ISTRUZIONI PER L'USO

IL TALLONE D'ACHILLE è pensato per scrivere libri, direttamente su questo blog. Qui comincia l'Eredità di Michele, l'ultimo scritto. Il precedente è stato interrotto, si vede che doveva maturare. Qui trovate IL primo LIBRO, col suo indice ed i post che lo compongono.
I "libri" raccolgono commenti, critiche e suggerimenti di chiunque voglia partecipare con spirito costruttivo. Continuano un percorso iniziato con le Note scritte su Facebook , i cui contenuti sono ora maturati ed elaborati in una visione d'insieme, arricchiti da molti anni di esperienze diverse e confronti con persone diverse.

I Post seguono quindi un percorso logico che è bene conoscere, se si vuole ripercorrere il "discorso" complessivo. Naturalmente è possibile leggere singoli argomenti ai quali si è interessati. Argomenti spot - che spesso possono nascere dall'esigenza di commentare una notizia - saranno trattati in pagine dedicate.

Buona partecipazione!


REDDITO DI CITTADINANZA O SALARIO MINIMO GARANTITO? APPROFONDIMENTI.


Prima di scegliere la soluzione, verifichiamo di aver ben inquadrato il problema, mettendoci d'accordo su alcuni aspetti. Quali bisogni vogliamo tutelare. Chi sono i soggetti portatori dei bisogni. Quali sono gli strumenti. Come li chiamiamo. Poi cercheremo le risorse necessarie.

Raggruppiamo in tre soli gruppi le tante proposte che circolano. Sostanzialmente, si tratta di usare risorse pubbliche per garantire :

1) un reddito a tutti i cittadini:  lavoratori, disoccupati, precari, ricchi o poveri;

2) l'integrazione ad un minimo per chi non dispone di redditi "sufficienti";

3) una retribuzione minima del lavoro che assicuri al lavoratore una esistenza libera e dignitosa, per se e la famiglia. 

I termini usati nel dibattito pubblico sono spesso generici e non aiutano a far chiarezza su quali siano i bisogni che si intende realmente soddisfare. "Reddito di cittadinanza", "reddito minimo garantito", "salario minimo garantito", "retribuzioni minime", "minimi salariali", ecc., vengono usati spesso indifferentemente, per risolvere problemi diversi

Specifichiamo i bisogni collegati alle tre diverse ipotesi.

1) REDDITO DI CITTADINANZA.  A scanso di equivoci, in questo post, colleghiamo questo nome solo all'ipotesi numero 1) : reddito mensile per tutti i cittadini dello Stato, indipendentemente dalle loro condizioni; eguale per tutti; cumulabile con qualsiasi altro reddito. Il bisogno al quale guarda questa proposta è il riconoscimento dell'appartenenza. La società ci dice : ti ho riconosciuto; grazie di esistere e di appartenere alla nostra comunità. Innanzitutto, presuppone una verifica ed una estensione del concetto di appartenenza, che qui però ci porterebbe lontano. In teoria è molto bello ma, guardandolo da vicino, sottintende anche il riconoscimento del "diritto di non lavorare". Vi prego, non sottovalutatelo. Teniamolo in sospeso, pur con le comprensibili perplessità. (Per decenza, lo escludiamo per i ricchi ?) Se ne dovessimo immaginare uno minimo, dovremmo ipotizzarlo almeno al livello di sopravvivenza: diciamo 500 euro netti al mese. E' estremamente costoso, darlo a tutti. Forse, dopo l'approfondimento, dovremo individuare un sottoinsieme: quelli che, potendo lavorare, scelgono di non farlo e non hanno possibilità di mantenersi (il diritto di non lavorare).

2) REDDITO MINIMO GARANTITO. Lo accoppiamo all'ipotesi 2). Ha a che fare con gli ammortizzatori sociali. E' un reddito che viene riservato a tutti coloro i quali, per diversi motivi (disoccupazione, precariato, malattia, inabilità, ecc.) non ottengono dal lavoro un reddito "sufficiente". Già in questo caso occorre iniziare a specificare: "sufficiente" a cosa? A sopravvivere; a vivere, oppure a vivere dignitosamente? Mettiamo delle cifre, tanto per farcene un'idea: abbiamo convenuto (per ipotesi da verificare) che si sopravvive con 500 euro netti al mese; facciamo più o meno che si vive con 1000 e si vive dignitosamente con 1500. Intanto ci leggiamo gli articoli 37 e 38 della Costituzione che tutelano le situazioni che rendono meno agevole l'accesso al lavoro, o addirittura l'impediscono.

3) RETRIBUZIONE ADEGUATA. Ricorrendo alla nostra Costituzione ne abbiamo una splendida definizione nell'art. 36: deve essere sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia una esistenza libera e dignitosa. Bellissimo. Ma, tradotto in soldoni, con le cifre dobbiamo salire: almeno a 2500 euro netti al mese, per poter assicurare, nel mondo d'oggi, una "esistenza libera e dignitosa" a tutta una famiglia. La Costituzione, quando è stata scritta, dava per scontato: con un solo stipendio. L'emancipazione delle donne - sicuramente sacrosanta - ha comportato, assieme al loro ingresso nel mondo del lavoro, un ulteriore squilibrio nei rapporti di forza fra domanda e offerta di lavoro che, a causa della globalizzazione e della competizione selvaggia, è già abbastanza precario. Il tutto si è tradotto in una fregatura: non già nello sperato raddoppiamento del potere d'acquisto della famiglia, ma del raddoppiamento della quantità di lavoro necessaria al mondo d'oggi ad assicurarsi un'esistenza dignitosa (quando ci si riesce...). Oggi, con due stipendi medi, si vive sempre meno dignitosamente.

Ora che c'è un po' più di ordine in testa, iniziamo a fare le nostre valutazioni e le nostre scelte, per stabilire: cosa riteniamo giusto e desiderabile; cosa riteniamo possibile; quali bisogni siano più importanti di altri; quali diritti attribuire, a chi riconoscerli. 

