per essere creduta così, sulla fiducia. Ma dietro al denaro non c’è nulla. Il vuoto assoluto. Valore : zero. Se vai ad Harvard, o alla Bocconi, qualcosa te la raccontano, per rassicurarti. Molto scientifica, molto complessa. Ti parlano del legame con la ricchezza prodotta dalla nazione, del risparmio, del patrimonio e, probabilmente, te ne parlano in maniera un po’ troppo complessa per i nostri gusti, semplici, trasparenti. Dammi retta, arrenditi all’idea : ci hanno, molto semplicemente, fregato. Hanno forse un valore intrinseco, i numeri su un computer? Li puoi mangiare ? No, non hanno alcun valore intrinseco. Vabbe’ ma c’è sempre la legge : il valore legale. Non ha forse il denaro un valore legale, imposto dalla legge ? Prendi una banconota in Euro e leggi : nulla. Non c’è scritto nulla. Nulla di nulla. Nessun riferimento alla legge. Nessuna dichiarazione che qualcuno si impegna a fare qualcosa. Nessuna autorità si impegna a fare nulla. In cambio di un pezzo di carta. Figurati in cambio di numeri su un computer.

La legge, anzi, quando parla di denaro si limita a vietarne la circolazione : non è forse vietato dalla legge l’uso delle banconote in contante, sopra una certa, piccola, soglia? Ma quello serve a combattere l’evasione! Ok, ok, se vuoi crederci sei libero, però se volessero davvero combattere l’evasione, non chiuderebbero forse i rapporti coi paradisi fiscali? Col cavolo che lo fanno. I ricchi che fanno le leggi devono poter evadere, in un sistema che ti mette una nuova tassa ogni giorno che passa. L’uso del contante è vietato semplicemente perché così, ci piaccia o non ci piaccia, siamo obbligati ad usare quei numeri. Quei cavolo di numeri che non valgono nulla, che il sistema finanziario crea dal nulla, senza costi e senza limiti. Che lo Stato, le aziende e le famiglie se lo devono far prestare, per poter sopravvivere. Prova a comprare una automobile o una casa e vedrai che di quei numeri sei schiavo. Non ne puoi fare a meno.  Lavorerai per procurarteli.

Più da vicino. (è un po’ palloso, il discorso, lo so. Un sacco di termini tecnici e di concetti  complicati. Ma nulla che non possa essere chiaramente compreso da chi ha una discreta licenza elementare, e sufficiente pazienza).

La banca centrale europea, la BCE, è fatta da un centro che sta a Francoforte e che mette in contatto tutte le banche centrali nazionali del’Unione europea, fra cui la Banca d’Italia. Si chiama SEBC: Sistema Europeo delle Banche Centrali.  Il SEBC ha in mano i computer, sui quali sono registrati i conti ed i numeri. I conti di Banca d’Italia con la BCE, ed i conti che le banche commerciali hanno con le banche centrali (es: banca intesa con banca d’Italia). Noi clienti abbiamo i nostri conti con le banche commerciali. 


Se io (intermediario importatore) devo comprare una Citroen che sta in Francia, faccio partire un bonifico che sposta un casino di numeri : il mio conto con banca intesa viene addebitato e scendono i miei numeri; il conto di banca intesa con banca d’Italia viene addebitato e scendono i numeri di banca intesa; il conto di banca d’Italia con la BCE viene addebitato e scendono i numeri di banca d’Italia; il conto della banca di Francia viene accreditato e salgono i numeri della banca di Francia; il conto della bnp paribas viene accreditato e salgono i numeri della bnp paribas; il conto della Citroen viene accreditato e salgono i numeri della Citroen. E’ così che i miei numeri arrivano alla Citroen.

Ma anche a Tokyo, volendo. Si devono solo aggiungere un po’ di passaggi, fra i quali uno che trasforma gli euro in yen, che qui non descriviamo per brevità. Ma funziona.

Carina questa cosa : posso dare numeri che non valgono nulla e ricevere in cambio automobili francesi o giapponesi. Conviene :-).

Vediamo meglio da dove saltano fuori i numeri, dove si originano e con quale criterio arrivano a me e a te.

La Banca Centrale Europea immette liquidità nel sistema (il sangue dell’economia). Lo fa con strumenti variegati e complicati, descritti rigorosamente in inglese sul suo sito, ma se vai su quello di Banca d’Italia li trovi in italiano. La modalità alla base di tutte è questa, in parole povere : tu, banca commerciale che hai bisogno di soldi perché li hai finiti, ti metti d’accodo con la banca centrale : consegni in garanzia alla banca centrale un documento dove c’è scritto che “avanzi” dei numeri da qualcuno, perché glieli hai prestati, e la banca centrale ti “rifinanzia” l’operazione: ti riaccredita - per un certo periodo di tempo - dei numeri nuovi,  per un importo eguale al tuo credito ma leggermente diminuito.  Alla scadenza, restituisci quei numeri alla banca centrale e ti riprendi i tuoi documenti.

La banca centrale rende liquidi i crediti delle banche commerciali, prestando numeri in cambio di crediti e dietro il pagamento di un interesse.

Ma quei crediti delle banche commerciali, da dove nascono ? Dai prestiti fatti dalle banche commerciali ai clienti : aziende, famiglie, enti pubblici. Da dove prende i numeri la banca commerciale? Pochi, molto pochi, li prende dai nostri depositi, tutti gli altri, invece, li prende continuando a fare nuovi prestiti e rifinanziandoli presso la banca centrale. 

Ricordate il pizzicagnolo, che voleva mettere 100 euro sotto il materasso? La banca lo chiama e gli dice : dalli a me, che ti do un tasso d’interesse, così tu non solo accumuli, ma ci guadagni pure un po’.  Io banca ci guadagno pure, perché i 100 euro li presto al commercialista, ad un tasso naturalmente più alto e, così facendo, faccio pure un’opera buona che il circolo si era interrotto.  Poi, dopo averli prestati al commercialista, vado in banca d’Italia, e mi faccio rifinanziare il prestito, così che posso prestare quella somma (appena un po’ di meno) anche alla sarta. E ricomincio, facendomi rifinanziare il prestito alla sarta dalla banca centrale … etc. etc. etc.  

Questa cosa è talmente utile che, anche se la banca non ci vuole più pagare un tasso d’interesse, ci pensa la legge a obbligarci a tenere i nostri risparmi in banca. Lo fanno per il nostro bene.

Il sistema bancario fa scorrere il sangue (ma no, che avete capito, fa scorrere la liquidità) nell’economia reale (fra le aziende, le famiglie, gli enti pubblici). E fin qui sembra tutto regolare, anzi indispensabile, all’economia dello scambio. Magari possiamo discutere dei tassi applicati, che sono usurai. Ma sono dettagli.

Però, però, c’è un però molto importante. E sono i Regolamenti  scritti dai regolatori internazionali. Il Comitato di Basilea che agisce sotto patrocinio della Banca dei Regolamenti Internazionali  (un po’ la banca centrale delle banche centrali che stranamente è privata, interamente privata, indubitabilmente privata) scrive i regolamenti che disciplinano il funzionamento delle banche, consultandosi con le banche centrali di mezzo mondo. Poi questi regolamenti vengono approvati dai governi  e, nel frattempo, anche se non dovessero essere approvati, vengono recepiti nei regolamenti delle banche centrali, diventando così  comunque vincolanti, di fatto o di diritto, per le banche commerciali

Questi regolamenti  si chiamano regolamenti prudenziali sulla capital adequacy, l’adeguatezza patrimoniale e qui puoi trovare tutti i link. Sostanzialmente dicono che una banca commerciale non può fare prestiti all’infinito, ma deve agire “prudentemente”.  Come ? Accumulando un proprio capitale. Perché? Perche se uno qualunque dei tantissimi clienti, ai quali la banca ha prestato i soldi ricevuti in deposito da un unico cliente originario, non restituisce i soldi (i numeri), come farà la banca a restituire i soldi al depositante? Gli da i suoi, prendendoli dal proprio capitale. Quindi, riassumendo : più capitale ha la banca, e tanto maggiore è il numero di volte in cui la banca può prestare (contemporaneamente) a clienti diversi, gli stessi soldi ricevuti da un unico depositante. Come, contemporaneamente ? Sono numeri, non pezzi d’oro o banconote: numeri. Il numero cento (100) lo posso scrivere contemporaneamente su tutti i conti che voglio. Naturalmente con il beneplacito fattivo della banca centrale, che da una parte mi autorizza e dall’altra mi rifinanzia. Il vero limite alla espansione dei prestiti bancari dipende molto poco dalla riserva frazionaria (che serve ad altro); lo trovi invece nella dimensione del capitale della banca (più altri regolamenti molto complessi che qui tralasciamo). Ma il risultato non cambia.


I Prestiti delle banche commerciali più il rifinanziamento di questi prestiti da parte delle banche centrali, fanno la creazione di denaro. Che, in teoria, può funzionare benissimo anche senza i 100 euro depositati dal pizzicagnolo.

Quando incassa una perdita, la banca non fa altro che abbattere i numeri del proprio capitale. E, a furia di incassare perdite, lo capiscono tutti che il capitale continua a ridursi e finisce per non essere più sufficiente ad offrire una buona garanzia ai creditori della banca (che, poi, sarebbero i depositanti, cioè noi).
I Regolamenti tutelano noi. Grazie. D'altronde è scritto nella Costituzione che il risparmio va garantito e tutelato.

Però, però, c’è un però. Se tutta ‘sta storia l’hai messa davvero in piedi per difendere i miei cento (mila) euro di risparmio, accumulati con sacrificio nell’arco di una vita, prudentemente depositati in banca, che cavolo c’entra il bail in? Come ti passa per la testa di usare i miei soldi per coprire le perdite provocate dalla mala gestione della banca che è andata fallita?

Forse, se fallisce la profumeria, per rimborsare i suoi creditori, si prendono i soldi di chi vuol comprare un profumo? Questo stanno facendo!

Ci spiega un documento di Banca d’Italia (chissà perché la chiamiamo ancora banca di Italia, come se fosse ancora nostra) come funziona la procedura del bail in, quando una banca ha sbagliato tutto e finisce il suo capitale e “rischia di fallire”.

E ci spiega, candidamente, che per salvarla si vanno a prendere, in ultima analisi, anche i soldi dei depositanti  per rimborsare i creditori della banca. Ma i depositanti (che saremmo Noi) sono anche loro creditori della banca, non debitori, per giove, ma siamo impazziti?

Vuol dire che qualche creditore è super garantito, qualche altro creditore resta col cerino in mano.

Attenzione, attenzione. Il gioco è sottile, e l’articolo citato della Boston Consultin Group, nel 2011, lo descrive con chiarezza agghiacciante, avvertendo che sulla proposta di usare la ricchezza privata delle famiglie per coprire i buchi del sistema finanziario,
ci sarà consenso sociale, se si propone di colpire solo i depositi più elevati. Al di sopra di 100.000 euro.



L’illusione è che, questa volta, si toglie ai ricchi per dare ai poveri.  Nossignori, si toglie ai ricchi per dare ai super ricchi : le banche sopra nazionali.

