ISTRUZIONI PER L'USO

IL TALLONE D'ACHILLE è pensato per scrivere libri, direttamente su questo blog. Qui comincia l'Eredità di Michele, l'ultimo scritto. Il precedente è stato interrotto, si vede che doveva maturare. Qui trovate IL primo LIBRO, col suo indice ed i post che lo compongono.
I "libri" raccolgono commenti, critiche e suggerimenti di chiunque voglia partecipare con spirito costruttivo. Continuano un percorso iniziato con le Note scritte su Facebook , i cui contenuti sono ora maturati ed elaborati in una visione d'insieme, arricchiti da molti anni di esperienze diverse e confronti con persone diverse.

I Post seguono quindi un percorso logico che è bene conoscere, se si vuole ripercorrere il "discorso" complessivo. Naturalmente è possibile leggere singoli argomenti ai quali si è interessati. Argomenti spot - che spesso possono nascere dall'esigenza di commentare una notizia - saranno trattati in pagine dedicate.

Buona partecipazione!


martedì 26 dicembre 2017

CONTRUBUTO AL PROGRAMMA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

Vale per la Lista del Popolo per la Costituzione, nella quale sta dando il mio contributo a definire il programma.

Ma può valere, egualmente, per chiunque abbia intenzione di restituire dignità alla Politica, e libertà d'azione al popolo italiano.

                                                                          * * *

Grato a tutti per l’evidente volontà di superare le apparenti incomprensioni, proseguo nei ragionamenti volti ad integrare le proposte in campo economico.

Credo che un movimento che nasce richiamandosi al gioco degli scacchi, con “la mossa del cavallo”, debba sforzarsi di immaginare molte possibili mosse future dell’avversario. Ponendosi domande, cercando risposte chiare e convincenti per tutti.

Possiamo scegliere di accontentarci di slogan, oppure fare uno sforzo enorme: approfondire la conoscenza della realtà, consapevoli che il livello di complessità
richiede fatica, pazienza, capacità di ascolto e di riflessione.

Non è forse questo che può distinguerci in un panorama politico dove l’offerta appare superficiale e incapace di incidere?


La convergenza è possibile: su una cosa, in campo economico, siamo tutti d’accordo: se la moneta non torna a circolare nell’economia reale in maniera fluida, dalla crisi non si esce. Se lo Stato non può governare le leve della politica economica, che servono a creare la moneta e a farla circolare nell’economia reale, attraverso le politiche di bilancio, la Politica è disarmata. Tanti buoni propositi, sono vanificati.

La nostra Costituzione è fondata su un intervento importante dello Stato nell’economia, mentre le regole dell’Unione europea lo impediscono, letteralmente e materialmente.

Lo impediscono
consegnando la creazione e la distribuzione della moneta ai mercati finanziari, che sono sostanzialmente privati e sopra nazionali, ed impedendo le politiche di bilancio, obbligato ad un insensato pareggio.

In queste condizioni,
siamo tutti ostaggi dei ricatti che i mercati finanziari possono operare in qualsiasi momento.

Se una proposta politica vuole essere concreta, deve allora risolvere due problemi, entrambe titanici:

1) dobbiamo smontare i meccanismi del ricatto per mettere lo Stato in grado di intervenire nell’economia,
sapendo però che le regole dell’Unione europea sono concepite per impedirlo, sapendo che i mercati finanziari hanno oggi il coltello dalla parte del manico. 
Il confronto, almeno negoziale, è inevitabile.

2) dobbiamo convincere i cittadini italiani che le proposte avanzate possono davvero migliorare drasticamente le loro condizioni, e lo possono fare senza portarci in guerra. Il convinto sostegno popolare è
presupposto necessario per l’efficacia di qualsiasi  negoziato.

Noi tutti sappiamo, e non possiamo ignorare, che sul tema dei rapporti con l’Europa il popolo italiano è confuso e diviso.

C’è chi vuole discutere con l’Unione europea per modificarla dal di dentro, e chi, invece, non vede l’ora di spezzare gli attuali legami istituzionali. Questi ultimi, poi, si suddividono ancora: fra coloro che auspicano il passaggio agli Stati Uniti d’Europa, ed altri che preferiscono costruire rapporti pacifici fra Stati nazione, politicamente indipendenti. 