Per scaldarci ed entrare nel merito della discussione possiamo leggere questa intervista a Stefano Rodotà, o questo articolo di Matteo Rizzolli sul Fatto quotidiano.

E' naturalmente un terreno molto soggettivo, questo della valutazione e della scelta, dove si può iniziare a litigare facilmente. Io, lo dico da subito, vorrei saltare alle conclusioni e sostenere la tesi che è possibile mettere d'accordo non dico tutti, ma molti. Non è necessario, forse, fare grandi sacrifici e rinunce. Ma proviamo ad arrivarci passo passo, o ci arrenderemo all'evidenza.

Cominciamo con il gioco della torre, buttiamo due soluzioni di sotto e salviamone solo una, delle tre possibilità. Il genio della lampada, questa volta, è stato un po' tirchio e non ci ha concesso i classici 3 desideri, ma uno solo :(




Si tratta di stabilire cosa riteniamo più importante dal punto di vista della società: garantire l'esistenza delle famiglie dei lavoratori; garantire la solidarietà ai meno fortunati; garantire il diritto di non lavorare e/o riconoscere un reddito a chiunque appartenga alla comunità.

Comincerei con il liquidare, buttandola giù dalla torre, l'ipotesi 1), con la presunzione di interpretare le idee della maggioranza. Non che la maggioranza abbia necessariamente ragione... ma dobbiamo procedere rispettando le regole del gioco.

La seconda scelta è più difficile. Dando retta al cuore, ci sentiamo attratti dalla solidarietà, mentre la ragione ci suggerisce di salvaguardare lavoratori e famiglie che, in cambio del salario adeguato, danno alla comunità beni reali e servizi utili che servono a tutti: senza di questi, rischiamo tutti di star peggio. E' un po' cinico ma, guarda caso, è esattamente la scelta che sta facendo la nostra società, sotto i nostri occhi, a volte distratti. Chi ha un lavoro se lo tiene stretto. Sente il terreno scivolare sotto i piedi.. e lo stringe ancora di più. I sindacati fanno questo. Tutti facciamo questo, perché la società, nel suo complesso, oggi sta tutelando, poco e male, solo chi ha un lavoro. Chiudiamo gli occhi, oppure li giriamo dall'altra parte e facciamo finta di non vedere chi crepa. A volte, letteralmente.

L'insegnamento che ne possiamo trarre, la verità da guardare negli occhi, è questa: la nostra società, che non ha ammortizzatori sociali, è cinica. Non facciamoci illusioni. Non scoppia una rivoluzione violenta solo perché nel nostro paese esiste una ricchezza privata che svolge, direttamente o attraverso forme diffuse di volontariato, il ruolo di ammortizzatore sociale. Ed è un bene che esistano, ma in uno Stato che si rispetti, quel ruolo dovrebbe spettare alle Istituzioni.

Anche perché il risparmio privato delle famiglie Italiane si sta consumando, assieme alla pazienza dei volontari...

Vabbe'... se potessimo scegliere, abbasseremmo un po' lo standard della vita dignitosa della famiglia del lavoratore, facciamo da 2500 a 2000, e i 500 li daremmo volentieri in solidarietà, ok? Si, penso che su questo tipo di solidarietà gli Italiani si accorderebbero abbastanza facilmente.  

Ma il Genio della Lampada, impietoso, ci richiama all'ordine: non si possono salvare capre e cavoli. C' è un solo desiderio che può essere esaurito: si deve scegliere. 



Se vogliamo essere solidali, dobbiamo lasciare la famiglia con i suoi 1500 euro al mese (come è ora) e scegliamo di dare ai meno fortunati 500 euro a testa.

Se, invece, vogliamo la famiglia felice, accettiamo che gli altri crepino. 




Dai, è un gioco.










Ma il gioco insegna a vivere. Ognuno faccia la sua scelta.   










Il senso del gioco, spero sia chiaro, è quello di mettere in ordine di importanza i bisogni degli appartenenti ad una comunità che devono essere soddisfatti per primi. Per rendere la collettività, complessivamente migliore, più sostenibile, più felice. 

Io faccio la mia scelta, mi sbilancio: restiamo con 1500 e usiamo il potere del Genio per salvare chi ha più bisogno. 

Generosità? Ingenuità? No: la ritengo solo una normale "buona soluzione", che usa la testa in armonia con il cuore per capire che ci sono vantaggi innumerevoli, non solo immateriali, a dare risorse a chi ne ha bisogno, perfino su un piano brutalmente economico. Intanto, qualsiasi tipo di assistenza - pubblica o privata, volontaria o a pagamento - che verrebbe in ogni caso prestata a queste persone, può essere valutata in termini di risorse (ore lavoro + altro) che vengono comunque sottratte ad altre opportunità di creare ricchezza reale. Queste che hanno bisogno, sono persone, con la loro dignità di esseri umani. Fanno parte viva ed integrale della comunità, sono i nostri genitori, figli, fratelli, parenti, conoscenti, amici che non possono o non riescono a fare di più. Sono dentro la nostra vita. Inoltre, togliere un po' di disponibilità finanziarie a chi ha di più, per darle a chi ha di meno, ci permette di incrementare il livello complessivo di soddisfazione che la società trae da una più equa distribuzione delle risorse. Chi ha di meno soddisfa bisogni primari, cavandone una soddisfazione maggiore di chi usa le stesse risorse per soddisfare bisogni secondari. Le stesse risorse, spostate, danno un totale di "utilità" maggiore. Altro modo di vedere la stessa cosa, da un punto di vista differente: chi ha di meno spende di più, quindi la redistribuzione contribuisce alla crescita del PIL. Per chi sia interessato principalmente a quest'ultimo argomento, può alzare lo sguardo, dal livello minimo e medio basso, verso l'alto.. ed osservare tutte quelle ricchezze morte per la collettività, che sono detenute probabilmente in paradisi fiscali o in bolle speculative.. e sfiziarsi a considerare e calcolare quanto meglio staremmo tutti (anche economicamente), in una società con minori diseguaglianze.. 