In pratica, leggendo con pazienza il documento di Banca d’Italia, dopo i soliti criteri belli e sacrosanti animati da indiscutibili principi di giustizia sociale, si arriva al dettaglio e si scopre che l’Autorità, autorizzata dalla Commissione Europea, per ragione di stabilità del sistema, può decidere di escludere dalla procedura di bail in alcune tipologie di passività, non meglio identificate. Io, che sono stronzo, credo che ad essere protetti saranno i crediti delle banche o comunque dei potenti, sapientemente impacchettati in forme precedentemente studiate allo scopo. Voi siete liberi di credere ciò che volete ma, ditemi : quale altro credito può essere individuato dalla Commissione europea che deve essere salvato “per ragioni di stabilità del sistema”, se non i crediti delle banche che sono il sistema?

Il Popolo, le persone, i cittadini normali, che ancora si fidano dello Stato, quando depositano i loro soldi in banca, che lo hanno sempre fatto, mica si domandano: ma sto facendo un debito o un credito con quella banca lì?  Ce li devo mettere i miei risparmi di una vita per proteggerli? Oppure mi devo proteggere da un sistema che se li vuole fregare? La legge mi protegge o mi inganna?

Sai che c’è? Li metto sotto il materasso: e No, caro: vietato dalla legge, che poi più di tremila euro in contanti non li puoi spendere!”

E allora li inguatto in un paradiso fiscale, all’estero, che di voi non mi posso fidare.  Allora non hai capito : il sistema finanziario non solo è privato : è sopra nazionale. Se ti cerca, ti trova. Ti sei infilato l’anello del potere, e Sauron ti vede. Ti sta cercando, ha sguinzagliato i suoi cavalieri neri.  Non hai scampo. Unica possibilità di salvezza: distruggere l’anello del potere. E questo sistema del piffero.

Vorrei tanto, ma proprio tanto, che questa storia se la leggessero e rileggessero alcuni amici miei. Ma mica qui, (che io sono stronzo e potrei avere una visione distorta) ma direttamente sul sito della banca d’Italia e, meglio ancora, sulle versioni internazionali scritte in inglese che impongono l’impianto del bail in a tutto il sistema europeo. Perché quelle in inglese? Perché ci sarà la Troika ad applicarlo, il bail in, il giorno in cui dovesse fallire una grande banca italiana. Dubbi, a riguardo?  E la Troika non solo parla in inglese: ragiona in inglese; la lingua della finanza sopra nazionale. Saranno qui esattamente per quello scopo: prendersi la ricchezza delle famiglie italiane (perché sono immense), da usare per “salvare” la finanza sopra nazionale. In Grecia, non è forse questo che hanno fatto, che stanno facendo?

Quali amici? Quelli che si ostinano a negare l’evidenza, perché, forse, sono confusi da qualche “ricchezza” da difendere, e credono di doverla difendere dai miei pensieri. Per difenderla, sono disposti a fidarsi dei mercati privati, e perfino della Troika, visto che rappresenta questi mercati privati e sopra nazionali. Quelli che si sono organizzati per venire a prendersi i vostri risparmi. Sta scritto. Tutto scritto. (Rileggetevi “Back to Mesopotamia”, BCG, Boston Consultin Group, 2011). Sono le vostre ricchezze ad essere nel mirino dei potenti del mondo.  Riuscirete a “vedere”, sicuramente, solo quando sarete colpiti. Ma sarà tardi. Mi spiace. Giuro che mi dispiace.  Do la mia anima ed il mio corpo per evitarlo.

E se sperate di salvarle, le vostre ricchezze superiori ai 100.000 euro, spezzettandole e distribuendole fra tante banche, sottovalutate il potere della Troika di devastare un intero sistema paese, e di superare qualsiasi ostacolo si frapponga ai loro intenti.

A proposito di debiti e crediti. Affrontiamo un altro aspetto, assai  critico.

Se i numeri servono così tanto a far circolare i beni reali ed i servizi utili nell’economia reale; se l’economia reale è fatta di aziende, lavoratori  e famiglie ed è basata sulla specializzazione della produzione; se nessuno, oggi, è in grado di produrre da solo tutto ciò di cui ha bisogno, ma deve scambiare per sopravvivere;  se è possibile produrre numeri senza costi e senza limiti fisici... m
i spiegate per quale ragione dovremmo lasciare il compito di produrre e distribuire questi benedetti numeri ad un sistema finanziario privato, completamente privato, che in quanto privato ha lo scopo preciso  - scritto nel suo dna  - di accumulare ricchezze finanziarie private e di preservarne il valore, ed a tal fine i numeri non ce li regala, ma ce li presta, in cambio di garanzie e di un interesse ? 

Molti (normalmente ricchi) si sento più protetti da questo sistema che non dallo Stato.


Abbiamo visto, più su, come fa “l’economia reale” (imprenditori, lavoratori, famiglie, beni reali, servizi utili) ad accumulare profitti. Ed abbiamo “intuito” che si tratta di un processo tutt’altro che semplice. Molto complicato, con molte forze in gioco, molti ostacoli, grattacapi, difficoltà. Tanto più grandi, gli ostacoli e le difficoltà, quanto minore è la dimensione aziendale. Figli piccoli guai piccoli; figli grossi guai grossi. Piccola impresa … guai grossi (non torna!). Non ce la fai ? Fallisci e sparisci. Pochi ti rimpiangeranno.

Grandissima impresa, guai risolvibili. Non ce la fai ? Qui, Nulla sparisce: qualche impresa più grande e potente ti assorbe, scaricando, naturalmente, tutti i costi su pantalone.

Esperienza, sotto gli occhi di chiunque abbia voglia di vedere.

Prima di passare alla finanza speculativa, facciamo una riflessione conclusiva sulla crisi dell’economia reale.

Crisi economica :

- le imprese non investono (non spendono) perché hanno i magazzini pieni di roba che producono ma non riescono a venderla; chi produce e vende non viene pagato, ma deve aspettare; neppure lo Stato paga: che vergogna!. Allora cosa possono fare: rallentano la produzione e cercano di ridurre gli stipendi oppure di licenziare (le leggi che rendono il lavoro “flessibile” servono a questo: tagliare il costo del lavoro);

- i lavoratori e le loro famiglie, con meno stipendio e meno lavoro da una parte, ma con spese crescenti perché i servizi te li devi pagare che sono tutti privati e le tasse che aumentano ogni giorno, non possono spendere di più neanche se fossero presi da una folle spinta consumistica e affascinati dalla più accattivante delle pubblicità: in tasca non c’hanno ‘na lira!

- lo Stato ha le mani legate dietro la schiena, sai, a causa del pareggio di bilancio che ci hanno raccontato che è miracoloso e fa sparire il mal di debito in quattro e quattr’otto e così, invece di mettere soldi nel sistema, che ne ha un bisogno vitale che sta soffocando per il sangue (il denaro) che non circola, cosa fa? Ne prende un po’ dalle tasche di imprese e famiglie, con le tasse, e ci paga interessi salati ai mercati finanziari. Ricordi? Prende 1000, spende 930 per il popolo e ci paga 100 di interessi alla finanza sopra nazionale. Un po’ di quei cento di interessi restano in patria, ma vengono comunque investiti nella finanza che non investe nell’economia reale. Un bel po’ se ne vanno all’estero e, semplicemente, sottraggono altro sangue dalla circolazione.

Moriamo, così, soffocati? No, tranquillo, ti dicono i professori : tu diventa ancora più competitivo, rinuncia a satana (che è lo sporco denaro che ti danno con lo stipendio) aiuta la tua azienda a tagliare il costo del lavoro, così quella esporta.  Parola magica: le merci che hai prodotto con grande fatica se ne vanno via che tu non te le puoi permettere e in cambio il sistema vede arrivare il denaro. Non è quello di cui avevamo bisogno? Il vile denaro?

I conti tornano.

Ma è di una follia sconcertante.

Vediamo ora dove vanno a finire i soldi che ci obbligano tutti a diventare più competitivi, mentre il debito cresce (matematicamente).

Esistono sistemi più semplici per accumulare ricchezze ? Si, certo, c’è la finanza speculativa.

Vediamo allora, più da vicino, come fa il sistema finanziario ad accumulare denaro, partendo dal denaro.

Tre soli strumenti, alla base del Meccanismo che permette di fare soldi con i soldi. Tre : numero perfetto. Tutto il resto, è un edificio immenso costruito esclusivamente su quei tre, semplici strumenti.

1) L’interesse. Ti presto 100, mi restituisci 100 (il capitale) + 5 (l’interesse)  = 105 e il gioco è fatto. Tu pensa che bello, senza tutte quelle rotture di scatole, preoccupazioni, impicci. Ma le tasse ? Tranquillo, quella è roba da ricchi: tasse bassissime, sugli interessi.

2) Il profitto finanziario.  Il prezzo dei “titoli” sale e scende sui mercati finanziari. Lo compri a 100, lo vendi a 105, e il gioco è fatto: la differenza (5) è il tuo meritato “profitto finanziario”. Per fare 5 di interessi, ci metti un anno. 5 di profitto finanziario, invece, lo puoi fare in un giorno. Interessante!  Però, si intuisce: c’è il rischio. Ci può essere il profitto, ma ci può scappare anche la perdita.

3) La commissione.  Mentre tu compri e vendi, sperando di guadagnare un profitto, io intermediario finanziario prendo, tutte le volte, una piccolissima commissione. Magari solo 0,005% ma tante volte, tutte le volte che tu ti muovi. Se poi non te ne accorgi perché sei distratto, me la prendo anche più grande, la commissione.  Magari, perfino più di 5 … ma sempre con molta discrezione (e compiacenza dei controllori). Sai che c’è di bello? Tu rischi, io guadagno, sempre.


Fare soldi con i soldi! Ma di che parli? Non crederai mica al gatto e la volpe che ti dicono di piantare i tuoi zecchini d’oro nell’orto dei miracoli! Amici miei, credetemi, il numero delle persone che piantano zecchini d’oro nell’orto dei miracoli e poi, fiduciosamente, tutte le mattine, comprano il giornale per verificare se siano spuntati o cresciuti i frutti, è sterminato.

Se sono poveracci e disperati, si accontentano dei “gratta e vinci”, delle slot machine. Alcuni (migliaia, decine di migliaia, forse più) si lasciano prendere la mano, con la mania dell’azzardo. Ci consumano la pensione e lo stipendio e sviluppano una malattia. Quella che con un termine (segno) molto ipocrita viene chiamata “ludopatia”. Malattia del gioco? ma di che parlate : non è gioco, ché il gioco è una cosa bella, ma truffa, truffa miliardaria e legalizzata! Viene curata dal Servizio Sanitario Nazionale, come una malattia, ma la prevenzione la dovrebbe fare la Pubblica Sicurezza e il Sistema Giudiziario!

Se sono benestanti e distinti, invece, i “giocatori” usano i mercati finanziari, e si chiamano “investitori.


I meccanismi di base sono identici, ma estremamente più sofisticati, perché il gatto e la volpe non hanno a che fare con poveri sprovveduti, ma con persone colte, che hanno studiato, e si credono perfino più furbe del gatto e della volpe.  Qui il processo di legalizzazione  è sopraffino e impercettibile. Qui il gatto e la volpe hanno dato il meglio di sé, ed hanno costruito con infinita pazienza, lunga decenni, secoli, millenni, la macchina perfetta per creare illusioni e sfilare ricchezze senza farsene accorgere.  E i clienti (che sono ricchi e colti, mica un Pinocchio da due soldi e la testa di legno) non vengono di certo spremuti e gettati alle ortiche. Anzi, sono trattati con i guanti gialli.