Siamo bravissimi a dividerci, e lo facciamo con grande passione.

Mentre noi ci dividiamo, però, diventiamo più poveri, mentre gli stranieri si organizzano in maniera mirabile e ci spogliano delle nostre ricchezze. Non le vediamo le nostre ricchezze pubbliche e private passare silenziosamente e continuamente di mano, per finire in mani straniere?

E’ necessario allora un patto, fra tutti noi. Un armistizio. Un impegno a congelare il discorso interno sui rapporti futuri con l’Europa, quel tanto che ci permetta di concentrarci su un presente che pretende attenzione, lucidità e fermezza immediate.

Per farlo, dobbiamo distinguere, e iniziare a SEPARARE, nettamente, i rapporti con i paesi europei, che tutti vogliamo pacifici, anche se li immaginiamo diversi, ed i rapporti con i mercati finanziari. Ai quali, possiamo certamente dire, nessun italiano tiene invece particolarmente, tranne, forse, qualche miliardario direttamente interessato, e verso i quali è facile convogliare il giusto risentimento popolare, semplicemente alzando i veli che li nascondono e li proteggono.

Se i sentimenti degli italiani verso l’Europa sono ambigui, è perché a pochi è chiaro quanto l’intero castello istituzionale dell’Unione europea (da non confondere con gli Stati europei ed i loro popoli) sia
profondamente inquinato dai rapporti incestuosi con la finanza privata e sopra nazionale

Quale che sia l’obiettivo finale di ognuno di noi (stati nazionali, UE riformata, Stati Uniti d’Europa), è allora evidente un interesse comune a chiarire i termini di questo incesto, denunciarlo con chiarezza, smontarlo. 

Il nostro obiettivo diventa quindi quello di mostrare l’inquinamento, svelando i meccanismi attraverso i quali i mercati finanziari ricattano interi Stati;  gonfiano il valore dei titoli e dei derivati; condannano l’economia reale a languire nella crisi.
Per arrivare a smontare quei meccanismi, con proposte concrete, e liberarci dal ricatto.

A quel punto, e solo a quel punto, sarà possibile tornare ad affrontare definitivamente i temi lasciati in sospeso, che oggi ci dividono,
forti della serenità e della posizione di forza riconquistata.

Se ci riusciamo, avremo reso giustizia non solo al popolo italiano, ma a tutti i popoli del mondo globalizzato, perché tutti, oggi, sono ostaggio di quella follia che la finanza sopra nazionale è diventata:
quei popoli, sono nostri potenziali alleati, e dobbiamo saperlo.

Dunque, all’opera.

Le proposte che presenterò in margine a questo documento, che sono coerenti con il Manifesto e l’Appello, non vogliono essere “alternative” a quelle già presentate da Alberto Micalizzi, da Franco Trinca e da altri, sul sito. Anzi, le completano e le rafforzano. Il lavoro di squadra è iniziato, l’obiettivo è comune, ed il quadro si va delineando con sempre maggiore chiarezza. 

Detto per inciso, l’idea di usare la CDP come banca pubblica al servizio della Politica, esattamente come la Germania usa la KFW (e da poco come la Francia usa la BPI), come anche l’idea di utilizzare monete complementari per sopperire alla scarsa circolazione dell’Euro, sono in realtà idee che da anni circolano sui tavoli di chiunque cerchi soluzioni intelligenti. Io stesso le ho inserite a suo tempo in un ventaglio di proposte compilate insieme ad un gruppo di economisti, appositamente predisposte per i parlamentari neoeletti nel 2013 nelle file del M5S. Quindi le condivido. Ritengo però importantissimo  integrarle e rafforzarle.

Dobbiamo infatti diventare inattaccabili, partendo da una analisi corretta e prevedendo le necessarie contro mosse.

Chi ha una conoscenza dei meccanismi che compongono il puzzle, deve condividerla. Per questo chiedo ad Alberto uno sforzo ulteriore, su questo fronte. Metta a fattore comune le sue competenze e ci aiuti a capire meglio come funzionano i mercati.

Da parte mia, posso mettere a disposizione anche l’esperienza mia personale e diretta, in materia, essendo stato Responsabile del Servizio di Direzione Generale dei Mercati Finanziari della BNL, con competenze in campo internazionale, ed avendo ricoperto varie altre cariche, nei mercati, che mi hanno messo in grado di vedere dal di dentro la finanza, nascere, crescere a trasformarsi in un mostro, dal 1981 al 2007. L’ho potuto fare da un certo livello, oserei direi elevato.