La teoria economica dell'utilità marginale, ci dice esattamente questo: 
- mettiamo in ordine di importanza i nostri bisogni; 
- misuriamo la soddisfazione che ricaviamo dal soddisfare ognuno di essi;
- distribuiamo le risorse, che sono limitate, iniziando dai primi.
Se abbiamo fatto bene il compito, c'è una sola soluzione ottimale: assegnare le risorse alla soddisfazione dei bisogni che, in ordine decrescente, danno maggiore soddisfazione, a parità di risorse assorbite.  Dal punto di vista della collettività, possiamo creare una lista unica con i bisogni di ognuno degli appartenenti; fare il compitino; sommare poi l'utilità ottenuta da ognuno, per calcolare quella complessiva della collettività.

Strano mondo, in cui si pretende, in nome di una certa "scienza economica", di rispettare la libertà privata di fare profitti. Per rispettarla,  limitiamo la presenza dello Stato. Senza capire che le Istituzioni erano lì, apposta per impedire che qualche prepotente, lasciato libero di crescere a dismisura, scegliesse di usare il suo potere per sacrificare la libertà ed il diritto degli altri. Il diritto, più sacro e inviolabile, di poter vivere dignitosamente. 

Ogni tanto è importante rispolverare le conoscenze di base, i cosiddetti fondamentali dell'economia. Con una buona padronanza dei fondamentali, si migliora il mondo. Con tecniche sofisticate ci si può perdere.

Intanto, prendiamo atto che la decisione di assegnare un reddito minimo garantito è una misura applicata (con modalità diverse) nella maggior parte dei paesi ritenuti civili, dotati di una coesione sociale diversa dalla nostra.

"Diversa" modalità di coesione sociale. E' la parola adatta. Non è maggiore o minore. Noi Italiani la coesione l'abbiamo spostata dalle Istituzioni pubbliche a quelle private, su altri livelli. Famiglia, associazione, "cordata" in azienda, loggia massonica, associazione di stampo mafioso. Alcune migliori, alcune di dubbio gusto. Sono la nostra principale realtà. Molto più penetranti e pregnanti dello Stato. 

Torniamo a noi, al nostro confronto. 

Riprendiamo l'intervista a Stefano Rodotà, che giustamente ci ricorda i "principi" che dovrebbero guidare le scelte. L'articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali e l'articolo 36 della nostra Costituzione. 

Vediamo le norme richiamate. Se non interessa saltiamolo, è un inciso.

La Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea è stata emanata nel dicembre del 2000: per coincidenza, fra l'introduzione dell'Euro bancario (gennaio 1999) e l'arrivo delle sue colorate banconote (gennaio 2002). Periodo in cui, diciamocelo pure, c'era bisogno di essere rassicurati da sane affermazioni di principio.

Articolo 34
Sicurezza sociale e assistenza sociale
1. L’Unione riconosce e rispetta il diritto di accesso alle prestazioni di sicurezza sociale e ai servizi sociali che assicurano protezione in casi quali la maternità, la malattia, gli infortuni sul lavoro, la dipendenza o la vecchiaia, oltre che in caso di perdita del posto di lavoro, secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario e le legislazioni e prassi nazionali.
2. Ogni individuo che risieda o si sposti legalmente all’interno dell’Unione ha diritto alle prestazioni di sicurezza sociale e ai benefici sociali conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni e prassi nazionali.
3. Al fine di lottare contro l’esclusione sociale e la povertà, l’Unione riconosce e rispetta il diritto all’assistenza sociale e all’assistenza abitativa volte a garantire un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongano di risorse sufficienti, secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario e le legi- slazioni e prassi nazionali. 


Quanto più i preamboli sono pomposi e retorici (vi risparmio il Preambolo dell'intera Carta), tanto più ci si deve preoccupare del reale contenuto "normativo". La norma dice che i diritti sono riconosciuti e rispettati ma...  la disciplina avviene "... secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario e le legislazioni e prassi nazionali."



"Attribuire con legge" un nuovo diritto è molto diverso dal "riconoscere e rispettare" diritti che sono disciplinati altrove (diritto comunitario, legislazioni e prassi nazionali). In questa Carta, non ci sono nuovi diritti.


Lo conferma tristemente l'articolo 51, al punto 2. ricordando che nessun organo istituzionale deve fare nulla di più di quanto già non faccia. 


Articolo 51
Ambito di applicazione
....
2. La presente Carta non introduce competenze nuove o compiti nuovi per la Comunità e per l’Unione, né modifica le competenze e i compiti definiti dai trattati. 


A scanso di equivoci, arriva l'articolo 52, cruciale sempre al punto 2, a ricordarci che queste affermazioni di principio, quando si trasformano in diritti, incontrano "condizioni e limiti" definiti dall'Unione in altre norme:


Articolo 52
Portata dei diritti garantiti
....
2. I diritti riconosciuti dalla presente Carta che trovano fondamento nei trattati comunitari o nel trattato sull’Unione europea si esercitano alle condizioni e nei limiti definiti dai trattati stessi. 


Un diritto è tale quando è tutelato dalla legge. Quando, se qualcuno lo lede, lo viola, lo condiziona o lo limita, possiamo ricorrere ad un giudice. Qui, la stessa Carta (che dovrebbe essere una norma di carattere superiore) riconosce che un qualunque Trattato (anche successivo) ha il potere di mettere "condizioni e limiti" ai diritti...

Se avete voglia di confrontarvi con le scatole cinesi mentali (per non dire altro) dell'articolo 54, dulcis in fundo, fate pure. Io ho desistito.

Articolo 54
Divieto dell’abuso di diritto
Nessuna disposizione della presente Carta deve essere interpretata nel senso di comportare il diritto di esercitare un’attività o compiere un atto che miri alla distruzione dei diritti o delle libertà riconosciuti nella presente Carta o di imporre a tali diritti e libertà limitazioni più ampie di quelle previste dalla presente Carta. 