Con i gratta e vinci e le slot machine  è sufficiente l’esperienza di una bella vincita fatta una volta ogni tanto, magari anche l’esperienza della vincita fatta da un altro ma che l’ho vista, me l’hanno raccontata, e ti lasci fregare e ti ritrovi imbrigliato a spendere sistematicamente e ripetutamente tantissime piccole somme, sperando di afferrare quella vincita che ti cambierà la vita. Finché non ti rovini.  Uno la trova. Centomila si rovinano.

Sui mercati finanziari, invece, ti lasciano vincere con sistematicità. Ma come è possibile che vincano in tanti? Semplice: ci sono i soldi creati dal nulla dal sistema finanziario a tenere su i prezzi. I prezzi salgono, e tutti vincono. Tante piccole somme. E’ per questo che una moltitudine di gente per bene ci investe i risparmi di una vita.

Capita anche, se ti senti  sicuro, e vuoi fare il furbo, quando sei proprio convinto di aver afferrato il meccanismo, e provi ad essere più furbo del banco, che ti tosano a dovere, e ci lasci le penne. Evidenze delle sistematiche “tosate” : Cirio, Argentina, Parmalat … eccetera.

La mente umana è spettacolare: si convince facilmente che “la vincita alle slot machine, al gratta e vinci o al superenalotto che mi cambierà la vita può capitare proprio a me”, e più gioco e più è probabile che mi capiti. Non solo perché non conosco il livello statistico di improbabilità che la cosa possa davvero capitare (una su miliardi) ma anche perché abbiamo (io, te, noi tutti) una capacità incredibile di cancellare quella informazione, se pure ci fosse spiattellata davanti. Abbiamo tutti bisogno di illusioni, se non sappiamo costruirci una realtà degna di essere vissuta.

Ma è affascinante vedere accadere esattamente il contrario, cambiando prospettiva e tornando sui mercati finanziari. Hai voglia a spiegare che se speculi sui mercati devi valutare attentamente il rischio; che il rischio non è una remota possibilità, ma è la certezza statistica che le cose brutte accadono. Si, lo so che accadono … “ ma le cose brutte non accadono a me”.

Attenzione, attenzione: non sempre c’è il rischio : se eviti di fare il furbo, se fai il bravo, se ti lasci guidare, non solo non ci lasci le penne. Anzi, più sei un cliente di riguardo, e più sarai gratificato con tante, piccole, sistematiche, vincite. Non proprio matematiche, certe, ma estremamente probabili (al contrario di quelle delle slot machine che, essendo pensate per i poveracci, sono estremamente improbabili). Come è possibile? Te l’ho detto: se un prezzo sale, non è che uno vince ed uno perde: tutti vincono. E come si fa  a fare salire i prezzi? Basta convincere tutti a comprare. E quando i prezzi scendono? Ci pensano le banche centrali. Ma, fino a quando? Whatever it takes, ci rassicurano i banchieri centrali. Tutto ciò che è necessario. Fino a che serve. Senza limiti.


Se poi sei molto di riguardo, un cliente “speciale” e, soprattutto, “potente”,  allora puoi essere gratificato anche con grosse vincite; perfino spesso. Ma quello è un altro discorso.

Torniamo agli strumenti di base.

 Partiamo dalle Commissioni.

Tu chiedi alla banca un servizio (voglio investire i miei risparmi), e la banca, giustamente, ti chiede un compenso : la commissione. Lo abbiamo interiorizzato questo concetto, no?  Tutte le sante volte che faccio una operazione sui mercati finanziari, il mio risparmio investito subisce una piccola “tosatura”, un piccolo margine che le varie figure professionali coinvolte nei mercati finanziari si spartiscono fra loro.
Quanto mi costa?  Dipende. La legge sulla trasparenza dei servizi bancari ci dice che la commissione deve essere ben chiara, al cliente.

Se ti compri un Bot, paghi pochi centesimi: si parte dallo 0,05% (cioè, se investi 1000 euro, la commissione è di mezzo euro, 0,50 euro (cinquanta centesimi di euro), praticamente nulla. Mettiti nei miei panni, pensa il “personal banker” (il tuo consulente personale), che ti deve convincere a comprare qualcosa che permetta, a lui, di guadagnarsi il premio, perché lo stipendio non basta e il premio è diventato proprio necessario e glielo danno solo se vende quei prodotti  che fanno guadagnare tanto la banca.  Non mi ci pago neppure le spese.  Si ma ci salvi la Nazione, e non corri rischi, se vendi i Bot ! Ma io devo guadagnarmi il pane, che ho il budget. Cos’è il budget? E’ quel foglio preparato da quelli bravi, del controllo di gestione, dove c’è scritto che di Bot è meglio che non ne vendi ma devi vendere questi altri prodotti qui …  e se lo fai ti diamo il premio.

Se tu, risparmiatore, ti compri un titolo azionario, sempre per 1000 euro, puoi pagare commissioni molto più alte: forse due/tre euro, se sei di riguardo, ma anche 20/30 euro, se sei uno qualunque. Come vedi, sono tanti di più del mezzo euro dei Bot, ma la tua confidenza cieca sulla possibilità di guadagnare tanto di più, e tanto più in fretta, con i profitti finanziari che si possono fare con le azioni te lo fa ignorare. Ignorare : sapere ma non vedere.

Bada bene : alla banca non costa di più venderti una azione, piuttosto che un BOT, sei tu che sei disposto a pagare di più, sostanzialmente in conseguenza di una illusione.

Se poi ti compri un “prodotto strutturato” dal nome esotico, la banca arriva a prendersi, sempre sui tuoi 1000 euro, anche 100 euro ed oltre. Meno ti è chiaro il prodotto, più ci guadagna la banca.  In questo caso, però, la differenza è troppo grande e potrebbe saltare agli occhi anche dei più ingenui. Per questo motivo, il guadagno della banca non viene illustrato al cliente fra le commissioni (come vorrebbe la legge sulla trasparenza bancaria), ma viene nascosto nel “prezzo” del prodotto (ti vende a 100 quello che vale 90).  I Regolatori, i Controllori, le Autorità di mercato sanno, ma tacciono, e scrivono leggi sulla trasparenza dei servizi bancari. Forse non lo sanno. Ma quando, nel 2007, da esperto, da persona informata dei fatti, ho scritto personalmente e con raccomandata a/r a tutte le Autorità chiedendo di vietare alle banche di vendere questi prodotti, Napolitano era  il Presidente della Repubblica, Draghi il Governatore della Banca d’Italia, Padoa Schioppa il Ministro dell’Economia  e delle Finanze, Cardia il Presidente della Consob. Loro avevano il compito di tutelare il risparmio. Nessuno ha risposto. Nessuno mi ha chiesto nulla. Nessuno ha fatto nulla. Oggi, ancora oggi, questo può succedere. Questo succede. E’ una truffa. Non è legalizzata. E’ ignorata. E’ protetta da chi dovrebbe proteggere noi.

Spero sia più chiaro ora il motivo per cui le banche NON vi consigliano più (salvo rarissime eccezioni, che confermano la regola) di comprare Bot, ma vi spingono in tutti i modi a comprare prodotti esotici. E più sono esotici, e più ci guadagnano.

Attenzione,  attenzione: mentre ti applica una commissione, bada bene, la banca non corre nessun rischio! Sei tu, che hai investito i tuoi soldi sui rischiosi mercati e, molto ma molto probabilmente, neppure te ne sei accorto. La banca non ti ha forse chiesto di firmare qui, dove c’è scritto che sei maggiorenne e vaccinato e consapevole di quello che fai? Questo richiedono i Regolamenti. E si mettono l’anima in pace. La banca, invece, è solo un intermediario  del rischio: lo compra da qualcuno (a un prezzo basso) e lo vende a te (ad un prezzo alto) e tu non hai nessuna possibilità materiale di capire quale diavolo debba essere il prezzo giusto di quel prodotto (il povero bancario che te lo vende, non ne ha la minima idea neanche lui!). La banca, a scanso di equivoci, se ne libera appena può, del rischio, mentre tu neanche ti rendi conto che stai correndo dei rischi, anche se lo hai firmato.  E se ti viene in mente che, forse, qualcosa lo stai rischiando, se no come è possibile che ci potrai diventare ricco con quel prodotto che questo ti hanno detto, beh, sta tranquillo: non hai nessuna possibilità materiale di capire quanto stai rischiando né perché né per come. Roba da scienziati. Roba che, vista da dentro, ti garantisco: non lo possono capire neppure loro, esattamente, in cosa consista quel rischio. Per questo lo trasferiscono ad altri. E non parlo del povero bancario che te l’ha venduto, che quello prende due soldi e se non ti vende quel prodotto lo mettono in uffici polverosi e bui, se non lo licenziano. Parlo degli scienziati che l’hanno inventato, quel prodotto lì, che loro, con la loro scienza, guadagnano bei soldini. Per non parlare del Top Management della banca: che cosa ne possono mai sapere loro di quei rischi e quelle formule così astruse.  Vedono gli utili, sono contenti, preparano i budget, e si girano dall’altra parte  (e noi salviamo queste banche con soldi pubblici che sono nostri e ci pagano i premi a questi manager.)



Il Tasso d’Interesse.

Se la banca ti presta 100 euro, ne vuole indietro 105, dove i 5 euro sono il margine di interesse. 

Mentre la commissione serve solo per remunerare i costi di produzione del servizio che la banca ti vende, qui, nel prestito, c’è qualcosa di più di un servizio. Certo, c’è anche una componente di servizio, ma quella la paghi a parte: spese e commissioni  sui prestiti. Cifre che, peraltro, sono spesso esagerate e riescono ad innalzare talmente il costo complessivo (interessi + spese + commissioni) che tu sostieni  per poter disporre dei 100 euro, che l’intera operazione di prestito risulta viziata da usura (reato penale punito dalla legge 108 del ’96, commesso in maniera diffusissima da tutto il sistema bancario). Ma questi sono dettagli.

Vediamo piuttosto quel “qualcosa di più”, in che cosa consiste. E’ il rischio di credito. La banca, quando ti presta dei soldi, corre un rischio serio : tu, alla scadenza del prestito, potresti restituirne solo una parte, di quei soldi, o addirittura nulla. E siccome, come abbiamo visto, la banca può prestare tante volte gli unici cento euro ricevuti in deposito da un solo cliente, quel rischio si moltiplica, e diventa “probabile”.  Quindi il margine di interesse svolge una funzione sociale: misura il rischio di credito e protegge il risparmio. Mmmmhh …  “protegge” … mah..

Facciamo un ragionamento per assurdo.  A cosa ti serve il prestito ? A comprare la prima casa. Ok, cosa buona e giusta. La Repubblica, dice la Costituzione, si dà da fare per farti comprare la casa di abitazione. E’ felice, se tu la compri. Se poi le case scarseggiano, è felicissima se tu la costruisci. Cosa succederebbe se i soldi per costruirla la tua prima casa te li regalasse? Scandalo!

Sei Tu, la Repubblica, te lo ricordi?

Succederebbe che tu chiameresti  un ingegnere e un geometra per il progetto e per le autorizzazioni, un’impresa di costruzione, che a sua volta chiamerebbe muratori, carpentieri, elettricisti, idraulici, fabbri, falegnami, e metteresti  in circolo quei numeri che servono a far girare l’economia, che sono prodotti senza limiti e senza costi e quindi, perché mai te li devo prestare se posso regalarteli che ci facciamo un gran bene a tutta quella gente lì?

Tutti felici ? SI. Dov’è la fregatura?  Non c’è.