Confesso che la maggior parte della comprensione dei legami fra le norme dei trattati, quelle nazionali, i regolamenti internazionali pubblici e privati ed il funzionamento dei mercati, che sono composti da vari soggetti, di natura e dal “peso” anche diversissimi, mi è arrivata in maniera molto più chiara e completa dopo. Quando da quel sistema sono uscito. E quando, dopo essermi disintossicato in campagna per lungo tempo, ho avvertito il bisogno di tornare a studiare i trattati, le norme ed i regolamenti, favorito da una laurea in giurisprudenza con il massimo dei voti e dalla profonda esperienza personale, per far quadrare i conti che non tornano con quello che ci succede intorno e non può non essere denunciato.

Eppure so che non è completa, quella conoscenza, e per questo chiedo, con umiltà, di unire gli sforzi.

        * * *

Riporto in estrema sintesi quanto elaborato dettagliatamente e pubblicato su internet ( vedi : il Tallone d’Achille -  https://tallonedachille.blogspot.it ) per descrivere la situazione, con un lavoro iniziato sei anni fa.  

Partiamo da una constatazione: l’Italia è debole, politicamente, ma è ancora ricca. Molto ricca. Economicamente e perfino finanziariamente.

Non lo dice Guido Grossi, ma lo dice ufficialmente la Banca d’Italia, con parole chiarissime.  Cito testualmente dal bollettino del 2014 sulla ricchezza delle famiglie italiane : 

Nonostante il calo degli ultimi anni, le famiglie italiane mostrano nel confronto internazionale un'elevata ricchezza netta, pari nel 2012 a 8 volte il reddito lordo disponibile; tale rapporto è comparabile con quelli di Francia, Giappone e Regno Unito e superiore a quelli di Stati Uniti, Germania e Canada. Il rapporto fra attività reali e reddito disponibile lordo, pari a 5,4, è inferiore soltanto a quello delle famiglie francesi; relativamente basso risulta il livello di indebitamento (81 per cento del reddito disponibile), nonostante i significativi incrementi dell’ultimo decennio. “

qui il testo integrale: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/ricchezza-famiglie-italiane/2014-ricchezza-famiglie/suppl_69_14.pdf

Le pubblicazioni degli anni successivi confermano gli ordini di grandezza, sebbene, purtroppo, cambia il livello della chiarezza espositiva ed è drasticamente rallentato il flusso delle informazioni (peccato !).

La ricchezza privata al netto del debito del settore privato è pari a
oltre tre volte l’intero debito pubblico, seppure questo sia esploso negli ultimi anni. Le stime dell’Istat sono perfino superiori a quelle di Banca d’Italia.

Contiamo su un Patrimonio pubblico difficile da misurare, ma si pensi al valore immenso dei beni culturali. Mentre qualcuno nella società civile si sta impegnando meritoriamente a studiare la situazione, i politici sono impegnati a svenderlo.

Osserviamola meglio, allora questa ricchezza, in dettaglio, nell’ultimo quadro riassuntivo pubblicato da Banca d’Italia (riquadro allegato)





























Noi italiani i soldi li lasciamo depositati in conto corrente (me compreso), anche se sappiamo, ma non tutti lo hanno ben capito, che attraverso la procedura del bail in ce li possono sequestrare. Hanno pianificato di venirseli a prendere, e intendono usarli per coprire le voragini nascoste nei bilanci del sistema bancario privato ed internazionale. 

Leggendo questo studio della Boston Consulting Group, primaria azienda sopra nazionale della consulenza finanziaria, che consiglia i principali  governi, le società multinazionali e gli organismi sopra nazionali, si capisce chiaramente che il debito totale nel mondo è immenso, è ingestibile, è soprattutto un debito PRIVATO e non pubblico, come noi tendiamo a credere. La proposta di BCG, concepita nel 2011, è oggi in corso di attuazione: usare la ricchezza delle famiglie per salvare il sistema finanziario.

Qui l’articolo completo: https://www.bcg.com/documents/file87307.pdf

E’ per questo che l’Italia è - per gli stranieri - un paese estremamente interessante, alla luce di quell’intendimento!