Diciamo che la Carta non aggiunge nulla di concreto alla mia sicurezza sociale, né alla mia dignità di persona umana. Aggiunge invece qualcosa al crescente sospetto con il quale mi rivolgo al diritto dell'Unione Europea, tutte le volte in cui ci metto dentro il naso. 

Se pensate che sono prevenuto.. ebbene sì, ormai lo sono. Ne ho letto abbastanza. 

Se non abbiamo la possibilità di assistere i bisognosi e di garantire realmente una esistenza libera e dignitosa ai lavoratori e a tutti i cittadini è sicuramente a causa dei condizionamenti sbagliatissimi scelti dal modello economico/finanziario/istituzionale imposto a tutti noi dall'Unione Europea (e dai mercati finanziari, che la sovrastano). Quelle regole sottraggono ricchezza dai cittadini, per assicurarla al sistema finanziario privato internazionale. Che dei nostri bisogni e desideri, se ne frega altamente.

Passiamo alla nostra Costituzione.


Art. 36.
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La nostra Costituzione è una norma primaria sul serio, che prevale sulle norme secondarie. Per garantire che fa sul serio, stabilisce che la Corte Costituzionale, quando richiesta, deve annullare le leggi secondarie che ledono, violano, condizionano o limitano i diritti previsti.

Già... ma nei fatti.. quelli che contano, non è che gli stipendi di oggi, in Italia, siano oggettivamente tali da assicurare in ogni caso un'esistenza libera e dignitosa a tutta la famiglia. Due stipendi.. e si fatica assai. Per non parlare di eguaglianza: non è che gli stipendi dei giovani, delle donne ed al sud, anche limitandoci ai livelli più bassi, siano pari a quelli degli adulti, maschi e nordici. L'ISTAT ce lo ricorda impietosamente. 

La riforma Fornero, stabilisce che i nostri giovani debbano accontentarsi di essere sottopagati a vita, altro che "libertà e dignità"

I nostri figli sono tenuti nella condizione (voluta dalla legge) di dover rimandare la cosa forse più importante nella vita: mettere su famiglia o comunque diventare autonomi. Dipendere dai genitori può essere comodo. Ma avvelena dentro, mortifica la dignità delle persona.

Naturalmente, quella riforma del lavoro non è che lo dice così, esplicitamente. Lo fa istituendo il precariato perpetuo, ancorché abilmente mascherato dalla possibilità di protrarre e, soprattutto, di chiudere il rapporto iniziato senza trasformarlo in rapporto stabile. Manovra silenziosa, sommersa dal polverone mediatico che è stato alzato attorno all'articolo 18. Quello è stato un vero specchietto per le allodole che non ha fatto capire nulla di cosa si stava facendo sui contratti di ingresso.

Come la mettiamo ?

In Italia, avendo un po' di coraggio, dovremmo forse impugnare tutte le norme che contrastano con l'articolo 36, a partire dalla riforma Fornero, e ricorrere in massa alla Corte Costituzionale. Però non è che i cittadini possono scrivere direttamente alla Corte. Ci vorrebbe un giudizio che tiri in ballo la norma che si vuole impugnare e richiedere al giudice di sollevare il ricorso. Un po' macchinoso. E poi, i giudici Costituzionali, ultimamente... da chi sono stati scelti? Sono stanco di cose macchinose e di cavilli e procedure. Stanco di inseguire l'illusione che nelle Istituzioni - controllate ancora da questa classe politica dirigente - ci possano essere risposte adeguate. Non è escluso ma è improbabile, e le energie vengono meno: non sprechiamole.

Per problemi gravi e urgenti ci vogliono soluzioni rapide ed efficaci.


Se vogliamo capire la sostanza del problema, per affrontarlo in maniera adeguata, dobbiamo andare, come al solito, alla sua radice. E la radice affonda nella convinzione che i soldi siano finiti. Informazione falsa, diffusa ad arte nella nostra testa. Pensiamoci: non è forse questa "consapevolezza" che ci trattiene da qualsiasi azione? Che ci fa ingoiare l'inaccettabile?

Teniamolo un attimo in sospeso, il problema finanziario, e proviamo a decidere  liberamente, come se il problema risorse non esistesse. Facciamo finta che nella contabilità dello Stato abbiamo trovato un "tesoretto", anzi, un "tesorone". 

Popolo Italiano, che spendi risorse inimmaginabili nei gratta e vinci, assoggettandoti volontariamente (fino a un certo punto, volontariamente...) ad una squallida tassa sulla speranza, non credi tu forse alla fortuna? Con tutta la "sfiga" dei buchi neri che emergono qua e là, nei bilanci pubblici.. una volta facciamo finta che ci è andata bene: abbiamo trovato un "derivato" che, con una botta di c... fortuna vale 100 miliardi di Euro all'anno! 100 miliardoni aggratis che possiamo distribuire ai cittadini come meglio ci aggrada :)

Restando nel tema, naturalmente: reddito di cittadinanza; reddito minimo garantito; retribuzione adeguata.

Facciamo due conti. Reddito di Cittadinanza per 46 milioni di cittadini con età compresa fra 15 e 74 anni a 500 al mese fa 275 miliardi all'anno. Non si può. Anche se volessimo usare tutto il tesoro solo per questo fine, ci scapperebbero 218 euro a persona. Pochini, soprattutto per chi ne ha bisogno davvero.

Reddito Minimo Garantito.. a chi lo diamo? Andiamo a spanne. Ai 5,9 milioni di persone a vario titolo senza lavoro, servono almeno 500 euro al mese; che fa 35,4 miliardi. Più, diciamo, 150 euro di integrazione media per chi non raggiunge il minimo.. altri 3 milioni di persone. Servono altri 5,4 miliardi. Totale 40,8 miliardi. 

Reddito Adeguato. Abbiamo meno di 23 milioni di occupati, ci dice l'ISTAT




però, sono veramente pochini quelli che lavorano in Italia!