Per onestà intellettuale, dobbiamo però parlare dell’unico soggetto che potrebbe non essere contento di questa scelta : il ricco che ha accumulato montagne di denaro. Montagne di numeri. Perché solo se tutti dobbiamo crepare, per avere quei numeri, quei numeri mantengono un elevato potere di acquisto (la scarsità della moneta ne aumenta il valore: si chiama deflazione e ricorda la depressione). Se ne circolano troppi, di numeri, lo capisci che perdono potere d’acquisto (e arriva l’inflazione).

Montagne di falsa scienza e di propaganda scolpiscono nel nostro subconscio la paura dell’inflazione.

Il terrore dell’inflazione come piaga che si abbatte sulla vedova indifesa e sul povero.

Sveglia, e domandati : se l’inflazione è la perdita del potere di acquisto del denaro, chi è che può perderci, con l’inflazione? E’ solo ed esclusivamente il ricco che ne ha tanto, di denaro? Oppure la vedova ed il povero che non ne hanno per niente?


E’ un pensiero importante, perché la paura dell’inflazione, e l’ignoranza che la sostiene, alimentata dalla propaganda, rappresentano gli unici veri ostacoli alla possibilità di realizzare quella “assurda” ipotesi di regalare il denaro (i numeri che non valgono nulla) a chi ne abbia bisogno per scopi socialmente utili.

E se per caso, regalandone troppi, ci scappasse una inflazione fastidiosa anche per i poveri, sappi che il rimedio è semplicissimo: riduci la spesa (togli l’acceleratore) e tutto torna normale. Se non basta, l’abbiamo studiato a scuola guida, no? Tiri il freno: metti due lire di tasse sui consumi, e l’inflazione svanisce come neve al sole. Matematica, Meccanica.

Di cosa abbiamo dunque il terrore? Vuoi fermarti al 3% di inflazione? Ti fermi al tre per cento. Vuoi fermarti all’8%? Ti fermi all’otto per cento. Si chiamano leve di governo della Politica Economica.

E invece osserviamo in silenzio gli sforzi titanici della BCE che sono anni che ci prova, con tutte quelle migliaia di miliardi regalati alle banche per riportare l’inflazione che è scesa un po’ troppo al di sotto del due per cento, almeno un po’ più vicina! E non ce la fa! (non ti viene il dubbio che ci stiano prendendo in giro? Metti una piccolissima parte di quei soldi lì nelle tasche dei consumatori e vedrai come sale l’inflazione al consumo. Meccanica. Matematica, non giochi di prestigio).

Nel  nome della paura che i ricchi hanno dell’inflazione, stiamo ingoiando in silenzio i tagli alla spesa e l’aumento delle tasse sui consumi oggi che siamo in deflazione
. E a scuola guida ci hanno detto di fare il contrario!

Non ci piace regalare i soldi, che sembra da pazzi?

Allora valutiamo insieme il sistema che abbiamo scelto (e poi mi dite chi è il pazzo): al sistema finanziario che è privato e sopra nazionale, abbiamo riservato il diritto esclusivo di creare i numeri senza costi e senza limiti; e poi accettiamo che debba prestarli, dietro garanzie e dietro un congruo margine di interesse, quei numeri senza valore, agli Stati, alle aziende, alle famiglie che ne hanno bisogno per erogare servizi, produrre, vivere e sopravvivere.

Sì ma dopo, se li regali, come fai a scegliere solo gli scopi “meritevoli” e socialmente utili?

Certo, tutto da stabilire. Ma una cosa è certa, al 200 per cento:  chiunque può essere migliore di una banca privata e sopra nazionale che ha l’unico scopo di accumulare profitti.

Ci vuole tanto a capire che al sistema finanziario privato e sopra nazionale, degli scopi sociali non gliene può fregare di meno! Quello ha un unico chiodo fisso, ed applica un unico, freddo e cinico criterio per stabilire “scientificamente”, quale scopo è “utile” e meritevole e quale no. Sono utili - dal loro punto di vista - solo quei prestiti che hanno la maggior probabilità di essere restituiti e, fra questi, quelli che pagano un interesse più alto.

Ma non è che vanno a caso: è tutto “scientifico”, scritto dai Regolatori e controllato dai Controllori. Il termine “scientifico” per descrivere il criterio utilizzato in banca lo troviamo nei manuali di risk management, rigorosamente scritti in inglese: Risk Adjusted Return on Asset  (il guadagno sugli investimenti ponderato per il rischio) e formule simili. Scientificamente non fa una piega. Se presto soldi a una azienda che rischia di fallire, devo farla pagare tanto, per compensare il rischio. Magari così la faccio fallire veramente, ma lo dice la regola “prudenziale”, che c’entro, io!

Una volta stabilito che la priorità è quella di accumulare profitti, il resto è Meccanica.

E ci lasciamo convincere dalla assurda idea che questo sistema possa in qualche modo selezionare il meglio della nostra umanità.  Ma ve lo immaginate il Comitato di Basilea che si pone il problema : ma quel tizio, non ha casa, l’ingegnere, il geometra, il muratore, l’impresario, il fabbro, il falegname, l’idraulico, l’elettricista, non hanno lavoro. Ci spiace, ma non possiamo sacrificare la stabilità del sistema finanziario a queste cose da donnicciole! Non lasciamoci prendere da moralismi, che con la finanza non hanno nulla a che vedere. Diventino, piuttosto, più competitivi.

Non sono neppure cinici : vedono le cose dal loro punto di vista. Non è il nostro punto di vista ma - per paura dell’inflazione - ci fidiamo di loro.

Devo dirvi una cosa, importante. Non molto tempo fa, cinque o sei anni fa, discutevo con qualcuno sul concetto di margine di interesse. Ed io, con profonda convinzione, proprio lo stesso io che ora scrive qui,  sostenevo la tesi che il margine di interesse, applicato ai prestiti, fosse necessario per  selezionare i prestiti buoni dai prestiti cattivi.  Se i soldi li regali, si fanno avanti anche quelli che, magari, sono pure onesti e pieni di buona volontà, ma, purtroppo, non sono proprio capaci a “produrre ricchezza”. E, così facendo, regalandogli il denaro, si rischia di “distrugge ricchezza”. Se invece i soldi li presti agli imprenditori capaci di “produrre ricchezza”, quelli non avranno alcun problema a pagare il margine di interesse.  In pratica : il margine di interesse favorisce l’efficienza.

Non ero in mala fede, e neppure cieco. E mi offendevo profondamente con chi mi criticava. Vedevo, con chiarezza, le uniche cose che puoi vedere quando sei dentro un mondo ad una sola dimensione: quella dell’economia monetaria. Quella che la ricchezza la misura col denaro, che non ha valore. Quella economia che si sente “scientifica” perché ha buttato fuori la politica e la solidarietà.



Questa osservazione ci aiuta a capire meglio quanto la specializzazione professionale possa provocare guai devastanti, usando persone che non si sentono affatto cattive persone, ma buoni professionisti. Colti, riveriti e rispettati. Anche ammesso che ci siano menti perverse a concepire le logiche del sistema, è certo che ci sono persone normalissime per attuarle e diffonderle, in buona fede. Il sistema stesso, nel suo complesso,  non appare perverso fino a quando non mostra il suo vero volto e ci rovina l’esistenza.

Osservazione empirica : le sofferenze bancarie, gli incagli e i crediti a rischio (insomma:  i prestiti che più o meno probabilmente Non verranno mai restituiti ) sono immensamente aumentati da quando le banche devono applicare le regole” prudenziali”.

Coincidenza, si può pensare. Si, certo, tutto è possibile. Ma c’è un altro aspetto importante da valutare. Altre regole “prudenziali” impongono alle banche di valutare la rischiosità dei clienti in un’unica maniera: osservando dati immessi in un computer.  E le decisioni : prestare / non prestare; far pagare poco/ far pagare molto; non sono più riservate alla discrezionale valutazione di un uomo che conosce e valuta le attività ed i progetti di altri uomini, ma al computer, freddo ed asettico.  Ricordo che la BNL aveva un ottima scuola di professionisti nel settore crediti, persone che studiavano i settori merceologici nei quali operavano i clienti della banca, e che andavano personalmente e ripetutamente a conoscere il cliente, e la sua azienda. Ti fai un’idea diversa di un progetto e di una attività economica, quando conosci la storia delle persone che ci lavorano, quando sai cosa hanno fatto e come l’hanno fatto, fin’ora. Non può essere la stessa cosa che osservare numeri su un computer.  Anche assumersi personalmente la responsabilità di decidere se concedere/non concedere il prestito, aiuta a fare scelte più ponderate. Sicuramente più responsabili. Oggi, in fondo, la responsabilità è del sistema e delle sue regole.

Nessuno degli operatori si sente responsabile.

Non posso prestarti i soldi di cui hai bisogno. Me lo vietano le regole.  Ti rispondono, ed è vero. Posso personalmente pensare che se ti prestassi quei soldi tu sicuramente rimetteresti in piedi l’azienda, perché so che l’hai fatto in passato, magari in momenti  difficili che a tutti capitano. Ma non posso aiutarti. E ti condanno a fallire. Non io. Le regole. Io ho solo messo i tuoi dati nel computer, vedi? E’ scientifico: sono usciti dei numeri brutti  e il tuo rating non è sufficiente.  Hai i soldi? Ti presto altri soldi. Non hai i soldi? Non te li posso prestare.

Non è una coincidenza, quella impennata delle sofferenze. E il bello è che la pagheremo noi, cittadini e risparmiatori. Un po’ con i soldi pubblici (che invece sono finiti per la scuola e gli ospedali ma per le banche saltano sempre fuori). Il resto attraverso il Bail in.

Ma sono pazzi i regolatori a scrivere quelle Regole? NO: sono privati. La Banca dei Regolamenti Internazionali è privata. Quelle regole hanno una logica, meccanica, ferrea : spingono le banche ad evitare il rischio sui prestiti. E che fanno, allora le banche, per evitare il rischio sui prestiti? Suggeriscono ai clienti di investire i loro risparmi sui mercati finanziari. Così facendo, le banche incassano commissioni, senza correre rischi, e a rischiare sono i clienti. Carino, no?

Il Profitto Finanziario


Con il profitto finanziario (compro a 100 e vendo a 105, se mi va bene) e con la perdita finanziaria (compro a 100 e vendo a 95, quando mi va male) abbiamo introdotto il concetto del rischio di mercato. La “speculazione” non è altro che questo. Speculare vuol dire riflettere. Si riflette, e si specula,  su tutto ciò che può determinare quei movimenti dei prezzi che salgono e scendono. Se sei bravo, vinci, se la tua speculazione è sbagliata, perdi. Nell’immaginario collettivo i mercati finanziari, quelli dove si negoziano i capitali, i titoli ed i derivati, dovrebbero essere quanto di più trasparente ed egualitario si possa immaginare. Tutti possono partecipare (anche con piccole somme) e tutti possono vincere. Spesso sono “regolamentati”, per rafforzare l’idea della trasparenza e della “giustizia” che li governano. Insomma, secondo un canone consolidato della narrazione ufficiale, vincono solo i “migliori, che interpretano correttamente le informazioni disponibili a tutti : i giornali finanziari e i TG che parlano dei mercati finanziari, non servono forse a dare a tutti le stesse opportunità?

Questa la narrazione. Vediamo la realtà.

Prendiamo una società per azioni che vuole essere quotata in borsa. Cosa deve fare?  