Continuiamo a vedere cosa altro ci facciamo con i nostri risparmi, per verificare se li stiamo proteggendo abbastanza.

Ci compriamo titoli speculativi, spesso esteri! D'altronde, spendiamo 100 miliardi all’anno in scommesse e gratta e vinci, sponsorizzati dalle TV di Stato, e impazziamo per i Bitcoin! Peggio ancora, compriamo i “prodotti” bancari, assicurativi e postali per il risparmio, sperando di arricchirci e senza capire che potrebbero essere invece una truffa aggravata. Io stesso
ho denunciato il fenomeno, purtroppo senza successo, a tutte le principali autorità statali nel lontano 2007, assolutamente inascoltato. Meritano un’indagine: di certo, le banche (e perfino le Poste, che li vendono al dettaglio), ci guadagnano molto; e se loro ci guadagnano sempre, qualcuno ci dovrà pure perdere, no?

Solo piccole briciole del risparmio italiano sono oramai investite in  titoli di stato: BTp e CCt.

Fino a qualche decennio fa, invece, i titoli del debito pubblico italiano erano per la quasi totalità
custoditi amorevolmente nei portafogli del sistema Italia, mettendo il nostro paese al riparo dalla speculazione internazionale.
Esattamente come ancora oggi fa il Giappone, inattaccabile dalla speculazione, nonostante il suo rapporto fra Debito e PIL sia il doppio del nostro (240% del PIL).

Pochi sanno che la “internazionalizzazione del debito pubblico” è stata perseguita e incentivata dal Ministero del tesoro negli anni ottanta e novanta, ed è per questo che oggi ci ritroviamo con Bot e BTP finiti nei portafogli esteri per oltre il 50%, e con un ulteriore 40% nei portafogli di risparmio gestito che comunque è controllato e influenzato, direttamente o indirettamente, dalle grandi banche d’affari sopra nazionali.

Il che, è ovvio, rappresenta un rischio enorme : quei portafogli controllati da soggetti esteri rappresentano lo strumento principale mediante il quale ci tengono al guinzaglio,

Gli italiani non se ne rendono conto, si sentono poveri e se la prendono con lo Stato.

E’ come se una azienda di famiglia, con tanti figli ricchi e risparmiatori, avesse deciso, né più e né meno, di farsi prestare i soldi dagli strozzini, per gestire l’azienda! Sciagurato quel padre, che ha fatto la scelta!


Ancora: non tutti gli italiani hanno capito che il governo è stato privato completamente di entrambe le leve di governo della politica economica: moneta e politiche di bilancio. 

Se lo Stato non può governare l’economia, la crisi iniziata non può essere risolta, a meno di non spalancare le porte agli investimenti esteri. Molti li invocano, questi investimenti esteri, semplicemente perché non si rendono conto che hanno un difetto: privilegiano, guarda caso, gli interessi esteri, e vengono qui solo se noi accettiamo di “diventare competitivi”, cioè di accontentarci di uno stipendio da fame e di non rompere troppo le palle alle multinazionali che hanno bisogno di devastare l’ambiente, per contenere i costi. E mentre noi, diventati “competitivi”, produciamo beni materiali di qualità, non li possiamo comprare, perché non abbiamo più uno stipendio adeguato. Quei beni sono destinati all’estero, e noi consumiamo prodotti cinesi!

Se osserviamo i progressi (comunque miseri) del PIL degli ultimi tre anni, troviamo la triste conferma: questo è il modello del “miracolo della ripresa”: meno import (beni consumati dagli italiani) e più export (beni consumati dagli esteri)! Il che, mentre arricchisce pochi, condanna il popolo ad essere sempre più povero!

Qui l’analisi impietosa dell’ISTAT :  http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCCN_PILN

Torniamo alle leve di governo dell’economia.

La moneta è stata sostanzialmente “privatizzata”, tolta alla responsabilità della politica, e concessa in gestione esclusiva alla BCE, banca centrale dell’Unione europea, all’interno della quale è stata assorbita la Banca d’Italia.

Il guaio, non a tutti noto, è che la BCE (e quindi la banca d’Italia), mentre ha la possibilità materiale di creare denaro dal nulla, senza limiti e senza costi, ha il divieto assoluto (articolo 123 del Trattato UE) perfino di prestare i soldi agli Stati.