Supponendo due redditi per nucleo familiare e volendo dare solo ai capifamiglia i 1000 euro necessari per passare da 1500 a 2500, avremmo comunque una bella cifra da spendere: 132 miliardi. Ok, ci accontentiamo di passare da 1500 euro al mese a 1950, e la spesa arriva  a quadrare con 59,4 miliardi, che sommati ai 40,8 miliardi per il Reddito Minimo Garantito, arriva a 100,2.. arrotondamenti e ci siamo.

Soddisfatti due bisogni su tre. Abbiamo fatto un passo avanti, ché al Genio girava bene.

Usciamo dal sogno e torniamo alla realtà. Non è la legge di Murphy a ricordarci che è piuttosto verosimile la scoperta di un insieme di derivati, sparsi nei bilanci delle Pubbliche Amministrazioni, che procurino una perdita da 100 miliardi all'anno, piuttosto che un utile, anche di soli 10 miliardi. Direi piuttosto la legge del menga (legge conosciuta molto bene dai signori che hanno proposto i derivati e stipulato contratti con le amministrazioni).

Tornati alla realtà, visto che ci stiamo, prima ancora di affrontare il problema finanziario, consideriamo un po' meglio un aspetto dell'economia "reale". Sempre terra terra, nozioni di base. Un certo Marx ci ricorda che la vera ricchezza, quella che si misura in termini di beni reali e servizi utili, si "crea" con il lavoro. Con il sudore della fronte. Il lavoro, ben organizzato nell'impresa, crea tanta ricchezza. Sicuramente tutta quella necessaria a pagarsi adeguatamente. Inoltre, si crea anche una parte aggiuntiva che, a seconda dei rapporti di forza, viene utilizzata o, a volte, espropriata dai profitti. Ora, secondo voi, come stiamo messi a rapporti di forza? E' verosimile, probabile, quasi matematico che, in base ai rapporti di forza che vediamo in azione, una fetta consistente del valore creato dal lavoro sia finita ad ingrassare  ingiustamente i profitti? Solo a causa dello stra potere del capitale moderno, che è più grande di quello degli Stati? Eh sì, dai, diciamocelo, come stanno le cose. La circostanza che il numero degli occupati sia bassa è la conferma. Un esercito di disoccupati, che hanno bisogno di sopravvivere, accetta condizioni di lavoro sempre più precarie... per la gioia dei profitti del capitale.

Qualcuno obietta: ma i prodotti sono fatti dalle macchine. Lasciamo che il capitale si concentri ancora, e risolveremo tutti i problemi: tutti nel reddito di cittadinanza a panzall'aria a consumare prodotti fatti dalle macchine. Suggerisco di non lasciarci trascinare nel paese dei balocchi. E di riflettere sul collegamento fra concentrazione del capitale e concentrazione del potere.

Guardiamo quindi in maniera disincantata alla moderna distribuzione del valore fra salario e profitto. C'è un problema. Rispetto ai tempi del vecchio Karl dalla barba bianca, il profitto del capitale è un bel po' più difficile da identificarlo e da accoppiarlo alle persone. Non c'è più il padrone delle ferriere. Ma è dannatamente difficile pure identificarlo con i paesi, non solo con le persone. Dove sta, qui o qua? Nel mondo evanescente delle multinazionali, il profitto si perde. Trasparente ai tax men, svanisce nei paesi dove viene generato dal lavoro e riappare, dopo aver ragionevolmente confuso le tracce, nei paradisi fiscali. Esistono apposta. Qui si accoppia con le persone, coperto da apposito segreto. Quando occorre, da segreto di stato. Riprendiamo il collegamento fra concentrazione della ricchezza e la concentrazione del potere. L'evanescenza del potere è coperta da quei segreti.

Non è facile reclamare la parte di valore che ragionevolmente le multinazionali espropriano dal nostro lavoro.

Facciamo mente locale: di multinazionali che danno lavoro in Italia, non ce n'è più molte. La via per la quale il nostro reddito arricchisce loro, e non i produttori del nostro territorio, passa per la Grande Distribuzione Organizzata, per i supermercati che vendono, quasi esclusivamente, i loro prodotti. Prodotti, si badi bene, che desideriamo avere solo perché una pubblicità ossessiva ce li rende quasi indispensabili. Per valutare quanto realmente lo siano dovremmo fare una passeggiata nelle discariche. Questo, quando le cose vanno bene. Quando le cose iniziano a peggiorare, il compito passa alla povertà ed al discount (che arrivano un po' di tempo dopo gli sfavillanti Centri Commerciali, guarda caso...) Pubblicità e povertà sono due forme di schiavitù.

La nostra spesa, per la via dei centri commerciali i dei discount, finisce ad arricchire le multinazionali, quasi tutte estere. E' questo uno dei motivi principali per cui le medie e piccole imprese, vanto dell'Italia, in questi ultimi anni se la passano sempre peggio. Schiacciate da una competizione che non è libera e sana, ma selvaggia e sleale. Non me la sentirei proprio di andare a bussare a quella porta, per reclamare una parte dei profitti. Non ora. Non è li il problema.

Mettiamo in campo un altro fattore. Sulle spalle di 22,7 milioni di persone, che producono beni reali e servizi, ce ne sono 61, di milioni, che mangiano e vivono, consumando risorse. 

I politici, le televisioni, i giornali, (a quali interessi rispondono?) ci dicono, tutti i santi giorni dell'anno, che quei lavoratori sono "poco produttivi", devono dare di più per rendere "più competitivo" il paese e le nostre imprese. La sfacciataggine di certe affermazioni non ha limite.

Ancora un altro aspetto, da considerare attentamente. Quei beni e quei servizi che vengono prodotti dal lavoro nella sua organizzazione imprenditoriale, sono "buoni"? In che misura rispondono ai nostri bisogni concreti ed alle nostre preferenze? Ci soddisfano? Oppure, pensando magari al cibo spazzatura che ci viene propinato dalle multinazionali dell'agroalimentare, alimentate dal settore della chimica e del petrolio (i fertilizzanti e pesticidi derivano da li), hanno la sottile tendenza ad avvelenarci, a farci ammalare, per la gioia del settore farmaceutico e della sanità?