Per essere quotata in borsa, una azienda deve rispondere a determinati requisiti e deve convincere gli investitori che è un vero affare comprare le sue azioni. Il tutto viene scritto in un documento - il Prospetto Informativo - che sarà presentato alle autorità di controllo ed agli investitori.
Da oggi in poi l’azienda deve pubblicare un bilancio dal quale risultano gli utili che, almeno in parte, devono  essere distribuiti ai soci : i dividendi.  Come fa una azienda che non conosce le logiche dei mercati a scrivere quel documento?  Ecco apparire Le Grandi Banche d’Affari Sopra Nazionali, che hanno dipartimenti specializzati in qualsiasi cosa riguardi i mercati finanziari. Fanno Consulenza, fanno Ricerca, curano il primo collocamento sui mercati. Fanno Marketing. Loro hanno l’informazione, la sanno vendere; te la vendono. E mentre vengono a casa tua, a passarti in controluce per verificare come sei fatto, quanti soldi puoi fare e quanti altri ancora potrai farne in futuro, grazie ai nuovi capitali, ed ai  nuovi, preziosi consigli, ti inquadrano  scientificamente e finiscono per conoscerti meglio di quanto tu stesso non abbia mai fatto né potrai mai fare, specialmente da quel momento in poi.

Cosa importante : nel momento del primo collocamento, e solo allora, viene determinata la quantità di capitale “fresco” di cui l’azienda potrà disporre per le attività aziendali. Numero delle azioni collocate per il prezzo di collocamento = capitale fresco nelle casse dell’azienda.

Tutte le oscillazioni di prezzo, da quel momento in poi, Non modificheranno più quella cifra.

Quindi parliamo di un unico, brevissimo, fugace, miserrimo  momento di effettivo contatto fra economia reale (azienda, prodotti e lavoro) e finanza (capitali, titoli e derivati).Nel collocamento, curato dai MERCATI PRIMARI e solo nel collocamento, il mercato dei capitali mette realmente le mani in saccoccia, e fornisce capitali al mondo della produzione. Al mondo dell'economia reale.

Questo, mentre tutto il mondo si racconta e si beve che la finanza è un gran servizio per l’economia.

Dopo, no. Dopo quel momento, i movimenti più o meno ragionevoli del prezzo del titolo sui mercati; quei movimenti che occupano TG e giornali specializzati in tutto il mondo; sono affari esclusivamente suoi, della finanza speculativa, dei Mercati finanziari, dei MERCATI SECONDARI.

Un altro momento di contatto, importante, lo troviamo altrove, nell’intreccio di interessi e partecipazioni azionarie fra multinazionali, banche, sistema finanziario ombra.

Grandi Banche d’Affari Sopra Nazionali e Grandi Aziende Sopra Nazionali sono una cosa sola, intrecciata, profondamente interconnessa. Condividono interessi vitali.

Dopo di ché, il collegamento fra economia reale e finanza speculativa, si affievolisce fino a perdersi. E il mondo dell’economia reale, da una parte, e mondo dei mercati finanziari, dall’altra, non solo sono cose diverse, che non comunicano più: sono antagonisti. Si contendono una risorsa scarsa: il denaro in circolazione.



                                  Finanza Speculativa      "/"      Economia Reale


Alla faccia di quelli che insistono a dire che la finanza serve per sostenere l’economia reale.

Se hai confidenza coi numeri,  e ti aiutano a vedere, leggi di seguito, altrimenti salta, fa lo stesso.

Se il prezzo del collocamento di dieci milioni di azioni è stato di un euro e mezzo, l’azienda ha raccolto capitali freschi pari a quindici milioni di euro (10 milioni di azioni per 1,5 euro = 15 milioni di euro). Se dopo un giorno un mese o un anno il prezzo del titolo è salito fino a 4,5 euro, non è che l’azienda avrà in cassa 45 milioni per le strategie aziendali. Sempre 15 sono rimasti. Ma sia i vecchi soci che i nuovi soci si sono “potenzialmente” arricchiti, perché possono vendere le loro azioni ad un prezzo più alto, realizzando (i soci, NON l’azienda) un “profitto finanziario” di 3 euro ad azione (30 milioni, nel nostro esempio). Cosa assai diversa dal “profitto aziendale” che l’azienda produce impiegando solo 15 milioni di euro di capitali freschi per migliorare l’organizzazione del lavoro e la linea dei prodotti, in mezzo a tutte quelle difficoltà che avevamo visto parlando delle imprese.

Riflettere benegli interessi dei soci (proprietari dell’azienda) e gli interessi della azienda, dopo la quotazione in borsa, iniziano a divergere. Il socio, dopo il collocamento delle sue azioni sui mercati finanziari, vede trasformarsi i suoi interessi economici. Un solo interesse, fino a quel momento pressoché inesistente, diventa ora primario, più importante di tutti gli altri: veder salire, il prima possibile, il prezzo del titolo.

Così può arricchirsi, personalmente, molto ma molto prima e guadagnare molto ma molto di più, che non investendo tempo, risorse ed energie, in un ragionevole piano di investimenti di medio termine che porterà a fare profitti magari più sostenibili (soprattutto dal punto di vista della società), ma solo fra due o cinque o dieci anni.

Questa irresponsabilità della proprietà spiega molto, se non tutto, dell’economia di rapina contemporanea. Quella che rapina dal futuro di tutti solo per permettere a pochi di accumulare profitti finanziari ingiustificati e immediati.


Nella mia azienda quotata in borsa ho dieci milioni disponibili. Posso comprarci sul mercato altre azioni della mia azienda, faccio salire il prezzo, e divento più ricco. Le stock option , (uno dei tanti ricchi premi concessi al management)  sono legate al valore del titolo della mia azienda; me le hanno date per quel motivo lì: per farmi concentrare a far salire il prezzo dell’azione, e chissenefrega di tutto il resto, lo capisci, no?  Tutte le multinazionali lo fanno. Per decine di miliardi. I soci si arricchiscono. I manager prendono i bonus. I lavoratori non hanno lavoro, perché non ci sono investimenti. I Consulenti delle Grandi Banche d’Affari sopra nazionali ci guadagnano tanto che me lo consigliano loro, come farlo: guarda: il mercato ti premia facendo salire il prezzo dell’azione quando tagli il costo del lavoro. Allora io quella gente lì, i lavoratori, che per me è solo costo del lavoro e mi tiene basso il prezzo del titolo, la licenzio ora. Anche se, ragionevolmente, è solo con il lavoro ben organizzato che la società può produrre beni materiali e servizi utili che contribuiscono al benessere di tutti. Mettetevi nei miei panni: lo capite che è meglio il mio uovo oggi che la vostra gallina domani

Ma vi rendete conto di quanto sia contento io del quantitative easing che fanno tutte le banche centrali, a turno, una smette e l’atra incomincia, comprando titoli sui mercati finanziari (che tanto sono tutti collegati nel mondo)? Quei soldi fanno salire, meccanicamente, i prezzi dei titoli, anche dei miei titoli. Anziché dare soldi agli Stati che tanto poi gli Stati li sprecano quei soldi con la corruzione e i servizi sociali per voi! Lasciamoli fare, che qualche briciolina scivolerà perfino nelle vostre tasche: 99% a me, sui mercati finanziari, 1% nell’economia reale, che siete voi (queste oggi le statistiche fatte dagli studi di quelli che si occupano di finanza e che non ci raccontano certo TV e giornali).

I profitti finanziari presenti, rapinano dal nostro futuro. Meccanica. Potente.

Come si fa  a capire se il prezzo di una azione è giusto, è troppo alto, è troppo basso? Montagne di teorie scientifiche, che iniziano a parlarti del rapporto fra prezzo dell’azione e utili distribuiti che dovrebbe ragionevolmente stare intorno a 15 ma va bene anche 18, diciamo 20 (più è alto e più vuol dire che i prezzi dei titoli sono alti, per la gioia dei proprietari dei titoli). Si chiama price/earning : prezzo diviso dividendi. Salvo poi spiegarti le mille ragioni, ancora più scientifiche, per dimostrarti che è giusto anche un rapporto pari a 30, se oggi quel rapporto è andato a 30. Tu pensi che se 15 è equilibrio allora 30, che è addirittura il doppio, vuol dire sicuramente che siamo di fronte ad una folle bolla speculativa, ma quelli che hanno studiato ad Harvard o alla London Business School , e che ora fanno i Ricercatori nei Reparti di Ricerca delle Grandi Banche d’Affari Sopra Nazionali, ti spiegano dettagliatamente, ma così profondamente, che è proprio corretta la valutazione di quel prezzo e finiscono con la raccomandazione: BUY (compra) e tu, per paura di perdere l’occasione della tua vita, mentre tutti gli altri si stanno arricchendo, che fai? Compri.  Poi succede una cosa qualunque, del tipo le torri gemelle e allora lo capisci che è colpa del terrorismo se i prezzi gonfiati dei titoli tornano improvvisamente per terra, dove dovrebbero stare.  Qualcuno ha venduto poco prima, e dalla tua ingenuità ci ha guadagnato bei soldi. Il parco buoi è stato tosato, ancora una volta.

Io preferisco pensare che esita una specie di forza di gravità finanziaria che, immancabilmente, solo questione di tempo ma riesce sempre ad avere il sopravvento, perfino della immensa forza della stupidità umana.  Naturalmente mi rendo conto di persona che è assai poco scientifico questo pensiero, quindi ti rispetto egualmente, se preferisci ignorarlo.



Non ci piace ascoltare una diversa verità, quando è scomoda. Preferiamo di gran lunga essere “rassicurati” nelle nostre “convinzioni”.  Fare attenzione, perché è un classico, che si ripete sempre : più dentro di noi iniziamo a dubitare della nostra convinzione e più facilmente ci beviamo le castronerie che gli esperti ci propinano. Perché ci rassicurano, nella nostra speranza. Non riusciamo a vedere le travi di incongruenza delle palesi lacune e contraddizioni nei loro “ragionamenti scientifici”, e ci consoliamo con la pagliuzza dei gufi, che si stanno perdendo la festa!

Ora osserviamo qualcun’altra delle tante sezioni specializzate delle Grandi Banche d’Affari Sopra Nazionali,che si occupano sempre dei mercati finanziari, ma da altri punti di osservazione, per capire bene di cosa sia fatta l’orgia di conflitto di interessi che le riguarda. Capiremo meglio quante possano essere le occasioni che offrono a loro, e solo a loro, informazioni privilegiate. Certo, è vietato dalla legge utilizzare quelle informazioni per fare profitti finanziari. Ma se le utilizzo nel momento giusto ci scappano tanti di quei soldi ma tanti di quei soldi che al Top Management della Grande Banca d’Affari conviene pagare multe miliardarie e chiudere un occhio su certi comportamenti di tutti quei comparti che sulla carta c’è scritto che non si devono parlare fra loro ma poi finisce chissà come che si parlano, si scambiano commenti, battute, e qualche informazione proibita, magari in un pub della City, fra un bicchiere di birra e l’atro, o in un locale alla moda di Manhattan, fra un bicchiere di champagne e una coppa di caviale. Le rare volte che ti beccano e fanno tanto clamore sui giornali che finalmente la giustizia trionfa. E scrivono regolamenti su regolamenti che non possono funzionare, come quelli che si illudono di risolvere i problema elevando immaginari chinese wall (insormontabili muraglie cinesi, nell’immaginario collettivo) fra un comparto e l’altro, che ti impediscono perfino di vederti, con il tuo collega dell’altro comparto.