Cosa ci fa con i soldi creati dal nulla? Li presta alle banche private! In realtà li regala alle banche private, perché li presta
a tassi d’interesse reali di molto negativi, al di sotto dello zero.  

Quindi gli Stati, se vogliono spendere, devono andare a chiedere in prestito i soldi a chi ce li ha. Un bel po’ li prelevano con le tasse dalle tasche dei cittadini, con una pressione fiscale complessiva divenuta assurda, fra le più alte al mondo.

Il resto se lo fanno prestare dalle banche private, PAGANDO TASSI DI INTERESSE REALI eccessivi, ben più alti di quelli che la BCE concede alle banche private!

Andrebbe perfino bene (nel senso assolutamente minimale che riusciremmo almeno a campare) se i soldi che la BCE regala alle banche private finissero comunque nell’economia reale, a finanziare le spese durature delle famiglie e gli investimenti delle aziende.

Così non è: quei soldi, montagne di soldi, fiumi di soldi, finiscono sui mercati finanziari per oltre il 95%, a gonfiare il valore di titoli e derivati.

Perché?  Perché ci sono i “Regolamenti Prudenziali” inventati a Basilea da un organismo privato. Li trovi qui : https://www.bis.org e purtroppo quelle idee sono state recepite nelle legislazioni nazionali, grazie alle pressioni della BCE e della Commissione europea, ed oggi
rendono estremamente costoso, per le banche, prestare soldi ad aziende e famiglie, e molto più conveniente indirizzare sui mercati finanziari non solo i propri soldi, ma pure quelli dei clienti.

Così la bolla speculativa cresce, e l’economia reale langue.  

Il che
sembra una contraddizione. Ma se osserviamo le cose dal punto di vista di chi controlla e indirizza i mercati finanziari, è una manna dal cielo! Mettiamoci nella loro posizione. Proviamo a pensare con la loro testa.

Tu i soldi li crei dal nulla, e li indirizzi sui mercati finanziari. Qui, con un po’ di pazienza e qualche informazione riservata, del tipo di quelle che inevitabilmente hai, se sei una Grande Banca d’Affari Sopra Nazionale e ti hanno permesso di controllare, in un’orgia di conflitto di interessi, proprio TUTTE le diverse forme di attività su quei mercati, allora i soldi ed i prezzi dei titoli e dei derivati li riesci ad indirizzare a destra o a sinistra, a seconda della tua convenienza. Tua, o dei tuoi amici.

Ma tu hai sempre in mano solo soldi inventati dal nulla, e lo sai perfettamente che prima o poi la bolla scoppia e nulla ti resta in mano. Non è nei titoli e nei derivati, il vero valore che ti interessa. Quello che ti sta veramente a cuore è altro.

Le Riforme strutturali, da te suggerite agli Stati, che le applicano nella speranza di risolvere il problema del debito pubblico (che invece continua a  peggiorare), producono un effetto a te assai gradito: molti beni materiali, beni concreti, beni dal valore immenso e duraturo, vengono svenduti, dalle aziende in crisi, dalle famiglie disperate, dagli Stati e dagli enti pubblici rimasti senza un quattrino.
E tu compri, finalmente, quello che veramente ti interessa: terreni, immobili di pregio, aziende, servizi pubblici.

Qui si inserisce la seconda leva di governo dell’economia: la politica di bilancio. Quella che impone di aumentare il deficit, quando l’economia ristagna, per stimolarla diminuendo le tasse ed aumentando la spesa pubblica. Ma è vietato! Vietato per legge dalla riforma costituzionale che ha imposto l’obbligo del pareggio di bilancio (nuovo art 81 della Costituzione).
Non potendo fare altro, lo Stato continua a svendere il patrimonio ed a privatizzare i servizi pubblici essenziali.

E tu, che crei la moneta dal nulla, compri. Ma con calma. Più è lunga e lenta la crisi, e più ti fa comodo. Meno si parla di queste cose, e più sei felice. Ci pensano le televisioni, a tenere il popolo distratto su cose meno importanti.

Ora torniamo in noi, ed osserviamo le cose dal nostro punto di vista: cosa possiamo fare, per svegliarci e liberarci dal ricatto odioso?