Nei supermercati i prodotti costano poco. Perché sono realizzati da imprese "più competitive", è la mantra che ci viene raccontata tutti i giorni. Ce lo vogliamo dire che la "competitività" - quando la competizione è selvaggia, come oggi, senza regole - non può selezionare i migliori, ma solo e inevitabilmente quelli che operano con meno scrupoli? Nel "mercato", che a noi ci viene lasciato immaginare come tanti piccoli soggetti industriosi, prevale lo strapotere delle multinazionali. Fatto di oligopolio e monopolio. Potere enorme di condizionamento. Fatto anche di malavita organizzata, che è una multinazionale, pure lei. Lasciar fare a questo mercato, non può garantire una maggior soddisfazione alla comunità. Togliere i vincoli e i controlli e le alternative, seleziona i peggiori. Rende più forti e potenti i prepotenti senza scrupoli, quelli che sfruttano più gravemente il lavoro e l'ambiente, là dove è possibile, la dove conviene (a loro, non a noi). 

Ma anche quelli disposti a sofisticare le merci. Leggete, per cortesia, il libro di Peppe Ruggero "L'ULTIMA CENA a tavola con i Boss", per capire cosa probabilmente ognuno di noi ha mangiato, negli ultimi anni. Assicuratevi però, prima di iniziare a leggere, di avere sufficiente stomaco. Se mafia, camorra ndrangheta, sacra corona unita e quant'altro si sono potute infiltrare a pieno titolo nelle istituzioni capitalistiche, è perché le leggi non stanno più dalla parte dei cittadini. Rendono difficili i controlli, inefficaci i processi, ridicole le pene. Senza contare che, fino a quando ci sarà disoccupazione e sfruttamento del poco lavoro rimasto, la forza di reclutamento della mala vita organizzata sarà irresistibile per lo stato di bisogno di troppe persone.

Abbiamo messo tanta carne al fuoco. Facciamo ordine e riepiloghiamo. 

Dare a chi ha meno innalza il benessere collettivo.

La solidarietà ci fa sentire meglio.

La ricchezza vera si produce con il lavoro.

Le persone che lavorano sono troppo poche.

Le multinazionali espropriano parte importante del valore creato dal lavoro.

I prodotti che consumiamo fanno pena, impoveriscono il paese, ammazzano la piccola e media impresa. 

La soluzione è a portata di mano: diamo a chi ha di meno e, allo stesso tempo, facciamo lavorare più persone, mandando a quel paese le multinazionali.

In una società a misura d'uomo bisogna riconoscere e assicurare i seguenti diritti, facendo in modo che le Istituzioni pubbliche siano messe in condizione di indirizzare a tali fini la distribuzione delle risorse finanziarie (ci sono).

1) Un reddito minimo garantito a chiunque non possa, anche transitoriamente, lavorare per mantenersi. Sulla misura ci riflettiamo a parte. Questa scelta assicura il bisogno di tutti noi di poter godere appieno di sane, equilibrate e "giuste" relazioni sociali. Garantisce una buona circolazione della moneta, contribuendo alla crescita economica. Consente la soddisfazione "ottimale" del benessere complessivo della comunità, grazie all'applicazione della teoria dell'utilità marginale.

2) Un lavoro dignitoso a chiunque sia in grado di svolgerlo, garantendo che sia remunerato adeguatamente. Recuperiamo il potere delle macchine di consegnarci più tempo libero, ma mettiamolo a disposizione di tutti, non possiamo riconoscerlo a pochi (non sono i più capaci). Un solo stipendio deve essere adeguato a garantire il mantenimento a tutta la famiglia di una esistenza libera e dignitosa. Ho personalmente concesso a mia moglie il privilegio di lavorare lei. Oggi sono sostanzialmente mantenuto. Ognuno scelga come vuole. E' con il lavoro che si crea ricchezza. E' compito dello Stato garantire che la ricchezza creata sia utilizzata nell'interesse di tutti e non di pochi. Non si può lasciare al mercato il potere di scegliere. Il mercato è fatto da potenti oligopoli e monopoli che vanno sterilizzati. Lo Stato deve fare in modo che le risorse finanziarie necessarie a creare lavoro vadano alla piccola e media impresa locale, perché quella non ha bisogno di ingannarci con la pubblicità, e sa che il discount è nemico nostro quanto loro. Ci evita due forme di schiavitù. Finché è piccola e locale, non avrà mai il potere di espropriare il valore prodotto dal sudore della fronte. sarà comunque più facile controllarlo.

3) Personalmente, sono favorevole  a riconoscere il diritto di non lavorare. Naturalmente con condizioni non certo troppo incentivanti. Penso che la pigrizia sia una tentazione forte. Discutiamone.

Ecco, si, bella ma.. dove prendere le risorse?

Scusate, avete ragione: abbiamo sempre rimandato il punto delle risorse finanziarie, è vero, affrontiamolo ora.

Partendo però da una importante consapevolezza: la vera ricchezza non è nei soldi. La ricchezza che soddisfa i nostri bisogni è quella che si genera con il sudore della fronte e con l'organizzazione del lavoro nell'impresa. 

Lavoro e impresa creano beni materiali e servizi utili. 

Beni reali e servizi utili soddisfano i nostri bisogni.

LAVORO E IMPRESA CREANO LA RICCHEZZA.

Allora le risorse finanziarie a che servono? 

Iniziamo con il dire che le risorse finanziarie, (che a noi fanno credere che siano finite) sono il bene più abbondante e a buon mercato che esista. Produrre moneta non costa quasi nulla. Il costo delle moderne banconote di carta e ancor più quello della moneta elettronica (numeri sui computer) è pressoché irrilevante. 