La vuoi fare davvero una Riforma Strutturale di questa cosa qui, che risolva il problema alla radice? Non ci puoi girare intorno: devi afferrare il toro per le corna e fare esattamente quello che nella storia è sempre stato fatto.  Dopo, è stato fatto, purtroppo ; dopo che i buoi sono scappati dalla stalla (o sono stati piuttosto tosati, nel nostro caso). Fai allora la separazione non fra comparti di una stessa banca, che non può funzionare. Fai direttamente la separazione fra banche (tipo Glass Steagall act, come nel 1933, dopo la Grande Depressione). Metti da una parte le banche commerciali, che si occupano di prestiti e depositi. Dall’altra le Banche d’Affari e devi scegliere cosa fare da grande: se ti occupi di intermediazione non puoi giocare in proprio. Se vuoi fare marketing e dare consigli per gli acquisti, non puoi fare né intermediazione e né giocare in proprio. Se vuoi occuparti del collocamento e dei mercati primari, lascia stare i mercati secondari. E i derivati? Kaputt. Niet. Fine. Basta … che non se ne può più. Naturalmente, senza prenderci in giro, non è che speri che io ti lasci fare società diverse (anziché comparti diversi di una stessa società) e poi le prendi  e le metti tutte sotto un unico grande gruppo di società, no? E basta, falla finita.

Oggi, dietro immaginari e inutili muraglie cinesi che ci giri tranquillamente attorno (esattamente come hanno fatto i Mongoli quando hanno deciso di invadere la Cina), ci sono i comparti che si occupano di raccogliere gli ordini degli investitori e di eseguirli sul mercato (che, magari, vengono a sapere - prima di tutti gli altri - che un grosso investitore sta per comprare o vendere una grossa cifra di azioni proprio di quel titolo.  E ci sono comparti che speculano per conto proprio (il proprietary trading desk, che acquista e vende per conto della Grande Banca d’Affari Sopra Nazionale le stesse azioni che comprano e vendono i suoi clienti). Altri Comparti organizzano la raccolta collettiva del risparmio (mille euro da tizio, centomila da caio, cinquemila da sempronio, messi insieme  in un fondo comune di investimento, le cui scelte di acquisto o di vendita vengono prese da uno o più professionisti specializzati, che però leggono gli stessi Report ed i consigli per gli acquisti scritti da altri comparti della stessa banca. Mentre altri comparti ancora sono specializzati nella consulenza personalizzata per gli investimenti (personal banker che suggeriscono a singoli ricchi facoltosi ma anche a fondi istituzionali di altre banche, cosa comprare, a quale prezzo e quando).

Poi ci sono i derivative desk, specializzati a costruire e vendere prodotti “derivati” sui mercati finanziari. Che pure loro, i derivati, usati a dovere, fanno salire e scendere i prezzi dei titoli. E lo fanno con un potente effetto leva: investo 10 ma è come se avessi investito 1000. Che sono? ‘Na bomba. Vediamo. Tu vuoi investire su un determinato mercato (per esempio sei convinto che le azioni americane saliranno, magari come è scritto nei Report della Ricerca o come ti suggerisce il personal banker) ma non sai come fare e non hai tanti soldi? Ci pensa Zio. Quanto c’hai in tasca ? 10.000 euro? Pochi per andare fino in America, no? Mettili qui, sul banco. Scarabocchiamo un foglio di carta e premiamo un po’ di tasti su un computer e il gioco è fatto. Una firmetta, una dichiarazione che hai capito tutto e sei ben consapevole dei rischi e che puoi permetterti il lusso di perdere un sacco di soldi senza finire sul lastrico (ma di che ti preoccupi, a leggere ‘ste cose qui.. è come le ricette delle medicine … dai firma qui che i prezzi salgono, mentre perdiamo tempo). Ed è come se avessi investito 100.000 dollari nelle azioni americane. Bada bene, non 10.000 euro che avevi in saccoccia: dieci volte di più!  Fra un mese, un anno, come vuoi tu, andiamo a vedere cosa è successo a quelle azioni : sono salite ? Fai un sacco di soldi. Sono salite del 10% ? guadagni il 10% di 100.000 dollari ! bel colpo: hai raddoppiato il capitale. Tranne qualche spesuccia che mi prendo io, ma me la merito no? Le azioni americane sono scese del 5%? Mmm, brutta botta: hai perso un bel po’ dei tuoi 10.000 euro, ma lo sapevi, e lo hai pure scritto che ne eri ben consapevole. Ritenta. Magari facciamo una cosa diversa. Una opzione! Grande, lo decidi tu, sin dall’inizio, comprando un premio, tutto quello che puoi perdere, al massimo, se il mercato tracolla. Mentre se sale, del 10% ma anche del 30 o del 50%, guadagni una vera fortuna.

Quanto e come guadagna il Desk dei derivati? La spesuccia, nel primo caso, è tutto quello che guadagna il desk immaginando che, come vende il derivato al cliente, se ne va a comprare uno di segno opposto da un’altra banca, pagando giusto un po’ di meno. Ma se è una Grande Banca d’Affari Sopra Nazionale, la coperturadel rischio se la costruisce in casa, risparmiando un bel po’ dei soldi necessari a garantire il risultato al cliente. Materialmente : trasforma gli euro in dollari, compra le azioni americane e così via, risparmiando su ogni passaggio un piccolo margine. Così alla spesuccia si affiancano un po’ di “margini”. Occulti.  Certe volte, pensa un po’, capita che per trovare la copertura di certi rischi non mi devo neppure sforzare di andare a cercarla in giro che, guarda caso, quel rischio che ti vendo dentro a un derivato ce l’avevo proprio sui mie libri, o in quelli di un collega. 


E quanto più il derivato è complesso,tanto più diventa materialmente impossibile per il cliente capire due cose fondamentali : quale rischio corre, acquistandolo; quale dovrebbe essere il prezzo “giusto” per quel prodotto.

Non vi tedio con le complicazioni dei derivati complessi, mi limito a trasferirvi una informazione semplice: sono basati sulla statistica, e non più sull’algebra.

Si sforzano di calcolare il futuro, misurando il passato, e te lo vendono, quel futuro, al prezzo che dicono loro.

Decine di miliardi. Centinaia di miliardi. Migliaia di miliardi. Decine di migliaia di miliardi. Centinaia di migliaia di miliardi di questa cosa qui, in giro per il mondo, a intossicare tutto il sistema finanziario e, purtroppo, tutta l’economia reale, quella dei beni e dei servizi, che non ha più una lira.

Fermarsi a riflettere. Calcolare il futuro ? Misurare il passato?

Non stiamo parlando del moto degli astri, che sapienti popoli antichi sapevano misurare e prevedere con sconcertante precisione. Quel moto è determinato da leggi naturali. Le stesse leggi naturali scritte nell’infinitamente piccolo come nell’infinitamente grande. Non lo so se sono solo complicate, e non sono complesse e quindi ci puoi arrivare, anche se con molti passaggi matematici. Oppure se certe cose qualcuno le “vede” e basta. Ci riuscivano, e questo è certo.

Qui, invece, si parla dei prezzi dei titoli, il cui moto è determinato dal combinarsi delle scelte operate un po’ dai cervelli e molto dalla “pancia” di innumerevoli (molto innumerevoli) operatori in aspra competizione fra loro in tutto il mondo. Non necessariamente ragionevoli, magari furbi, spesso ingenui. Sono complesse (non complicate), nel senso che non esiste  matematica in grado di mettere insieme le troppe variabili che concorrono a determinare il risultato. Per questo li chiamano maghi: sono i famosi maghi della finanza, cos’altro! Sono ingegneri, naturalmente, mica ragionieri. Hanno il master. Se preferite, apprendisti stregoni.  

Chi, in questo campo, può essere ragionevolmente in grado di dire se quei calcoli non scientifici siano più o meno “corretti”? Non sentite anche voi lo stridio delle unghie delle Autorità che si arrampicano sugli specchi per “validare” scientificamente quei processi, quel modo di fare? Affermano di farlo. A partire dal Comitato di Basilea in giù, con una punta di sottile ipocrisia che pretende di rimandare le responsabilità di chi dovrebbe governare e controllare a chi, invece, è pagato per operare e guadagna premi, ricchissimi premi, se, e solo se, fa un maledetto utile; oggi, non importa come!

Quello che è certo, empiricamente certo e verificabile, se qualcuno volesse prendersi la briga di indagare (e, magari, confrontare con il concetto giuridico di truffa), è che nello stesso momento in cui ti vendono quella loro previsione al prezzo di 100 euro, registrano nei loro libri contabili una “valutazione” assai diversa: quel prodotto “vale”, magari, 90. Sempre secondo i calcoli fatti dall’ingegnere, e validati da altri ingegneri che, rigorosamente, sono collocati in altri uffici (sai, per evitare il conflitto di interessi). Vale 90; l’ho venduto a 100; ho guadagnato 10: il dieci per cento (10%) del capitale che tu, compratore, hai investito. Sì, hai capito bene, il dieci per cento del tuo capitale che tu investi sperando di guadagnare qualcosa di più del 3 per cento che ti darebbe, in alternativa, un titolo di stato della medesima durata di otto dieci anni. Ma che dici,  guido, no lo sai che il capitale è garantito, grazie agli interventi delle Autorità? SI, certo, fra otto dieci anni ti restituisco i tuoi 100 di capitale, tutti e 100. E ti pago pure un po’ di interessi, diciamo 1-2 per cento all’anno, secondo i miei calcoli che tu non puoi capire. Ma ogni anno, comprando magari 100 euro di un semplice titolo di stato a otto dieci anni che rende quel 3 per cento che a te faceva schifo, a me avanzano uno-due punti percentuali ogni anno che, moltiplicati per otto dieci anni, possono fare anche molto di più del 10%.  E poi c’è l’alea, la scommessa, l’indicizzazione; quel tanto di esotico che ci dice che, se si verificano alcune congiunture astrali sui mercati finanziari, il rendimento di quel titolo sarà molto più alto del 3 per cento. A volte, strano a dirsi, quelle congiunture si verificano. Raramente. Quanto basta a non farci capire più nulla.

Ce n’è di grasso da distribuire in quel 10% per convincere tutti della correttezza del sistema, eh !



Sono pagati profumatamente per strutturare i prodotti. Ma tanto profumatamente che riescono a convincersi che il metodo è, a modo suo, scientifico. Ed anche quelli pagati per verificare che tutto sia corretto sono pagati bene. Un po’ meno, ma a sufficienza. Mi è rimasto impresso un articolo di molti anni fa dell’Economist, che riportava il “premio di produzione” medio distribuito dalla filiale londinese della Goldman Sachs a tutti i suoi operatori : 500.000 sterline in un anno.  Oggi, Goldman Sachs spende per remunerare il suo personale 17 miliardi di dollari in un anno. Sono sufficienti? Oggi, negli organismi sopra nazionali che studiano come rendere efficaci i controlli, e verificare la “scientificità” del sistema, capita che ci finiscano persone addestrate da Goldman Sachs (o da una qualsiasi delle Grandi Banche d’Affari Sopra Nazionali).

Accenniamo brevemente alla crisi dei mutui sub-prime. Ci scriverei un libro intero, ma qui andiamo di fretta. Solito problema : tecnico/palloso ma, vi garantisco, entra nelle nostre vite e nel futuro dei nostri figli. Concentrazione e sforzo.