Innanzitutto, gridarlo ai quattro venti, che ci stanno ingannando, come e perché. Ma anche mantenendo la calma, sapendo che non è facile, e studiando contromosse che siano efficaci, fattibili e distese su un ventaglio sufficientemente differenziato di strumenti.
Quindi, tutti noi abbiamo il dovere di porci domande, molte domande, prima ancora di cercare risposte, e di distinguere fra le cose che possono essere fatte senza violare i trattati, e quelle che, se attuate,  portano certamente alla rottura.

Ne propongo qualcuna, di domanda, con l’intento di capire meglio, io stesso, e di mettere tutti in condizione di partecipare. 



1) i Trattati CONSENTONO di emettere biglietti di stato, monete metalliche e monete complementari, oppure lo VIETANO?
Chi ha interesse a capire e vuole dare un contributo, deve fare uno sforzo: leggere almeno l’art 119 (Politica economica e monetaria) del Trattato consolidato sul funzionamento dell’Unione, e gli articoli del capo 2, dall’art 127 al 133, che disciplinano la Politica monetaria. Qui un link :
http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=uriserv:OJ.C_.2016.202.01.0001.01.ITA&toc=OJ:C:2016:202:TOC# 

2) Premesso che sono convinto, come tutti voi, della sostanziale illegittimità del debito pubblico, sicuramente intervenuta dopo che è stato trasformato da risorsa per il Paese in problema ingestibile, attraverso la privatizzazione del sistema finanziario. Domando a tutti noi: riteniamo davvero possibile il congelamento/nazionalizzazione del debito posseduto dall’euro sistema con una semplice modifica contabile? Sarebbe
possibile farlo senza rompere i rapporti con l’Unione europea? E’ una buona mossa, se intendiamo comunque evitare la guerra? Non sarebbe meglio puntare ad una diversa forma di “nazionalizzazione”, spingendo e facilitando il ritorno dei titoli di stato verso i portafogli nazionali, adeguatamente protetti, visto che i mezzi, ancora oggi, li abbiamo?

3) Ammesso e non concesso, comunque, che si riesca a fare questo congelamento, e perfino restando nell’UE,
cosa ci fa credere che BCE/Banca d’Italia (lasciata nelle loro mani) siano disposte a continuare ad erogare crediti alla CDP o a qualsiasi altra banca italiana, dopo che il paese abbia dimostrato con i fatti e dichiarato nelle intenzioni che quel debito lo ritiene illegittimo, e non intende restituirlo?  E se la BCE non dovesse erogare i 100 miliardi ritenuti necessari al piano di investimenti, cosa faremo?  

4) Sarebbero sufficienti i soli CCF? Almeno quelli, sono sicuri? In caso di dubbio sulla interpretazione, sul piano meramente legale, pesa di più il parere dei giuristi e degli esperti, o quello delle Istituzioni? Sul piano materiale, contano i rapporti di forza, o i ragionamenti?

5) quanto incide lo spread sui rapporti di forza? E’ un mito, oppure è una pistola effettivamente puntata alla nostra tempia? Esiste un rischio default? Lo descriviamo? Quanti giorni possono passare dall’impennata dello spread ed il default ? In Grecia cosa è successo?
6) C'è qualcuno che può manovrare lo spread (ad esempio, le Grandi Banche
d'Affari Sopra Nazionali)? Se si, quali strumenti utilizzano per la manipolazione? Ne esiste uno solo (le società di rating), o ce ne sono tanti che convergono (e allora bisogna prima conoscerli e poi smontarli tutti)?

7) Chi controlla i portafogli dove sono depositati e vengono negoziati i titoli di stato italiani? C’è un legame con lo spread? Come è investito il risparmio delle famiglie italiane? Lo sanno gli italiani che quel risparmio è ancora uno dei maggiori al mondo? Lo hanno capito tutti che le norme sul bail in e le norme sulle clausole collettive applicate ai nuovi titoli di stato, agevolano l’intento dichiarato di qualcuno che intende portarcelo via? Per un risparmiatore italiano è più rischioso un Bot, un deposito bancario o uno strumento per il risparmio inventato dalle banche finanziarie e venduto perfino alle poste? Quegli strumenti sono legittimi o configurano una truffa aggravata (ex art 640 codice penale)?