Il sistema finanziario è diventato sempre più autonomo, privato ed internazionale, sottratto al controllo degli Stati e delle Istituzioni. Crea quotidianamente valanghe di risorse finanziarie. Lasciato fare, le indirizza a proprio uso e consumo. E' così reso più agevole e meno percepibile il modo in cui pochi si appropriano della ricchezza prodotta faticosamente da molti, condannati da questo sistema a vivere sempre peggio. 

Per chi vuole approfondire, può seguire il Libro online, il Tallone D'Achille. E' scritto per descrivere dettagliatamente questo sistema.

Le risorse finanziarie servono a far circolare adeguatamente e con facilità la vera ricchezza, fatta di beni reali. Servono a rendere più facile la distribuzione dei beni e dei sevizi. Consentono anche un livello enorme di accumulazione che sfugge alla nostra percezione. Chi ne ha tanta, non ha bisogno di magazzini immensi, ma solo di un conto in banca. Nei paradisi fiscali è meglio.

Eppure, la moneta, anche se non costa nulla produrla, ha un potere enorme poco riconosciuto, poco apprezzato, per nulla discusso.

Messa nelle tasche giuste al momento giusto, la moneta rende possibile mobilitare le risorse reali non utilizzate: 

- il lavoro dei disoccupati;
- il potenziale delle imprese sottoutilizzato;
- le idee imprenditoriali non realizzate.

Messe in moto, sappiamo che queste creano la vera ricchezza, che poi può essere distribuita.

Senza risorse finanziarie, le condanniamo a deperire. Cose, idee, persone.

Finanziare la produzione di beni reali e servizi utili è l'unico modo di agevolare un diverso, crescente benessere delle comunità.


Il sistema finanziario, che è la moderna evoluzione delle multinazionali, cresciuto negli ultimi decenni, divenuto immensamente più grande e più potente degli Stati e delle Istituzioni internazionali, ha interessi opposti al benessere della collettività.


Che dite, non sarà venuta l'ora che ce lo riprendiamo, e lo assoggettiamo all'interesse pubblico ?

Questa è l'unica vera rivoluzione che dobbiamo desiderare, coltivare, favorire. L'unica proposta politica che consente una società etica: quella dove i conflitti, che esistono e sono inevitabili, siano risolti con la forza della legge e della giustizia, non quella delle armi.

11 commenti:

  1. Per poter ricostituire una società degna di tale nome sicuramente le analisi e le soluzioni sono ottime e come tali perfettibili.
    Il problema sta nel creare le condizioni che rendano possibile che ciò avvenga.
    Se non si istituiscono delle regole e delle sanzioni da espiare in pubblico per gli addetti ai lavori come potrebbe essere l'obbligo ad espiare la condanna a pulire le strade per tutta la durata della pena, dubito che che sarà possibile trovare spazio per intraprendere le soluzioni illustrate.
    E chiunque osi presentarle in parlamento verrà tacciato di fascismo, comunismo, nazionalismo, antieuropeismo, boicottatore della democrazia e subirà il linciaggio dei mass media.
    Tanto è vero che tutte le leggi che sono state emanate in nome di un riformismo altro non sono state che una lotizzazione diretta o indiretta da parte del sistema finanziario.
    Se si analizzasse il rendimento del lavoro VERO questo è quasi azzerato.
    Molte leggi istituite sotto il nome di riforme sono di fatto il vero cancro dell'economia.
    Restiamo in attesa e vedremo dove porterà questa tempesta che non è azzardato definire "la terza guerra mondiale".
    Solitamente vincono i buoni, ma a quale prezzo ????

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    1. la situazione è molto fluida, Luigi
      si può provare a spingere dalla parte giusta. Non c'è dubbio che la vecchia classe politica dirigente non ha alcuna intenzione di cambiare sostanzialmente le cose e al massimo propone riforme di facciata. Dobbiamo cambiare quelle perone, per intero.

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  2. ottima riflessione! l'unica cosa che non sono d'accordo è quella che le 500 euro di reddito di cittadinanza equivalgono "al diritto di non lavorare" secondo me "è diritto alla vita". il reddito di cittadinanza,come ci ha insegnato Auriti, non è un assistenzialismo, ma una vera ricchezza di un paese, solo il fatto che vivi hai bisogno di beni e servizi che altri producono e con il tuo reddito di cittadinanza ci acquisti quello che ti serve creando una legge di mercato giusta e sopratutto elimini la corruzione dalla base. con queste basi, l'economista politico dovrà mantenere il potere d'acquisto della moneta con delle leggi che tutelano il paese. le aziende che producono beni pubblici dovranno essere sotto il controllo pubblico.

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  3. Andrea, costa 2-300 miliardi dare 500 euro al mese ad ogni cittadino.
    Stamparli non costa nulla, ma se non si producono, attraverso il lavoro e la sua organizzazione, nuovi beni e servizi, con quei soldi non è che ci si diventa più ricchi..

    In questo senso penso che lo Stato deve garantire che tutti quelli che possono e che sono disponibili a lavorare abbiano un reddito sufficiente a garantire l'esistenza libera e dignitosa alla famiglia.

    Chi non è in condizione di lavorare deve essere messo in condizione di vivere, anche lui dignitosamente.

    A chi ha la possibilità, ma sceglie di non lavorare, si può garantire il minimo necessario : 500 euro al mese. Non credo di più.

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  4. sono io il primo a dire che la cifra non deve superare il necessario per vivere, ma ritengo che sia molto importante far capire alla gente cos'è la moneta(misura del valore e valore della misura) e chi gli da il valore ( il popolo per convenzione). una volta fatto capire questo ai cittadini, diventano automaticamente padroni del proprio stato e si responsabilizza la persona. non riesco ad immaginare come fa ad aumentare l'inflazione se la moneta viene immessa nel circuito economico tramite il reddito di cittandinanza(magari abbinato al piano di lavoro garantito). questo denaro farà avviare un circuito economico che premierà i più bravi a produrre, quindi quel denarò arricchirà chi sa produrre la qualità al minor costo, premiando i più bravi... perchè non può funzionare?