Parliamo della crisi che, nell’immaginario collettivo, a causa del fallimento della Lehman Brothrs (questa la narrazione), ha avvelenato l’economia reale in tutto il mondo occidentale scatenando la peggiore crisi dal dopoguerra (questa, purtroppo è realtà), se non proprio quella che si deve ancora rivelare come la peggiore crisi di tutta la storia del mondo capitalistico (questa è una previsione, mia e di tanti altri).

Siamo in Usa, anni fine novanta e inizio del nuovo millennio. Io ti offro un mutuo per comprare una casa. Non te lo puoi permettere? Ci pensa Zio. Ti do un mutuo dove per due o tre anni paghi poco, ma veramente poco, che te lo puoi permettere anche tu che sei un sub-prime (tecnicamente, uno che viene ritenuto da tutti gli altri non in grado di restituire quel prestito). Cosa succede dopo i primi anni? La rata sale. Matematica : mi devo riprendere dopo i soldi che ti ho “regalato” prima, giusto no? Si ma come farò a pagare? Non ti preoccupare: prima di allora, hai due possibilità : o ti vendi casa, che tanto i prezzi delle case salgono sempre (ricordate? La gravità non esiste, in finanza), ripaghi il mutuo e ti avanzano dei soldi. Oppure, se ti vuoi tenere la casa, io ti darò un nuovo mutuo per la differenza di valore della casa e, tranquillo, rate iniziali molto basse. E poi ricominceremo, fino a quando la casa che ti sei comprato non sarà tutta tua, e te ne potrai comprare un’altra.  

Come ormai sappiamo, per molti anni, effettivamente le cose vanno proprio in questa maniera: i prezzi delle case salgono, i mutui vengono rinegoziati, e se ne fanno di nuovi e si va avanti. L’illusione fa mettere le mani in saccoccia; i soldi che ne escono sostengono materialmente i prezzi e gonfiano l’illusione; i prezzi che salgono giustificano ed alimentano l’illusione e fanno mettere tante mani in saccoccia. I gufi stanno in terza o quarta pagina e si perdono la festa. Circolo “virtuoso”. I furbi sono sempre convinti che sì, qualcosa può andare storto, ma non a me. Se no, che furbo sarei?

Fino a quando ? Fino a quando la forza di gravità non riesce a superare l’incredibile forza della stupidità umana, e riporta tutti per terra. I prezzi delle case rallentano. ATTENZIONE, non c’è bisogno che inizino a scendere i prezzi delle case per mandare all’aria il castello. E’ sufficiente che salgano più lentamente di prima … e tutto crolla.

Come facevano a non vederlo?  Letteralmente, non lo vedevano, pensavano ad altro.

I procacciatori di affari quelli che mettevano in contatto i clienti sub-prime con le banche che erogavano i mutui, non avevano nessun bisogno di vederlo, loro incassavano una ricca commissione e sparivano.

Le banche che erogavano i mutui chi lo sa se ci pensavano, intanto si liberavano del rischio, vendendo i loro crediti (mutui erogati  a persone sub-prime, quindi ritenute generalmente non in grado di ripagare il debito) a qualcun altro. A chi? A qualcuno con soldi sufficienti da investire e sufficiente ingenuità da non vedere.

Ma come è possibile? Oh, a questo scopo ci sono sempre il gatto e la volpe. Maestri sopraffini. Quale è stato il ruolo delle varie Grandi Banche d’Affari Sopra Nazionali (Goldman  Sachs, Lehman  Brothers, J.p.Morgan Chase e altri)? Semplice : “strutturare” i prodotti per non permettere al compratore di capire né il rischio né il prezzo.

Che vuol dire strutturare? Prendere un derivato complesso (dove “complesso” sta a significare, come ci spiega scientificamente la teoria della complessità, che non esiste matematica in grado di mettere ragionevolmente insieme tutte le troppe variabili in grado di influire sul risultato finale) e infilarlo dentro un titolo. Nello stesso titolo ci stanno dentro anche tanti ma tanti crediti sub-prime.  Che vengono così venduti nel “pacchetto” (un po’ come quelli di una volta, quei “pacchi” che facevano a Forcella gli scugnizzi pe’ campa’) senza che il compratore abbia alcuna possibilità materiale di capire cosa ci sia realmente dentro. Ma, prima di essere venduti, quei pacchetti ricevono una certificazione di qualità ufficiale: la tripla AAA concessa dalle Agenzie di Rating, dove tripla AAA si legge, in finanziariese, come rischio bassissimo, probabilità di default pari a zero.

E’ come se il Capo dei Vigili Urbani di Napoli mettesse un timbro sui pacchi di Forcella che ne certifica la “bontà e qualità”.

 Chi sono i compratori? Ingenui turisti per caso? Nossignori. Sofisticati traders, responsabili degli investimenti di una pletora sconfinata di “investitori istituzionali” : fondi pensione, fondi comuni di investimento, banche commerciali, banche universali (cioè che fanno anche finanza e giocano con i derivati). L’intero sistema bancario ombra … di tutto il mondo.  Tutto il sistema finanziario del mondo occidentale, quello evoluto, quello civile, quello che oggi possiede e manovra le leve di governo dell’economia politica, è letteralmente impestato di questi titoli. Se l’è comprati, se l’è bevuta. C’erano sulle riviste specializzate che circolano nel mondo della finanza diversi gufi e qualche casalinga di Voghera. Ma, si sa, loro si stavano perdendo la festa.
In che senso, una festa? Mettiti nei panni di un investitore professionista, che deve investire cento euro e, più riesce a far fruttare quei cento euro, più alto sarà il suo premio (che comunque è più alto del suo stipendio). Può scegliere fra un titolo di stato che rende 3 per cento ed è valutato ufficialmente una sola A (quindi un po’ di rischio, ufficialmente, lo contiene), oppure, in alternativa,  uno di questi bei titoloni dal nome esotico (mica c’è scritto sopra : mutui sub-prime !) che rendono 5 % (quindi rendono più del titolo di stato) e vengono ufficialmente valutati tripla AAA (quindi rischio zero, meno rischio del titolo di stato che, giova ricordarlo, allora era considerato per eccellenza il titolo privo di rischio!). Non stai lì a domandarti per quale cavolo di motivo sia possibile che un titolo che rende tanto sia meno rischioso di uno che rende poco. Ti spicci a comprarlo prima che l’occasione sfumi. Quick brain,vengono definiti: cervello veloce. Devi fare in fretta. Perché, visto che lo comprano tutti, il prezzo sta salendo!



Veramente una bomba, ‘sti derivati. Più esattamente, una bomba ad orologeria: non appena passano i due o tre anni iniziali e la rata piccola si trasforma in una rata grande, se i prezzi delle case non sono saliti a sufficienza per poter permettere la rinegoziazione del mutuo, il cliente sub-prime inizia a non pagare. Matematica. Che ti aspetti? Non era buono per pagare una rata normale, come cavolo pretendi che possa pagare una rata più alta del normale? Esattamente come i gufi, assieme alla casalinga di Voghera, avevano immancabilmente avvisato: se sono sub-prime, quelli non pagano. Lo dice perfino il nome. Ma il gioco è sottile, e sopraffino. Un po’ di clienti che non pagano, mescolati a tanti altri che ancora stanno pagando, sono un piccolo problema, che non arriva ad influenzare il prezzo del titolo. Per settimane, per mesi, per anni. Cresce il numero delle persone che non pagano, ma il prezzo del titolo, che rappresenta la certezza che tutti pagheranno, non ne vuole sapere, di scendere.  Tanto lo fanno loro, il prezzo del titolo. E tu che ne sai quanto vale, realmente? Tu cliente, tu controllore, tu Autorità che hai scritto quei regolamenti ipocriti?


(Piccola parentesi: sapete come viene chiamata in “finanziariese”, con termine ripreso anche nei documenti ufficiali e nella stampa specializzata, la percentuale di prestiti non rimborsati - mutui o carte di credito - ?
Delinquency rate. Letteralmente: tasso di delinquenza. Delinquenti, dal loro punto di vista, sono definiti i debitori che non pagano il mutuo! George Orwell era un grande).

Cresce dunque il delinquency rate, ma i prezzi non scendono, come dovrebbero, anzi, salgono.  Per due ragioni precise. Una, abbastanza scabrosa, l’abbiamo vista : la quantificazione del prezzo viene fatta dalle stesse persone e con gli stessi procedimenti “scientifici” che pretendono di applicare la matematica a materie complesse (contraddizione in termini).  In parole povere: ci scrivono quello che vogliono nel campo “prezzo”.  Poi si scambiano sul mercato un milione di dollari di quel titolo, al prezzo che hanno “pubblicato”, e “giustificano” pure con l’evidenza empirica, erga omnes (controllori inclusi) che il prezzo è proprio quello: un prezzo vero, di mercato!  E con quel prezzo ci valutano “al prezzo di mercato” le posizioni di miliardi di dollari che hanno sui libri. E ci prendono i bonus. Finché la gravità non ha il sopravvento.

L’altra ragione merita un approfondimento. Perché riguarda tutta la finanza, non solo questa “complessa”. Riguarda anche quella semplice, quella apparentemente “trasparente”. Questo che sto per dirvi  è l’ABC della teoria finanziaria. Se vi è ben chiara, nessuno mai riuscirà a fregarvi.

Cosa determina, in realtà, il prezzo di un qualunque investimento finanziario?

La teoria scientifica ci indica un solo faro: quello che investi oggi deve procurarti un flusso di reddito domani. E siccome “del doman non c’è certezza” questi redditi futuri sono Sempre incerti e rischiosi. Purtroppo la mente umana che si suppone razionale tende non solo a sottovalutare il rischio ma perfino a ignorare le cose che sa, ma risultano scomode.  Sappiamo che il futuro, noi umani, non lo sappiamo leggere.  Ma  accettiamo tranquillamente l’idea che i maghi della finanza quel futuro riescano addirittura a calcolarlo.

Tutto lo sforzo della finanza speculativa, infatti, è volto a “misurare”  e confrontare con rigore scientifico le possibili alternative di investimento, con in mente un criterio semplice e intuitivo: Più sono incerti e rischiosi i flussi futuri, e più devono essere alti, come ritorno sull’investimento, per compensarmi del  rischio più alto. Sembra così logico e intuitivo che ci dimentichiamo che è letteralmente impossibile misurarlo.

La realtà, infatti, ci dimostra quello che la logica si aspetta : il prezzo “teorico” e futuro che qualcuno ha calcolato e ti ha venduto,  non coincide mai e poi mai  con quello pratico, che si verifica quando il futuro diventa presente, e allora lo puoi vedere con i tuoi occhi.

La realtà è che, fuori dalla pretesa scientifica, sul mercato vigono regole più semplici, molto pratiche, che ignoriamo, solo perché scomode. E si applicano a tutti i titoli e a tutti i derivati :
Il prezzo (di oggi) viene fuori sempre (e solo) dall’equilibrio fra quantità domandate e quantità offerte. Insomma : è la quantità di denaro che sta nelle saccoccie di chi “vuole” comprare il titolo, e che viene posta sul banco degli acquisti, confrontata con la quantità di denaro che “è disposto” a ricevere il venditore in cambio del titolo che determinano  - matematicamente -  il prezzo di un titolo. Null’altro.  Risentono, abbastanza matematicamente, degli afflussi o i deflussi di imponenti risorse finanziarie che qualcuno (potente) indirizza, perseguendo propri scopi, in un determinato momento, verso questo o quel titolo. Le ragioni e le cause che determineranno domani la scelta delle quantità domandate e offerte domani, invece, non le puoi prevedere. Ma le puoi conoscere, naturalmente, se hai informazioni privilegiate che la legge ti vieta di usare ma, se le usi, ci guadagni tanti ma tanti di quei soldi che conviene pagare multe miliardarie se qualche volta ti beccano.