8) Aver mischiato dentro le medesime banche le attività finanziarie (titoli e derivati) con le attività commerciali (depositi e prestiti), non rappresenta uno svantaggio per economia reale, che è fatta di lavoro e di impresa, ed agevola invece la finanza, ed i progetti di spoliazione dei nostri beni reali?

9) Esiste un legame fra lo spread ed i regolamenti della Banca dei Regolamenti Internazionali che spingono meccanicamente le banche a privilegiare la finanza sull’economia reale?

10) Se le regole fossero diverse, con una netta separazione tra attività finanziarie e attività commerciali, il risparmio delle famiglie italiane potrebbe essere protetto meglio? Potrebbe essere utilizzato patriotticamente, quel risparmio, per difendere gli interessi della nazione, liberandola dai ricatti, mentre difendiamo gli interessi dei risparmiatori italiani?

11) La leva fiscale può dare un contributo a far circolare meglio la moneta nell’economia reale, o è totalmente inutile? Può penalizzare la finanza speculativa e favorire investimenti nella produzione e nel lavoro?

12) Siamo consapevoli del disegno europeo di creare il sistema bancario  unificato, per sottrarlo così definitivamente alla possibilità degli stati di intervenire in materia? Non conviene intervenire prima che le porte si chiudano?

13) Se il limite quantitativo di investimenti che può fare una banca (pubblica o privata) dipende dal patrimonio, e non dalla raccolta, non è forse meglio avere a disposizione non una, ma tante banche pubbliche, che possano affrontare meglio il duplice compito di finanziare il lavoro e la ripresa, e di difendere i titoli del debito pubblico italiano dagli attacchi speculativi?

14) Queste banche pubbliche devono proteggere il risparmio e permettere gli investimenti, o possono mischiare le attività finanziarie a quelle commerciali?

15) Se un certificato di credito fiscale rappresenta un CREDITO per il cittadino che lo possiede, CHI E’ IL DEBITORE? Se è lo Stato il debitore,  come si fa a sostenere che i crediti fiscali non aumentano il debito pubblico? Se si sostiene che il CCF non è un debito, come ci difenderemo dalle accuse che ci verranno mosse di volere emettere una vera e propria MONETA, che i Trattati vietano?
Nella interpretazione delle norme, prevale la forma o la sostanza? I CCF, come qualsiasi altra eventuale moneta complementare a circolazione nazionale, li potremo usare prima o dopo aver rotto i rapporti con l’Unione europea? Quali ostacoli può incontrare invece una moneta complementare di qualsiasi natura usata a livello comunale/territoriale? Sono maggiori o minori di quelli che incontra una moneta nazionale?

16) Per contrastare lo strapotere delle multinazionali e per impedire che la ripresa dell’economia faccia decollare il deficit nei rapporti commerciali con l’estero (problema storico del’Italia), può essere utile favorire circuiti di economia locale, a livello di comuni/territori, che comunque creano situazioni di resilienza del tessuto sociale? Se sì, come completare il passaggio delle competenze ai comuni, oggi bloccati da infiniti conflitti di competenze con le amministrazioni di stato, regioni e province?

17) Passare le competenze ai comuni/territori per rilanciare le economie locali, favorisce il coinvolgimento dei cittadini? E’ importante il coinvolgimento diretto dei cittadini? E’ importante creare resilienza, quando si paventa uno scontro?

18) Senza disporre delle leve di governo della politica economica, è possibile attuare la Costituzione?

19)  Se lo scopo dei CCF è quello di mettere nelle tasche dei cittadini soldi da spendere e da investire (cosa buona e giusta, necessaria a rilanciare l’economia ) e lo strumento è nella sostanza uno sconto sulle tasse (credito d’imposta), non è più facile da far capire ai cittadini un vero e proprio taglio alle tasse? Non si risolve alla radice la difficoltà dei CCF, che producono effetti solo se sono compresi ed accettati dai cittadini, ed iniziano così a circolare? Non è, in pratica, meglio affrontare il toro per le corna, ed attuare quella spesa pubblica a deficit che tutti noi lo sappiamo perfettamente: è l’unico strumento che ci consente nell’immediato di rilanciare l’economia?