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    1. che il mercato sia in grado di selezionare i più bravi è quello che sostengono i neoliberisti.. ci chiedono di lasciarli fare, e loro, in cambio, ci renderanno tutti ricchi e contenti. Da qualche decennio, li abbiamo lasciati fare, e sinceramente mi sembra che non siano stati premiati i migliori... quello che vedo è che stiamo diventando tutti più poveri e infelici, mentre pochi furbi diventano ricchi, potenti e prepotenti.

      Quanto all'inflazione, c'è un equilibrio sostanziale fra quantità di moneta in circolazione e beni reali o servizi o beni d'investimento che si possono acquistare.

      se mettiamo in tasca ai consumatori altri soldi senza che - nello stesso tempo - qualcuno produca nuovi beni reali e servizi da acquistare, si altera l'equilibrio e non può che aumentare l'inflazione al consumo. In particolare oggi, visto che chi fa i prezzi opera in regime di oligopolio o monopolio, quindi può alzare i prezzi a piacimento, senza paura di attirare la concorrenza. Appena si rende conto che i consumatori hanno più soldi in tasca, alza i prezzi e quei soldi finiscono nelle sue tasche, mentre noi abbiamo sempre gli stessi beni da spartirci..

      Adam Smith era un buon liberista, ma era anche una persona onesta, ed ha sempre avvisato che la "mano invisibile" del mercato può funzionare solo in regime di concorrenza perfetta. Siamo lontani anni luce da quel regime... siamo nelle mani delle multinazionali...

      oggi non vediamo inflazione nonostante i tanti soldi creati dal sistema finanziario perché quei soldi vanno ad alimentare bolle speculative, e non finiscono certo nelle tasche di chi li spenderebbe al mercato.. se non in misura troppo marginale. Quello che aumenta, oggi, non può essere l'inflazione al consumo perché i soldi non vanno ai consumatori. Aumenta l'inflazione dei valori patrimoniali sui mercati finanziari : asset inflation. Non se ne parla, ma qualcuno ci gode

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  5. come può essere un mercato libero che premia la meritocrazia quando l'emissione monetaria viene emessa a debito con un costo del denaro che aumenta esponenzialmente con l'effetto dell'anatocismo?!?!?
    sono sempre più convinto che le spinte inflazionistiche sono dovute a delle decisione della politica o sistema bancario quando decidono di finanziare in maniera massiccia un settore, e di conseguenza gli operatori si possono permettere di aumentare i prezzi.... se viene distribuito il denaro, in piccole quantità, pari alla sopravvivenza, come fa ad aumentare l'iflazione? il fornaio non potrà aumentare il pane perchè se lo aumenta ci saranno altri che vorranno guadagnare con il pane e nasce la concorrenza, è chiaro che se ci sarà solo un fornaio per 10000 persone, si approfittera della clientela!!!
    a mio avviso il reddito di cittadinanza potrebbe essere abbinato al PLG.
    la cosa che ritengo più importante è quella di far capire alle persone cos'è la moneta, chi gli da il valore, così il popolo diventa il vero proprietario del suo stato e non suddito.
    il reddito di cittadinanza senza creare questa consapevolezza diventa un assistenzialismo che potrebbe disincentivare il lavoro, ma con una giusta informazione potrebbe incentivare il lavoro fatto con passione e non un lavoro fatto con sacrificio

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  6. Si, Andrea, ci vuole una diversa e diffusa consapevolezza su cosa sia la moneta, come può e deve essere usata correttamente. Senza demonizzare lo strumento e senza sognare mondi ideali.

    Quanto al programma di lavoro garantito, sarebbe bene precisare cosa si intende, perché c'è un po' di confusione.

    Io faccio una certa differenza fra un lavoro pieno, ben pagato, ed un lavoro marginale, soprattutto ora che di lavoro ne manca troppo e non è possibile pensare che il sistema privato, da solo, sia in grado di colmare la lacuna in tempi ragionevoli.

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    1. se la moneta nasce con il debito, cioè nasce con l'emissione del TDS, è la moneta del "diavolo" e va demonizzata, lo sai meglio di me che quel debito è impagabile..

      se la moneta nasce senza debito, di proprietà del popolo, ogni cittadino è proprietario della sua parte di denaro messa in circolazione( il cittadino deve sapere come sono stati spesi i suoi soldi all'atto dell'emissione e non il debito che ha ), questa è la moneta del "Signore", quel Dio che è dentro ognuno di noi!
      dal mio punto di vista questo genere di moneta acquista un valore infinito, perchè come base da misurare c'è la vita dell'uomo!
      poi se vogliamo creare dei TDS , come strumento finanziario per raccogliere liquidità in eccesso potrebbe andar bene...

      una volta accettata questa base monetaria, il come dovrà essere spesa e gestita si valuterà anno x anno

      da quello che ho capito sul PLG, dovrebbe servire per coprire i piccoli lavori e servizi che un comune ha bisogno usando i disoccupati.
      per quando riguarda la grande impresa, energia, telecomunicazioni, acqua, tutti i servizi di prima necessità, dovrebbero tornare in mano al pubblico perchè ritengo inaccettabile che un'azienda come la FIAT o le coop prendono tanti soldi a fondo perduto e rimangono in mano a privati.

      comunque non mi sembra che ora ci siano questi problemi da affrontare, visto che è stato rieletto Napolitano come presidente della repubblica delle banane!!

      quanto tempo servirà al popolo Italiano per svegliarsi da questo incubo?!?!?

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    2. il tempo necessario a capire come funzionano le cose... e come potrebbero funzionare diversamente..

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  7. - l'assegno di cittadinanza deve essere dato a tutti i residenti anche extracomunitari - sostituirà tutti gli attuali assegni di sussistenza - ma dovrà essere subordinato alla formazione per l'inserimento al mondo del lavoro, anche autonomo o d'impresa
    - il minimo garantito e la retribuzione adeguata dovranno essere inseriti nel contratto unico di lavoro che dovrebbe sostituire tutti gli attuali contratti di lavoro
    claudiofogazza@yahoo.it

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