Torniamo ai prezzi dei titoli strutturati che dovevano scendere ma salivano, spinti dalle “quotazioni artificiali” e dalla quantità di domanda di quei titoli che, all’apparenza, rischiano poco, pagano tanto, e salgono, salgono che è un piacere, come i prezzi delle case, che sì, hanno rallentato, ma stanno sempre salendo. Il gioco paga, e paga bene. E siccome ci sono rimasti pochi mutui per strutturare nuovi prodotti che tutti gli investitori istituzionali del mondo ti chiedono e strapagano, perché rinunziare alla festa?  Lo sai, no: ci pensa Zio! Un bel derivato sui derivati, usando il famoso effetto leva, e la moltiplicazione è fatta: 10.000 dollari di mutuo bastano ad alimentare un titolo da 100.000 dollari. Ti serve di più? Facciamo di più. Un milione di dollari.

In fisica e in natura nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma. La finanza non pretende di essere diversa. Sei solo tu, investitore specializzato strapagato che ci hai creduto, che dai debiti di persone in difficoltà ne potesse uscire ricchezza per tutti. Le Grandi Banche d’Affari Sopra Nazionali lo sanno bene. Anche qui c’è un detto un po’ volgare ma illuminante, in finanziariese : “shit in, shit out”: se dentro una cosa ci metti la merda, ne può uscire solo merda. Se lo dicevano mentre vendevano questa roba a tutto il mondo. Loro non "ignoravano" affatto.

Quando la forza di gravità è arrivata a colpire i prezzi delle case, negli USA, fine 2006 inizio 2007 il nodo si è minacciosamente affacciato al pettine. E qui, con perfetto tempismo, come nei migliori film di Holliwood, proprio mentre tutto sta per crollare e travolgere il mondo intero,  è intervenuto, finalmente, il Governo degli Stati Uniti d’America, con tanto di cavalleria e/o Marines, punendo i colpevoli e salvando i giusti. Un classico. Chi sono i cattivi? Potenza dei “segni”, delle parole, che modificano la realtà. Lo dice il nome, chi sono i cattivi: quelli del delinquency rate.  Ma talmente delinquenti che, non pagando le rate del mutuo, rischiano di mandare in rovina mezzo mondo. E volevano pure comprarsi una casa, magari di lusso, sporchi neri e volgari hispanici. Ci credo che vi odiano, gli americani per bene.  La casa, naturalmente, gli è stata tolta. Dalla legge.

Cosa è successo al gatto e alla volpe? Impiccati ed esposti al pubblico ludibrio, o ridotti in miseria, come nella favola di pinocchio? No, dai, un po’ di comprensione. Va bene, perdoniamoli. Ma, almeno, sono stati spezzati una volta per tutte tutti quei Meccanismi che permettono a differenti comparti delle Grandi Banche di Affari Sopra Nazionali  di avere informazioni privilegiate e di usarle a piacimento in un’orgia di conflitto d’interessi  che anche un cieco vede e che viene, sistematicamente, usata per fare cose che in un mercato legale non si possono e non si devono fare? No, dai, un po’di comprensione.

Senti, facciamo così : ne prendiamo una a caso, la Lehman Brothers (che il capo ci sta pure un po’ sulle palle) e la facciamo fallire. Così sono salvi i sacri principi del capitalismo e possiamo sempre dire di aver punito un colpevole. Ma mica fallire nel senso di fallire, che hai capito. Si dice fallire, ma in realtà la Lehman Brithers non sparisce mica: se la compra un’altra Grande Banca di Affari Sopra Nazionale, perpetuando quel processo di concentrazione del potere tanto caro al capitalismo. J.P.Morgan Chase è disponibile. Con quali soldi? Ci pensa il Grande Zio, questa volta: il Governo. E la Fed. Per i “giusti”, i soldi ci sono sempre.  Sempre ci saranno.
Anche in America ci sono i “pantalone”.

La narrazione: se fallisce una grande banca, scoppia una crisi economica devastante. Lo vedete anche voi, con i vostri occhi, che sta succedendo? SICCOME è fallita una grande banca, gente che perde la casa, gente che perde il lavoro. Mai più. Per carità, far fallire le banche.

Veramente la casa la perdono quei poveretti che sono sati ingannati. Zitta tu, casalinga, che ne vuoi sapere?

E’ bene che la gente non conosca la realtà, e continui  a credere che la crisi dell’economia sia una conseguenza diretta del fallimento di una banca. Perché in questo modo, quando il Grande Zio dice che dobbiamo mettere mano al portafoglio e salvare una banca, lo facciamo rassegnati. Incazzati, ma spaventati dalle conseguenze che (ci hanno narrato) conseguono inevitabilmente alla scelta diversa: di non salvarla. 


Non abbiamo forse toccato con mano che dopo il (falso) fallimento della Lehman Brothers c’è stata una lunga, prolungata e dolorosa crisi economica ?

Lehman Brothers non è fallita, è stata incorporata. I titoli strutturati pieni di mutui sub-prime, per quel che si sa, potrebbero stare tranquillamente in giro per il mondo, infilati in chissà quale struttura derivata dai nomi fantasiosi. Nei portafogli degli investitori istituzionali, fondi pensione, fondi di investimento, banche commerciali, grandi banche universali, sistema bancario ombra. In tutto il mondo occidentale. Il sistema bancario tedesco è fortemente esposto. Il veleno continua a diffondersi, oggi, nel 2017, e negli anni a venire. Mescolato ai tantissimi veleni più o meno simili che si “creano” e si diffondono per centinaia di migliaia di miliardi, nello scintillante mondo della finanza sopra nazionale.

Io sono convinto, e non credo di essere il solo, che siamo di fronte alla più grande bolla speculativa della storia del capitalismo. Penso che la stupidità umana stia ancora avendo la meglio sulla forza di gravità. Interpreto il troppo dolore che oggi è diffuso da scelte di politica economica “criminali” come conseguenza inevitabile e diretta dello sforzo di mantenerla in piedi. Ci sono interessi, nel mondo, troppo grossi per permettere a tutta quella ricchezza di carta di dissolversi nel nulla come meriterebbe e come, prima o poi, comunque, dovrà fare.



Rifletti : si tratta, comunque, di numeri su computer. NIENTE ALTRO CHE NUMERI SU COMPUTER.
Se davvero il problema ti spaventa, li cancelli, assieme ai problemi; pulisci i bilanci di tutto il sistema finanziario del mondo; li sostituisci con numeri nuovi, scritti sui computer dalle banche centrali, quel tanto che basta a salvare gli innocenti e punire i colpevoli. E il mondo torna a ragionare. Perché non lo fanno? Hanno altri obiettivi.


Il mondo della finanza, fatto di banche centrali, grandi banche d’affari, banche commerciali, grandi banche universali e sistema bancario ombra, ha oggi un bisogno assoluto di un paio di cosette per continuare indisturbato a fare quello che fa. Magari solo ancora per un po’ di tempo, prima di implodere sotto il peso della forza di gravità. Il tempo necessario a trasformare la ricchezza di carta ( destinata a svanire) in beni reali, i nostri beni reali. Quelli che, dopo l’inevitabile crisi della finanza, il loro valore lo vedranno aumentare, non certo svanire nel nulla.

Il “paio di cosette”:

1) ha il bisogno, vitale, della globalizzazione (niente barriere di alcun tipo al movimento dei capitali).

2) ha il bisogno, vitale, della sospensione (se non proprio della fine) della democrazia.

E  c’è ancora qualcuno, su questa terra, oggi, che si sente più protetto dai “Mercati Finanziari”, piuttosto che dallo Stato. Avevo promesso che vi avrei provocato, senza mai offendere. Quindi mantengo la parola e non giudico ma, vi prego: giudicatevi da soli.

L’Economia  è Politica, o non è.

Chi vi parla di economia e si scorda di dirvi che le scelte che riguardano la collettività sono, per natura, scelte politiche (della polis, di tutti, nostre), vuole solo difendere l’economia di mercato capitalistica e “democratica”. E non mi interessa neppure la buona o la mala fede. Quello che conta, è capire che è falso. Macroscopicamente falso. Se proprio dovessimo sforzarci di immaginare una economia che non è politica, ecco, dovremmo coniare un nuovo termine e avviare un nuovo corso di studi : L’Economia Eremitica. L’economia dell’eremita, che non ha relazioni sociali, è l’unica economia che possiamo immaginare come non politica. 

Naturalmente, vale anche all’inverso : la Politica  è  Economia. Cura dei beni comuni.

L’economia, senza la responsabilità della politica, è una fregatura.  Esattamente come la politica che non può gestire l’economia, è un controsenzo imperdonabile.

Pensare di riuscire a fare una buona Economia Politica dentro il sistema finanziario privato e sopra nazionale, che è concepito per fare soldi con i soldi e ha bisogno di togliere di mezzo lo Stato - che è concepito per difendere il nostro bisogno di esseri liberi  - è sbagliato.

E’ folle.

Però è quello che facciamo.


Prima di proseguire il ragionamento, dobbiamo capire meglio cosa sia, realmente, lo Stato che ci è diventato antipatico perché  mi sa che lo conosciamo poco.

Prima di affrontare l’argomento, però, per finire di parlare di economia, dobbiamo capire meglio in che cosa consiste l’economia “capitalistica”, “di mercato”.



Pensierino della sera

Non so se riesco a farvi capire quello che in me appare come una verità sconcertante e lucida: Se abbiamo la certezza che il futuro non può essere certo, allora che senso ha usare la scienza matematica per calcolarlo e venderlo? Non appare forse chiaro anche a voi che tutti gli sforzi fatti per farci credere che qualcuno riesca veramente a calcolare il futuro con un computer, servono esclusivamente a  convince noi ingenui, che chiediamo a loro consiglio su come far fruttare al meglio i nostri risparmi, a comprare proprio quella promessa di elevata probabilità di un succoso guadagno? E se quello che ci racconta del succoso guadagno, mentre ce lo vende, quel futuro, impacchettato in un prodotto dai nomi affascinanti,  ci registra contabilmente un sostanzioso immediato guadagno, non sta forse usando artifizi e raggiri che a noi procurano un danno economico e a qualcun altro un ingiustificato profitto, figlio solo di quella illusione? Perché, se è vero, questa è truffa.

Art. 640 del codice penale. Truffa

"Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032.
La pena è della reclusione da uno a cinque anni e della multa da euro 309 a euro 1.549:

2 bis) se il fatto è commesso in presenza della circostanza di cui all'articolo 61, numero 5).
(aggravanti generiche)
Il delitto è punibile a querela della persona offesa, salvo che ricorra taluna delle circostanze previste dal capoverso precedente o un'altra circostanza aggravante".


Non ci sono forse sufficienti circostanze aggravanti per obbligare la magistratura a procedere d’ufficio contro un intero sistema che sembra associarsi per delinquere e che, comunque, ne trae un profitto ultramiliardario ai danni della collettività intera, con questa truffa dei derivati? 


Link a Capitolo VII 

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