                            *  *  *

Spero che, dopo aver risposto alle domande, potremo meglio valutare il senso delle proposte già avanzate, forse prematuramente, nel dialogo interno, e capire in che modo queste servano a completare e rafforzare il quadro programmatico già sul tavolo della Lista del Popolo per la Costituzione.

Anziché congelare il debito pubblico, si tratta di perseguire la sua nazionalizzazione o, meglio, la sua internalizzazione, portandolo nei portafogli dei risparmiatori italiani, purché adeguatamente protetti.

Anziché puntare tutto sulla CDP, si tratta di ampliare il ventaglio degli strumenti a disposizione.

Ecco dunque le proposte, tutte coerenti con la premessa indicata nel programma originario, che siamo veramente determinati a  :

Rinegoziare e – se impraticabile – recedere unilateralmente dai Trattati europei “

Per farlo seriamente, occorre fare tutte le seguenti cose.

1) Nazionalizzazione delle principali banche operanti nel paese, già salvate con denaro pubblico e altre ancora da salvare; trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti in banca pubblica. In questa maniera avremo un intero ventaglio di banche pubbliche a disposizione sia per accedere alle operazioni di rifinanziamento della BCE a tassi d'interesse negativi, necessari ad forte piano di investimenti d'emergenza; sia difendere il valore dei titoli di stato da eventuali attacchi speculativi. La completa pubblicizzazione della Banca d’Italia è utile a favorire entrambe gli intenti. 

2) Incentivazione fiscale degli investimenti sia pubblici che privati, finanziati attraverso le banche pubbliche.

3) Separazione delle attività bancarie commerciali da quelle finanziarie, accompagnata da una rigorosa stretta sulle attività speculative e dal divieto di gestione del risparmio, oggi strumento del ricatto in mano ai mercati. Introduzione del divieto assoluto per le banche di proporre alla propria clientela strumenti finanziari speculativi, che oltre a distruggere il risparmio, lo distolgono da impieghi più sicuri e socialmente utili.

4) Incentivazione del trasferimento dei titoli di stato italiani verso portafogli nazionali, pubblici e privati, necessario a smontare quei portafogli esteri, strumentali al ricatto dello spread sulla politica nazionale. Consentiamo così l'impiego dell'enorme risparmio nazionale in appositi titoli di breve durata (assai meno esposti alla speculazione), che però devono essere garantiti, per tranquillizzare i cittadini risparmiatori, da un insieme di specifiche norme. Queste includeranno, almeno: l'eliminazione delle procedure di bail in; la revisione delle clausole di azione collettiva (cac) sui titoli di stato; una sostanziale tutela dall'inflazione.

5) Lancio della più grande “class action” popolare contro il sistema bancario nazionale ed internazionale, le agenzie di rating e le altre autorità internazionali che hanno permesso attacchi speculativi contro i nostri titoli di stato, ed hanno tollerato e incentivato la vendita ai risparmiatori italiani, alle aziende ed agli enti pubblici, di prodotti truffaldini e sistematicamente viziati da illegittimità. Per rivendicare un risarcimento che può essere di moltissimi miliardi di euro, da distribuirsi pro-quota alle categorie che vi aderiranno e per favorire il ritorno ad un sistema bancario locale a proprietà popolare e diffusa.

6) Trasferimento delle competenze in materia di sostegno e rilancio delle economie locali, basata su agricoltura naturale, artigianato e piccola industria, ai Comuni, singoli o associati, con contemporanea piena legalizzazione dell'uso di monete complementari e/o fiscali a circolazione locale.

7)
Forte taglio delle tasse e aumento della spesa pubblica, fatti in maniera tale da favorire l’innalzamento della produzione e degli scambi nazionali, in un piano triennale che consenta di contenere il rapporto debito PIL agendo sulla crescita, anziché sul debito. Lo stesso risultato è perseguibile usando i CCF, se si ritengono davvero più semplici da usare, da far capire  ai cittadini che dovranno accettarli ed usarli.


Fatte queste cose, il potere di ricatto dei mercati sarà spezzato, e sarà allora possibile trattare con chiunque da una posizione di forza, con serenità e con le idee più chiare. Per pianificare, con calma, le soluzioni definitive.

Fra le quali, comunque vadano le cose, diciamolo da subito: dovrà essere inserita la piena e definitiva riforma della moneta, resa pubblica, e mai più a debito. 

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